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Webuild e Fincantieri si aggiudicano la maxi diga foranea di Genova da oltre 900 milioni di euro

Al big delle costruzioni il 40% del consorzio. Nel raggruppamento vincente anche Fincosit e Sidra

di Massimo Frontera

Il raggruppamento guidato da Webuild con Fincantieri, Fincosit e Sidra si è aggiudicato il maxi appalto del valore di 928 milioni di euro per realizzare la diga foranea di Genova. Dopo che la gara lanciata dall'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale era andata deserta si è passati a una trattativa privata in cui i due gruppi hanno formulato le proprie offerte. Alla fine l'ha spuntata il consorzio guidato dal numero uno delle costruzioni in Italia, che ha superato il raggruppamento rivale guidato con il gruppo Gavio, Caltagirone, Rcm Costruzione e gli spagnoli di Acciona.

Webuild informa che partecipa al consorzio realizzatore con una quota del 40 per cento. Invece Fincantieri Infrastructure Opere Marittime partecipa al consorzio con una quota pari al 25 per cento. La nuova diga - completamente off shore - impone il superamento di notevoli difficoltà tecniche, sia perché i lavori dovranno essere portati avanti senza interrompere le attività portuali, sia perché la ripida pendenza dei fondali rendono necessario far poggiare la struttura a una profondità fino a 50 metri, la maggiore al mondo mai sperimentata per una diga foranea, sottolinea Webuild. Lo sviluppo lineare in superficie sarà invece di 6,2 km. Più esattamente il progetto prevede la realizzazione del nuovo sbarramento molto imponente a circa 450 metri oltre l'attuale diga foranea.

«Con la nuova diga viene così realizzato il più grande intervento di rinnovamento dell'area portuale ligure degli ultimi 25 anni - fa notare sempre il big delle costruzioni in un comunicato - con l'ampliamento degli spazi di transito e manovra per le navi all'interno dello scalo marittimo, così da potenziarne la capacità di accoglienza e trasformarlo in una infrastruttura in grado di accrescere la competitività del sistema ligure e dell'Italia tutta». Una volta completata, la diga consentirà l'accesso al porto di Genova di navi porta container fino a 450 metri di lunghezza, cioè lunghe il doppio di quelle che attraccano oggi al porto di Genova. Per la costruzione la stima dell'occupazione è di mille addetti, incluso l'indotto.

L'opera è finanziata con fondi Pnrr e comporta pertanto il rispetto delle scadenze per la spesa dei fondi legate al programma. Per la Fase A, attualmente finanziata, è previsto un basamento realizzato a 50 metri di profondità mediante l'impiego di 7 milioni di tonnellate di materiale roccioso, su cui verranno posizionati elementi prefabbricati in cemento armato composti da circa 100 cassoni cellulari, di dimensioni fino a 33 metri di altezza, 35 metri di larghezza e 67 metri di lunghezza, ognuno equivalente in altezza ad un palazzo di 10 piani. La nuova infrastruttura si distingue per le tecnologie innovative impiegate per la sua realizzazione e per la sostenibilità, garantita da sistemi volti a massimizzare l'economia circolare, prevedendo tra l'altro il recupero, il riutilizzo e la trasformazione degli inerti.

Il potenziamento dell'accessibilità marittima del porto di Genova reso possibile dal nuovo sbarramento dovrebbe potenziare il ruolo del sistema portuale della città nel contesto del corridoio Reno-Alpi della rete Ten-T, che da Genova arriva a Rotterdam (e di cui fa parte anche il futuro progetto Unico Terzo Valico dei Giovi-Nodo di Genova, anche questo in capo a Webuild).

La battuta d'arresto subita dalla prima gara, è stata ricordata anche dal ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, il quale si è detto comunque soddisfatto della chiusura della procedura. ««Una delle opere simbolo del Pnrr, fondamentale per lo sviluppo della città e del sistema portuale ligure - ha detto il ministro - ha subìto qualche ritardo per una procedura di gara andata deserta a causa della preoccupazione delle imprese sull'aumento del costo dei materiali. Ma questa notizia dimostra che i termini dell'appalto erano congrui e che quindi la diga si farà».

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