Fisco e contabilità

Sull’Imu sconto impossibile per l’addebito sul conto

L'agevolazione del 20% non è applicabile quando si versa con F24 o PagoPa

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di Pasquale Mirto

Gli enti territoriali possono stabilire una riduzione fino al 20 per cento delle aliquote e delle tariffe delle proprie entrate tributarie e patrimoniali, applicabile a condizione che il soggetto passivo obbligato provveda ad adempiere mediante autorizzazione permanente all’addebito diretto del pagamento su conto corrente bancario o postale.

È quanto previsto dall'articolo 118-ter introdotto in sede di conversione in legge del decreto legge 34/2020.

La norma, che attribuisce ai Comuni una mera possibilità e non un obbligo, potrebbe trovare già applicazione da quest’anno, posto che il Comune può modificare i propri regolamenti e le delibere tributarie entro il prossimo 30 settembre.

Si tratta di uno “sconto” pensato per garantire un più ordinato sistema di incasso delle entrate locali, anche se l’addebito in conto corrente, normalmente utilizzato per le rette scolastiche, ma anche per la Tari, presenta anch’esso delle complicazioni gestionali, in particolare nei casi in cui il conto dell’utente è a zero.

La normativa si riferisce genericamente a tutte le entrate, patrimoniali e tributarie. Ma il suo concreto utilizzo dipende dalle modalità di versamento previste dalle varie disposizioni specifiche e dal tipo di pagamento, che ovviamente deve essere ricorrente.

Lo sconto non potrà trovare applicazione per l’Imu, perché la normativa prevede un’unica modalità di versamento, ovvero l’uso esclusivo del modello F/24.

In futuro sarà possibile pagare l’Imu anche mediante il sistema PagoPa, ma occorre aspettare l’emanazione di un decreto ministeriale, che doveva essere adottato entro il 30 giugno scorso e che ad oggi non è però ancora stato emanato. Peraltro, il decreto semplificazioni appena convertito definitivamente in legge dal Parlamento ha spostato l’obbligo di utilizzo del sistema PagoPa dal 30 giugno 2020 al 28 febbraio 2021.

Va tuttavia osservato, che la nuova riduzione per i pagamenti con addebito in conto corrente va nel senso opposto all’obbligo di far effettuare i pagamenti verso la Pubblica amministrazione esclusivamente tramite PagoPa

Ad oggi, ma fintanto che non vi sarà l’obbligo di utilizzare PagoPa, lo sconto potrebbe essere concesso per la Tari, magari in misura inferiore al limite massimo del 20% previsto dalla norma; si pensi alle utenze di grandi dimensioni, dove lo sconto potrebbe tranquillamente superare le decine di migliaia di euro.

Inoltre, con riferimento alla Tari si presentano seri nodi interpretativi, perché occorre capire se la riduzione concessa rientra tra quelle riduzioni generiche/atipiche che devono essere finanziate dal bilancio comunale, oppure se può essere considerata come un «onere» della riscossione, da inserire nel Piano economico finanziario e quindi da porre a carico di tutti gli altri contribuenti.

Altre entrate tributarie ricorrenti possono essere l’imposta di pubblicità permanente e la Tosap permanente. Si tratta di entrate che oggi possono essere riscosse tramite F/24, ma che molti Comuni hanno già reindirizzato verso il sistema PagoPa.

Tuttavia, appare poco razionale usare, per i tributi minori, addebiti in conto corrente per gli importi ricorrenti, e pagamenti tramite PagoPa, per quelli non ricorrenti, come a pubblicità e le occupazioni temporanee, anche considerando che forse dall’anno prossimo questi tributi saranno sostituiti dal canone unico patrimoniale e dal canone mercatale.

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