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Turn over a due velocità nelle università

<span class="argomento"/>Il ministero ha distribuito 1.869,16 spazi di manovra per le assunzioni sulla base delle uscite del 2021: alcuni atenei superano ampiamente il 100% mentre altri restano sotto.

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di Alessandro Perfetto

Il 19 ottobre il Mur ha pubblicato il decreto ministeriale n. 1106/2022 che ha attribuito le facoltà assunzionali a disposizione di ogni ateneo per l’anno 2022. Il modello è quello dei «punti organico», unità di misura standard in uso già da tempo per la semplificazione del sistema del turn over: il punto organico rappresenta infatti il valore medio del costo attribuito al professore di I fascia e funge come parametro di riferimento per graduare il costo delle altre figure, sia di personale docente che di personale tecnico amministrativo.

Dopo un lungo periodo di contingentamento delle risorse per turn over (che ha visto toccare la punta minima del 20% nel 2013), a decorrere dal 2018 il sistema universitario può fare affidamento ogni anno sul reintegro del 100% delle cessazioni avvenute nell’anno precedente. Questo però solo a livello ordinamentale perché la suddivisione dell’intero contingente assunzionale (per il 2022 complessivamente 1.869,16 punti organico) tra singole università avviene secondo un meccanismo più sofisticato che differenzia gli uni dagli altri in dipendenza di determinati indicatori di bilancio.

Il metodo di calcolo

Avviene su due livelli:

1 innanzitutto è prevista una base di salvaguardia per cui a ogni ateneo viene garantita una quota di restituzione pari al 50% delle cessazioni avvenute nell’anno precedente;

2 il contingente assunzionale aggiuntivo è poi legato a due indicatori che ne attestano la sostenibilità nel tempo e che sostanzialmente si riferiscono al rapporto fra entrate e assegni fissi al personale e al livello delle spese per indebitamento.

Il risultato è che alcune università più virtuose godono di un turn over superiore al 100% mentre altre, che hanno bisogno di “raffreddare” le spese per il personale, si vedono assegnare risorse in misura inferiore rispetto alle cessazioni registrate. Il modello si basa dunque su un meccanismo con chiare ed evidenti finalità di riequilibrio; esso risponde a una logica che grossolanamente può sintetizzarsi nel concetto per cui un ateneo può aumentare il costo del personale solo se dimostra di essere in grado di poterlo sostenere finanziariamente in autonomia.

Le assegnazioni 2022

Il grafico pubblicato qui accanto, riferito alle assegnazioni 2022, mostra una forbice molto ampia fra le università con la performance migliore, che vanno abbondantemente oltre il 100%, e quelle che ottengono la minore percentuale di turn over. Negli anni passati questo fenomeno ha generato un sistema a due velocità, con atenei che hanno potuto muoversi in una logica espansiva e altri che si sono confrontate con una necessaria e dolorosa contrazione degli organici, con conseguente inevitabile ripercussione sulle proprie mission e sui servizi offerti.

A partire dall’anno in corso però questo quadro subisce un significativo mutamento grazie all’immissione di risorse straordinarie per un totale di 740 milioni di euro aggiuntivi rispetto alla normale turn over sopra descritto. Il Dm 445/2022, finanziato dalla legge di bilancio 2021, ha già assegnato alle università le risorse previste per il 2023, pari a 300 milioni di euro, e la quota per lo scorcio del 2022 pari a 75 milioni di euro. Se tutto si svolgerà secondo quanto previsto dalla legge, nel corso dei prossimi quattro anni saranno immessi nel sistema universitario all’incirca 6.500 punti organico straordinari: per rendere un’idea più del triplo del turn over ordinario di un anno intero.

La sfida futura

Lungo quest’asse si aprirà una partita importante per il futuro dell’ordinamento universitario. Se giocata virtuosamente, si potrà finalmente ridurre, non certo azzerare, il gap nei confronti dei principali sistemi europei nel rapporto studenti/personale docente, attualmente intorno a 20 contro il 12 della Germania, il 12,3 della Spagna, il 14,3 del Portogallo il 15,4 del Regno Unito e il 16,8 della Francia. L’occasione è unica per rinforzare e ringiovanire anche la dorsale tecnico amministrativa sulla quale ricade gran parte dei servizi offerti dagli atenei. È la prima volta infatti che un piano straordinario si rivolge anche a questo comparto strategico per l’efficienza complessiva del sistema.

Attualmente è vivo il dibattito nei nostri atenei circa la necessità di cogliere il momento storico per riequilibrare anche il rapporto tra personale docente e personale tecnico amministrativo. Il problema su questo versante è rappresentato dalla progressiva “disaffezione” dei migliori giovani laureati nei confronti di una prospettiva di impiego nelle università e più in generale della pubblica amministrazione. Il fenomeno, che ha ormai raggiunto livelli di guardia, è però a tal punto delicato e complesso da richiedere un focus ad hoc, magari in un’altra sede.

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