Stabilizzazione dei tecnici precari per frenare la fuga dal Pnrr
Dal 2027 assunzione con colloquio per gli esperti nella gestione del Piano
Per i tecnici chiamati dal governo all’attuazione e al monitoraggio del Pnrr il contratto a termine previsto dal decreto sul reclutamento dello scorso anno sarà la prima tappa verso l’assunzione stabile nei ministeri.
La stabilizzazione preventiva di questo personale, prevista come anticipato ieri dal Sole 24 Ore negli emendamenti concordati fra governo e senatori al decreto Aiuti-bis, cambia drasticamente le prospettive. E nei fatti viene incontro alle esigenze sollevate da una selezione che ha dovuto affrontare parecchie rinunce da parte dei vincitori. Lo aveva spiegato lo stesso ministro dell’Economia Daniele Franco: nell’audizione del 23 febbraio sul Pnrr aveva raccontato delle «diverse defezioni» che avevano fatto sfumare quasi il 25% dei contratti. Cade invece in extremis la proroga automatica dei direttori generali nelle sedi territoriali delle amministrazioni «preposte alla gestione e attuazione degli interventi» del Pnrr. Un altro emendamento arrivato al rettilineo finale verso l’approvazione prevedeva la proroga automatica fino al 31 dicembre 2023 per i contratti in scadenza quest’anno. L’idea ha però acceso una discussione fitta. Prima si è ipotizzato di far terminare la proroga al 30 giugno, poi il tentativo è caduto e l’emendamento si è trasformato in un ordine del giorno: documento che vale poco in tempi normali, e ha un significato ancora più leggero a 11 giorni dalle elezioni politiche.
Il traffico dei correttivi che circondano la gestione del personale Pnrr mostra però che, nonostante il cambio di rotta drastico impresso nell’ultimo anno alle regole sul pubblico impiego, la ricerca di profili qualificati da impiegare nella Pa rimane uno snodo critico; cruciale per aumentare le possibilità di attuazione effettiva del Pnrr soprattutto ora che gli obiettivi risolti con l’approvazione di leggi e decreti cedono progressivamente il passo a quelli legati alla realizzazione concreta degli interventi.
La stabilizzazione preventiva riguarda il cuore della macchina amministrativa del Pnrr, quel contingente di 500 «profili professionali economico, giuridico, informatico, statistico-matematico, ingegneristico, ingegneristico gestionale» chiamati a realizzare nei ministeri le «attività di coordinamento istituzionale, gestione, attuazione, monitoraggio e controllo» indicate dalle norme sulla governance del Piano. Per loro si prevedeva fin qui la possibilità, lasciata alla scelta delle singole amministrazioni, di introdurre una riserva fino al 50% dei posti nei concorsi futuri. La nuova regola ne prospetta invece la più classica delle stabilizzazioni dal 2027, al termine del Piano, con colloquio e «valutazione positiva» dell’attività svolta fin lì.
Ma il problema è generalizzato. E in termini brutali si può riassumere nel contrasto fra le qualifiche richieste e le prospettive offerte, che sul piano economico si riducono a uno stipendio base da 23.299,78 euro lordi all’anno (1.792 euro al mese: Area III, posizione F1 dei ministeri). Per le professionalità solide, non è difficile trovare nel privato percorsi più promettenti. Nasce da qui l’area delle «elevate professionalità», costruita nell’ultimo contratto degli statali con una promessa retributiva fra i 50mila e i 70mila euro all’anno. È pensata come la destinazione futura dei tecnici del Pnrr: e la stabilizzazione rende più sicuro il viaggio.