Il CommentoFisco e contabilità

Si gioca in provincia la sfida di un Pnrr che unisca il paese

di Michele de Pascale (*)

Entro la fine di quest’anno Province, Comuni e Città metropolitane riceveranno grazie al Pnrr 43 miliardi di euro. Gli enti locali, i Comuni per primi, avranno la responsabilità e l’onore di accogliere e portare a termine la sfida straordinaria di costruire per le generazioni future un nuovo modello di sviluppo capace di dare vita a una crescita economica robusta, sostenibile e inclusiva. L’obiettivo prioritario che l’Italia deve raggiungere è di ridurre, fino ad azzerare, i divari economici, sociali, culturali, territoriali per superare quelle frammentazioni che rendono il Paese ancora troppo fragile.

Per questo quando ci confrontiamo sul Pnrr, non dobbiamo fermarci a guardare quello che stiamo realizzando dal 2021 al 2026, ma dobbiamo provare a immaginare come sarà l’Italia dal 2026. Quali nuove opere avremo realizzato, quali criticità avremo risolto, come sarà la Pa, che livello di mobilità saremo in grado di offrire. Nei prossimi mesi abbiamo questo dovere: di riuscire a disegnare uno scenario chiaro, che tracci l’impatto degli investimenti sulle città, nelle Province, sui territori, perché le politiche economiche dei prossimi anni vannno costruite intorno a questo quadro. Se il Pnrr andrà a consolidare lo sviluppo delle aree già forti, se non ridurrà le diseguaglianze, fallito.

Il 13 le il 14 luglio tutte le Province italiane si incontreranno a Ravenna, in un’Assemblea nazionale cui parteciperanno Governo, Regioni e Sindaci, e in cui discuteremo dell’agenda politica per costruire nuova una visione del Paese che cresce nelle Province e nelle comunità locali. Un Paese più equilibrato, che consenta, ovunque si viva, di avere accesso alle stesse opportunità, che garantisca la stessa qualità della vita e che richiuda i divari che non sono solo tra Nord e Sud ma anche tra i centri maggiori e le zone periferiche, tra chi abita nelle aree interne, nelle isole, sulle montagne e chi nelle grandi città. Un Paese moderno, che accolga la digitalizzazione come un vantaggio e consideri la cultura come una leva strategica. Un Paese che raccolga dai giovani il dovere di considerare preziosi i temi dell’ecologia.

La sfida è riuscire a creare luoghi della cultura che offrano a ragazzi e ragazze la possibilità di restare agganciati ai bisogni delle comunità, di formarsi in professionalità legate al mondo imprenditoriale, di essere preparati ad affrontare una società in cui le capacità digitali sono indispensabili. Dobbiamo avere la presunzione di riuscire finalmente ad assicurare alle scuole che siano luoghi e strumenti per crescere, formarsi, costruire una coscienza civica e acquisire le capacità necessarie a competere. Dobbiamo migliorare l'accesso alla Pa, rendendola un luogo attrattivo per i talenti; semplificarne le procedure per rendere più facile il rapporto con i cittadini e le imprese; innovare l’organizzazione, investendo sulla formazione dei dipendenti pubblici; raggiungere una completa digitalizzazione ancora molto lontana negli uffici pubblici; velocizzarne la tempistica che oggi non ci consente di cogliere a pieno le opportunità Ue. Serve più ambizione nella semplificazione di norme e procedure. Grazie al Pnrr si stanno costruendo nuovi metodi di collaborazione tra il Governo e istituzioni locali: anche questa deve diventare una delle eredità che il Piano lascia al Paese. Perché il lavoro di concertazione, di collaborazione che abbiamo adottato in questi mesi può e deve diventare la prassi normale di un Paese che definisce le proprie scelte politiche insieme.