Progettazione

Architettura e ingegneria, la top 50 Italia: Renzo Piano sempre in vetta

di Aldo Norsa

L'imprenditoria del progetto, nell'architettura, nel design, ma anche in ambiti più specialistici quali l'urbanistica, il paesaggio, lo space planning e di "nicchia" quali la progettazione delle barche o contigui all'ingegneria quali per esempio l'acustica, in Italia è qualitativamente rilevante ma quantitativamente irrilevante.
Non solo il ricorso a società di capitali (quasi mai cooperative) resta limitato rispetto alla stragrande maggioranza di studi professionali (associati quando di maggiori dimensioni) ma l'"autorialità" è ancora un valore tale che i grandi nomi dell'architettura non accettano di lasciare eredità ai loro collaboratori. E quindi l'attività finisce con loro. Non ci sono cioè, come negli Usa, le Som (Skidmore Owings and Merrill) società nella quale nessuno dei tre architetti fondatori è ancora vivo né le Pcf (Pei, Cobb and Freed) nella quale solo il secondo è ancora attivo sebbene nonagenario. Anzi alcuni nomi più prestigiosi che in passato hanno scelto di costituire società, le hanno disfatte: è il caso sia di Mario Bellini che di Vittorio Gregotti.

Il fatto che una minoranza delle grandi società di architettura italiane abbia natura "autoriale" (con il nome nella ragione sociale) farebbe pensare a un maggior sviluppo delle altre, organizzate piuttosto come società di ingegneria (con un atteggiamento più business oriented alla progettazione architettonica), ma questo non si verifica. In primis perché manca un apporto di capitali che complementi la capacità professionale.
In secondo luogo perché le occasioni progettuali, in Italia (ma di riflesso all'estero dove piccolo non è necessariamente bello) sono rarefatte. Basti citare il mercato (se tale si può già chiamare) dei grattacieli. Nell'ultimo decennio gli unici due architetti italiani chiamati a progettarne (a Torino) sono Renzo Piano e Massimiliano Fuksas (con le loro società) mentre a Milano solo ora vi è un primo importante incarico nazionale (a Mario Cucinella).
Certo Stefano Boeri ha vinto l'anno scorso il premio mondiale del Ctbuh (Council on Tall Buildings and Urban Habitat) per il "Bosco Verticale", ma l'importo di quest'opera è limitato a 100 milioni. Il top dell'imprenditoria del progetto si legge in tanti numeri, tratti dai bilanci 2015, anticipazione di quanto sarà pubblicato il 5 dicembre nel Report 2016 on the Architecture and Engineering Industry, allegato a «Edilizia e Territorio».

Nell'insieme, nel 2015 le prime 50 società, limitatamente all'attività in Italia o all'esportazione (senza includere le filiali estere) consuntivano oltre 189 milioni di fatturato (con un incremento del 14,4%). Esportano servizi per il 23,7% dell'attività (senza contare una notevole produzione aggiuntiva non calcolabile svolta dalle filiali estere). Peraltro si assiste a un generale miglioramento di tutti gli indicatori. A livello reddituale sia l'ebitda che l'utile aumentano rispettivamente dell'11,2% e del 10,4% mentre la situazione finanziario-patrimoniale mostra un posizione finanziaria netta, già attiva, ulteriormente migliorata del 28,7% e un patrimonio netto arricchito del 17,7 per cento.
Le tipologie di società, tornando alla suddivisione dell'inizio, sono così rappresentate tra le prime 50. Le società di progetto "autoriali" sono guidate da Renzo Piano Building Workshop, che si conferma il numero uno (con un fatturato incrementato del 9,3%) senza considerare il maggior fatturato ottenuto con la filiale francese (a dimostrazione, in un certo senso, che fare impresa in Italia non è conveniente), in aggiunta all'80,1% di esportazione dall'Italia (la maggior percentuale di tutto il campione).

Ma la posizione in classifica si ribalta se si sommano le due società con cui Antonio Citterio e Patricia Viel operano nell'architettura e nel design) il fatturato raggiunge 16,6 milioni (diminuito del 1,4%). La terza presenza autoriale si ascrive a David Chipperfield Architects, settima società in classifica con i suoi 7 milioni, una delle rarissime presenze in Italia di un grande nome mondiale: l'incremento del 60,8% non sembra però sostenibile. Guidata da un "creativo" non molto meno esotico è l'11° società in classifica, Matteo Thun & Partners, seguita, 13°, da Fuksas Architecture (che sommata con Fuksas Design) raggiunge 5,5 milioni. Si noti come il secondo "mostro sacro" dopo Renzo Piano esprima una dimensione imprenditoriale decisamente inferiore (sempre senza tener conto delle attività di filiali dell'importanza di quella cinese). Dimensione anche inferiore a quella del secondo "ospite" di fama del nostro Paese, Daniel Libeskind, che con due società (nel design, un po' più che nell'architettura) somma 6,3 milioni. Il primo grande nome del design è al 15° posto, Studio Urquiola, con un fatturato superiore a 4 milioni (più 46,6%). Sorprendentemente, invece, Michele De Lucchi, malgrado la sua visibilità mediatica e la dimensione dei progetti affidatigli, scende del 14% a 3,5 milioni e si colloca solo 17°.

