Appalti

Sul Recovery fund il nodo qualificazione per le stazioni appaltanti: il 41% è a rischio stop

Il contatore dei progetti sul Regis è salito a 198mila: 80mila sono in fase di gara

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di Carlo Altomonte*, Giovanni Valotti* e Veronica Vecchi*

Al fine di avere un quadro aggiornato sullo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con il Pnrr Lab di Sda Bocconi abbiamo analizzato gli ultimi dati messi a disposizione dalla Ragioneria generale dello Stato sul sito di Italia Domani. I risultati, presentati negli scorsi giorni a Roma a imprese e interlocutori di Governo, e pubblicamente disponibili sul sito del Lab, dettagliano un totale di circa 198mila progetti inseriti sulla piattaforma Regis (la piattaforma ufficiale di rendicontazione dei fondi Pnrr) ad aprile 2023, per un finanziamento complessivo di 152,2 miliardi di euro, di cui 106,1 miliardi direttamente legati a fondi europei. Di questi, circa 80mila progetti risultano validati, ossia hanno superato i controlli formali e amministrativi, e sono dunque in fase di gara (già assegnata, o in corso di assegnazione), per un totale di 86,3 miliardi di finanziamento, di cui 61,7 miliardi direttamente riconducibili al Pnrr. A livello nazionale Regis copre dunque circa il 55% dei fondi totali Pnrr, con un tasso di "attivazione" (allocato/validato) pari a circa il 58%. Si tratta sicuramente di una sottostima del totale dei fondi effettivamente attivati, perché non tutti i soggetti titolari sono al momento ricompresi all'interno di Regis (per esempio gli investimenti legati all'alta velocità ferroviaria).

Per quanto riguarda i progetti in capo ai Comuni, che rappresentano uno degli snodi critici dell'attuazione del Piano, al momento sono presenti in Regis dati per 37,9 miliardi di fondi allocati, di cui 14,3 miliardi risultano validati, con un tasso di attivazione del 37,7%, non sorprendentemente inferiore alla media nazionale, ma distribuito in maniera abbastanza omogenea sul territorio nazionale.Guardando ai bandi di gara attivati nel periodo 2020-2023 (I semestre), le gare Pnrr ammontano a circa 37 miliardi, il che equivale al 5% delle gare a livello nazionale e il 10% per il solo 2022. I dati confermano anche che soluzioni di PPP/Concessione, oggi agevolati dal nuovo Codice dei contratti pubblici, consentirebbero di accelerare i tempi di realizzazione (fino al 10% in meno rispetto all'appalto), di ridurre il rischio di aumento dei costi e in generale di interiorizzare anche la dimensione gestionale dei progetti di investimento. Tuttavia tali soluzioni rappresentano ancora una frazione molto piccola delle gare Pnrr, pari al 3,7% contro una media nazionale sul totale delle gare di circa il 10%.

A pochi giorni dall'entrata in vigore del nuovo Codice il dato tuttavia più preoccupante riguarda la qualificazione delle stazioni appaltanti. Considerando le circa 6mila amministrazioni e aziende che hanno bandito almeno una gara Pnrr, il 41% sembra non raggiungere il livello più basso L3 (per interventi da 0,5 a 1 milione); il 69% il livello L2 (per interventi da 1 a 5 milioni) e il 72% il livello L1 (per interventi superiori a 5 milioni). Per ottenere la qualificazione, 40 punti derivano dalle competenze dei dipendenti e dalla formazione. Da alcune stime del Pnrr Lab si evince che le Pa qualificate L1 in media totalizzano solo il 50% dei punti per le competenze e solo il 25% per la formazione (si veda grafico). Quelle qualificate L2, livello necessario per bandire la maggior parte delle gare, anche non Pnrr, totalizzano in media 12 punti su 40. In questo contesto risulta urgente un investimento sulla formazione, che non deve guardare però solo ai temi giuridico-amministrativi legati alla gara, ma a tutto il ciclo di vita degli investimenti, al fine di rafforzare la qualità e dei progetti.

Inoltre un investimento formativo dedicato dovrebbe riguardare le organizzazioni intermedie chiamate a supportare le amministrazioni più piccole, affinché possano giocare un ruolo non solo formale ma anche sostanziale nella gestione dei progetti di investimento. Il rafforzamento delle competenze, la creazione di una coorte di manager degli investimenti pubblici e di un sistema di organizzazioni specializzato appare dunque un obiettivo che non può essere più rimandato, in generale per tutto il tema degli investimenti pubblici nel Paese.Legato a questo, interessanti novità si hanno relativamente al permitting ambientale: i dati sulla Via presenti sui portali nazionale e regionali evidenziano una riduzione della durata media dei procedimenti (-56% tra il 2021 e il 2022 a livello nazionale) e un miglioramento dell'efficienza. Si riscontrano, tuttavia, una grande variabilità a livello regionale (per esempio la variazione percentuale del tempo medio della Via negli ultimi due trienni è uguale al -71% e al +5% rispettivamente per la regione più e meno performante), una difficoltà a rispettare i termini normativi minimi e un aumento degli accoglimenti con prescrizioni (+29% in media nel triennio 2021-2023 a livello regionale), comportando una potenziale dilatazione dei tempi date le modifiche progettuali da apportare. Anche su queste materie sembra opportuno un ulteriore passaggio di armonizzazione delle pratiche esistenti.
(*) Pnrr Lab – SDA Bocconi

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