Superbonus, Nomisma: dai 38,7 miliardi investiti ritorno economico da 124,8 miliardi
Studio commissionato da Ance Emilia. «Misura costosa, ma imprescindibile per la transizione». Sabatini (Abi): 16 correzioni in due anni, ora serve certezza
La misura è costosa, visto che sono già stati spesi 38,7 miliardi, ma genera ritorni economici molto superiori alla spesa, con un valore calcolato in 124,8 miliardi di euro (cioè il 7,5% del Pil). Sono i risultati a cui è arrivata Nomisma, chiamata da Ance Emilia Area Centro a valutare l'impatto sociale e ambientale del Superbonus 110%. L'analisi di Nomisma non nasconde che nonostante l'ingente spesa la misura sia servita a riqualificare soltanto lo 0,5% del parco edilizio nazionale, venendo utilizzata soprattutto «dai ceti medio-alti dell'Italia centro-settentrionale, generando un aumento di valore immobiliare a chi già ne disponeva». Eppure i benefici sarebbero tali da rendere questa misura «uno strumento imprescindibile per trainare il Paese verso una sana e completa transizione ecologica».
Innanzitutto, segnala Nomisma, i 38,7 miliardi finora investiti dallo Stato hanno generato un valore economico pari a 124,8 miliardi, tra maggiore produzione semilavorati e prodotti intermedi (di 56,1 miliardi), maggiore produzione delle costruzioni (25,3 miliardi) e maggiore produzione indotta dalla spesa in consumi generata dall'aumento dei redditi da lavoro (valore indotto di 43,4 miliardi). «È evidente che questa misura abbia delle pecche, avendo infatti subito nei suoi soli 24 mesi di vita ben 16 aggiustamenti - ha sottolineato Marco Marcatili, Responsabile Sviluppo di Nomisma -, ma è bene considerare anche come essa abbia contribuito a generare valore e benefici sia sui singoli sia per l'intera comunità. L'analisi effettuata mette in evidenza che a fronte di alti costi di realizzazione, il Superbonus 110% ha fatto emergere una domanda strutturale che andrà a beneficio di tutti, soprattutto delle generazioni future che potranno godere di immobili riqualificati, dalla vita più lunga e, inoltre, ecologica».
Tutt'altro che trascurabile anche il risparmio annuo di cui dovrebbero godere i beneficiari del Superbonus che Nomisma valuta in 500 euro di minore spesa per la bolletta energetica. L'analisi segnala inoltre che la riqualificazione effettuata sui 147.242 cantieri già conclusi ha consentito un incremento del valore immobiliare di almeno 4,8 miliardi, nell'ipotesi (non lontana dal vero) in cui tutte le unità immobiliari riqualificate partissero dalle classi energetiche inferiori. Importanti anche i dati relativi all'impatto sul mondo del lavoro. Secondo Nomisma i 38,7 miliardi investiti hanno comportato un aumento di occupati pari a 410 mila unità nel settore delle costruzioni, mentre nei settori collegati si è visto un aumento di 224 mila unità, per un totale di 634 mila occupati in più. «Non può esistere un piano di transizione ecologica senza il Superbonus - ha sottolineato il presidente di Ance Emilia, Leonardo Fornaciari -. Se la misura non verrà resa strutturale, non raggiungeremo gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 e al 2050 e non saremo in grado di rispettare gli impegni assunti in Europa. Oggi, questo processo è bloccato ed è prioritario ed urgente riavviarlo subito, rimettendo in moto il mercato delle cessioni dei crediti. Le nostre imprese - ha concluso - non possono più aspettare».
Sabatini (Abi): correzione Dl Aiuti sia definitiva, serve certezza del diritto
Certezza normativa: secondo il direttore generale dell'Associazione bancaria italiana (Abi) Giovanni Sabatini è questa la priorità per far funzionare il Superbonus dopo l'ultimo intervento in corso di approvazione definitiva con il decreto Aiuti. «Abbiamo contato 16 interventi normativi in due anni - ha detto Sabatini, partecipando al convegno promosso da Ance Emilia per presentare lo studio Nomisma -. Senza certezza normativa, non solo le banche, ma tutti gli operatori non possono muoversi in modo efficiente». Riguardo alle correzioni apportate dal decreto Aiuti, Sabatini non ha nascosto che «invece di ampliare la platea dei soggetti» cui è possibile cedere il credito fiscale maturato con il Superbonus «sarebbe stato meglio» potenziare le «modalità di compensazione dei crediti». In ogni caso, ha concluso, «speriamo che quest'ultimo intervento sia quello definitivo: la misura ha dato risultati importanti e ora abbiamo bisogno di poter contare sulla certezza del diritto».
Da parte sua , il vicepresidente per Credito, Finanza e Fisco di Confindustria, Emanuele Orsini, ha sostenuto la necessità di sostenere l'efficientamento degli immobili di impresa. «Nel pieno della crisi energetica che stiamo vivendo, la rigenerazione urbana e l'efficientamento energetico dovrebbero rappresentare validi strumenti di azione -ha detto Orsini -. Si dovrebbe, quindi, ragionare su un apposito asset di incentivi destinati alle imprese per interventi sui propri immobili che possano sostenere le imprese nella sfida della transizione energetica, riducendo i rischi di una marcata dipendenza dall'estero ed evitando nuovo consumo di suolo».