Altro autore di successo è Piero Lissoni che può sommare tre società (anche diversificate) e raggiungere un fatturato di 5,7 milioni. L'ultimo a poter fare quest'operazione è Iosa Ghini Associati che raggiunge 2,3 milioni. Le altre società dichiaratamente autoriali in questo gotha dimensionale sono, nell'ordine: Aegis Cantarella & Partners, Mario Cucinella Architects, Studio Rolla, Garretti Associati, Asa Albanese, Carlo Ratti Associati. Diversamente, la scelta delle sigle è molto diffusa e, in genere, rispecchia un'attitudine al lavoro di gruppo anziché di una personalità creativa. Eccone alcune, scendendo la classifica, Progetto Cmr (Massimo Roj), 5+1 AA (Alfonso Femia e Gianluca Peluffo), Archea Associati (Marco Casamonti), Polistudio Aes (Stefano Matteoni), Fortebis (Edith Forte), Piuarch (Francesco Fresa, German Fuenmayor, Gino Garbellini e Monica Tricario), Abdr Architetti Associati (Paolo Desideri), De Studio (Marco Discacciati), Cspe (Romano del Nord, Paolo Felli). Tra queste nel 2015 si segnalano per aumento di fatturato Archea Associati (più 111,5%) e Abdr (più 76,9%).
Il panorama dell'imprenditoria di progetto si completa con le numerose società che operano in tutti i mercati limitrofi e complementari all'architettura e al design. Per dimensioni svetta One Works (guidata da Leonardo Cavalli e Giulio De Carli) che ha fatto della progettualità nei trasporti il suo punto di forza. Non solo il fatturato è cresciuto dell'81,6% portandola seconda dopo Rpbw ma la sua attività all'estero ha raggiunto il 67,9% (la quinta maggiore incidenza del campione).

Di grande successo nel mercato dei trasporti è anche Cremonesi Workshop (Crew), salita a nona in classifica con un incremento del 31,4% e grande esportatrice (65%). Ai vertici (terza in classifica da ottava) una delle rare società che ha perseguito lucidamente la crescita esterna, prima acquistando poi fondendo per incorporazione, Degw.
Un suo punto di forza è lo space planning, o architettura degli interni (non residenziali). Scendendo alla ottava posizione si trova Hydea, una società (non certo l'unica) in cui architettura e ingegneria si fondono) particolarmente specializzata nella progettazione di centri commerciali, con una spinta all'estero che l'ha già portata a realizzarvi 64,1% del fatturato (cui va aggiunto un milione della controllata di Pechino). Si noti che il 41,7% del capitale sociale è stato ricomprato alla società di ingegneria Agriconsulting. Nella progettazione di centri commerciali si specializza, con dimensioni decisamente inferiori, Chapman Taylor Architetti, l'altra filiale di società straniera della nostra classifica. Per non parlare delle società fuori classifica Design International.

Del tutto commerciale, ma di un altro livello (il "lusso"), è l'attività di Studio Baciocchi, in via di smantellamento (meno 26,1% il fatturato) perché in via di assorbimento da parte di Prada, per cui lavorava come unico cliente. Altre tipologie di società di progetto sono quelle che lavorano sul crinale tra ingegneria e architettura nel concepire edifici in cui l'impiantistica ha spesso un ruolo determinante. La maggiore di queste è General Planning seguita da Starching, Tekne, da Open Project e da Sistema Duemila Partners: soprattutto attive per una committenza privata le prime tre, per una pubblica le altre. Per il dialogo tra ingegneria e architettura si segnalano tre società che provengono dalla tradizione della progettazione automobilistica il cui saper fare hanno deciso di rivolgere all'architettura (e al design).
La più grande si conferma Pininfarina Extra (che diventa quinta con una crescita del 22%) tallonata da Giugiaro Architettura (cresciuta di otto volte, ma afflitta da una perdita di 427 mila euro, la seconda peggiore dopo quella di Tekne, che la tallona dimensionalmente). La terza è Bertone Design, però fuori da questa classifica, con un fatturato (in crescita) di oltre 400 mila euro (che raddoppierebbe sommando i dati della filiale russa). Una nicchia del tutto particolare (che ben si accosta a quella dell'automobile per il design dell'abitacolo) è la progettazione navale, oggetto di numerosi corsi nelle scuole di architettura.

Questa attività, svolta in primis dagli uffici tecnici dei cantieri navali (e quindi da liberi professionisti che vi collaborano) nella classifica è rappresentata da Francesco Paszkowski Design e da Zuccon International Project, entrambe società con fatturati di poco inferiori ai due milioni. Un'ultima notazione sulla forma societaria: si nota la maggiore difficoltà delle cooperative (quando si occupano di architettura e di urbanistica) a tenere le posizioni rispetto all'ingegneria. Nella nostra classifica tra le prime 50 società appare la sola Cairepro, in calo dimensionale del 19,8% e con ridotta redditività. Per il futuro la vocazione ad andare all'estero si rivela in continuo sviluppo, grazie alla generale spinta del "made in Italy". Al momento attuale l'irradiamento nel mondo delle nostre società, per quanto è dato conoscere, si esplica in 55 filiali permanenti in 26 Paesi. Un numero raddoppiato nei soli ultimi dieci anni.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©