Progettazione

A Milano torna la Triennale, dopo 20 anni: De Albertis: «Sinergia con Venezia»

di Mariagrazia Barletta

Dopo 20 anni di assenza torna a Milano La Triennale. Manifestazione storica in cui sono passati i maestri dell'architettura italiani e stranieri, compresi Mies van der Rohe, Alvar Aalto, Le Corbusier e il nostro Aldo Rossi, solo per citare pochi nomi che hanno fatto la storia dell'architettura, anche se l'elenco sarebbe ben lungo. Nella sua sede di Palazzo dell'Arte, capolavoro di Giovanni Muzio, sono transitati progetti e idee d'avanguardia così incisivi da produrre cambiamenti indelebili nella cultura del progetto, così innovativi da non poter essere ignorati dai progettisti a venire. E poi la partecipazione al dibattito internazionale e su temi cruciali come le Ricostruzione dopo la Grande Guerra. Era La Triennale del 1947, allora diretta da Piero Bottoni, un evento che andò oltre la semplice manifestazione, lasciando un segno concreto nel territorio milanese: il quartiere sperimentale QT8, il quartiere dell'ottava Triennale.

Con questa ingombrante storia dovrà confrontarsi la XXI Triennale che aprirà i battenti il 2 aprile per chiudere il 12 settembre. Per altro, per circa tre mesi farà concorrenza alla Biennale di Venezia. Un accavallamento «del tutto casuale, non è voluto per niente», ci dice Claudio De Albertis, presidente della Triennale. «Anzi – continua - noi abbiamo attuato una collaborazione sul biglietto. Per cui c'è un biglietto che consente di guardare l'una e l'altra. Ma con la Biennale c'è piena collaborazione». «Non vedo problemi, non c'è alcuna competizione», aggiunge.

Ma La Triennale potrà avere la stessa forza di alcune storiche edizioni del passato? «Noi come organizzatori ce lo auguriamo, ovviamente» ci dice De Albertis. «Diciamo – continua - che stiamo attraversando un profondo periodo di crisi per cui sarebbe già un successo analizzare la situazione e prospettare delle vie. In alcune edizioni c'era proprio una via tracciata, basti pensare all'edizione del 1964 sul tempo libero. Per cui è chiaro che ci auguriamo che qualche chiave innovativa ci possa essere». Ci saranno stimoli importanti, assicura il presidente, che cita alcune mostre di design, curate da Andrea Branzi e Kenya Hara e da Stefano Micelli, e la mostra Architecture as Art curata da Pierluigi Nicolin e allestita all'Hangar Bicocca «dove sono stati chiamati gli studi più innovativi ad interpretare il paesaggio, una delle questioni fondamentali di oggi. Ecco il paesaggio deve diventare centrale nel dibattito anche in questo Paese», afferma.

Il tema proposto è «21st Century. Design After Design». Nessuna volontà di delineare visioni del futuro, ma uno sforzo per decodificare il nuovo millennio ed individuare i cambiamenti che coinvolgono l'idea stessa di progettualità. Riguardo ai principali cambiamenti su cui riflettere in relazione all'architettura, De Albertis, cita il Bim, «Il Bim – dice - non è solo una progettazione tridimensionale, in realtà è un concetto di interoperabilità, per cui si deve creare una vera filiera fiduciaria tra tutti i protagonisti, quindi tra il promotore dell'iniziativa, l'impresa, l'architetto. Già questa io credo che sia una profonda rivoluzione». Il secondo punto riguarda l'incontro tra domanda e offerta. «Noi abbiamo attraversato otto anni di crisi ma il mercato è radicalmente cambiato, è un mercato incredibilmente selettivo dove la gente manifesta in maniera molto più esplicita, anche se parliamo del prodotto casa, i propri bisogni. Il tema è che il prodotto che noi continuiamo a fare, sia per quanto riguarda la casa, ma non ultimo anche per l'ufficio, non è in linea con la domanda che si manifesterà nei prossimi anni». «L'architettura – aggiunge De Albertis - deve fare delle riflessioni, negli ultimi anni è stata un po' troppo auto-riferita, credo che a questo punto debba riflettere un attimo su quale possa essere il futuro».

«La terza questione – continua - se poi ci riferiamo complessivamente al progetto, per cui anche al progetto di design, riguarda il nuovo artigianato che si sta approcciando, ci sarà infatti una mostra che si chiamerà new craft». «Poi da ultimo La Triennale è anche il luogo in cui si manifestano tanti Paesi e una considerazione va fatta: il mercato dell'architettura, della progettualità di prodotti e manufatti edilizi, è un mercato molto in movimento. Oggi ci sono sicuramente più opportunità in Paesi che fino a ieri non lo rappresentavano e questo è un tema soprattutto per le micro-strutture progettuali e per le micro-imprese produttrici».
Dunque una Triennale «dal cucchiaio alla città», che affronta diversi temi cruciali legati al design, all'architettura e all'urbanistica. L'Esposizione, poi, valica i muri del Palazzo dell'Arte per coinvolgere ben 20 diversi luoghi. Mostre ed eventi saranno diffusi dalla Triennale alla Fabbrica del Vapore, dal Pirelli Hangar Bicocca ai Campus del Politecnico, dal Campus della Iulm al Mudec, il museo firmato da David Chipperfield, fino a Villa Reale di Monza, sede delle prime edizioni della Triennale, che allora prendeva il nome di Mostra internazionale delle arti decorative.

E poi l'area Expo dove si progetta di realizzare la mostra City after the city, una riflessione sull'urbanistica del XXI secolo e sulle aspirazioni della città del futuro, diretta da Pierluigi Nicolin e suddivisa in altre sub-tematiche, tra le quali la street art, il landscape urbanism e people in motion; una mostra, quest'ultima, che affronta il tema dei grandi fenomeni migratori. «Noi aspettiamo questa settimana di firmare la convenzione e quindi di poter partire coi lavori ed aprire il giorno 29 maggio», ci dice fiducioso il presidente. Dunque dovrebbe arrivare a breve la firma della convenzione con Arexpo. Subito dopo La Triennale potrà avviare i lavori per allestire la mostra, andando ad occupare circa 17mila metri quadri nell'area prospiciente la piazza di ingresso al Cardo, dove si prevede anche l'allestimento di un orto, di un bookshop e di due ristoranti.

Il programma di eventi si preannuncia molto fitto. Undici le mostre curate dal comitato scientifico della XXI Esposizione, tra le quali anche Sempering, a cura di Luisa Collina e Cino Zucchi, che concentra l'attenzione su alcuni "modi di fare" del progetto contemporaneo. Nove mostre organizzate in collaborazione con altre realtà museali della città e installazioni, tra cui Terra, a cura di Marco Ferreri, composta da manufatti in argilla realizzati da una macchina 3d. Inoltre, un vasto programma teatrale e lecture di esponenti internazionali del design, dell'arte, dell'architettura e dell'economia (Bruce Mau, John Thakara, Massimiliano Gioni, Arjun Appadurai, Michel Desvigne, etc). E poi convegni, workshop e un ciclo di incontri alla Villa Reale di Monza dedicati alla cultura del progetto con Francesco Librizzi, CBA Camillo Botticini Architect, Liverani-Molteni Architetti lo Studio ACT Romegialli, Riccardo Blumer, lo studio 5+1AA e Onsitestudio. Circa 40 le partecipazioni internazionali.
Cinquecentomila i visitatori attesi di cui il 12,6 per cento stranieri e un indotto complessivo di 138 milioni di euro, è quanto stimato dalla Camera di Commercio Monza e Brianza.

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