Urbanistica

Arriva il ministero della Transizione, prima grana di Cingolani: il deposito dei rifiuti radioattivi

Ok dal Cdm. Il nuovo dicastero è strutturato in tre dicasteri e 12 divisioni (con 79 dirigenti). Le competenze

di Massimo Frontera

Le parole d'ordine del nuovo governo sono ecologia e sostenibilità. E sono anche le parole che titolano due dicasteri voluti da Mario Draghi, che oggi ha riunito il consiglio dei ministri approvando il Dl che sancisce: la nascita del ministero del Turismo, il restyling del Mit e dei Beni Culturali (che diventa ministero della Cultura) e soprattutto dà vita al (super)ministero della Transizione ecologica. Più precisamente, il ministero delle Infrastrutture diventa ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, perdendo - come ha fatto polemicamente notare Confrasporti - il riferimento ai trasporti (e - teme la confederazione dell associazioni di trasporto - anche alla logistica). E poi arriva il nuovo ministero della Transizione Ecologica che integra e potenzia le funzioni del ministero dell'Ambiente acquisendo alcune competenze del Mise.

Il neonato dicastero dovrà occuparsi, tra le alte cose, di «piani e misure in materia, di combustibili alternativi e delle relative reti e strutture di distribuzione per la ricarica dei veicoli elettrici, qualità dell'aria, politiche di contrasto ai cambiamenti climatici e per la finanza climatica e sostenibile e il risparmio ambientale anche attraverso tecnologie per la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra»; «pianificazione in materia di emissioni nel settore dei trasporti»; «gestione, riuso e riciclo dei rifiuti ed economia circolare»; «promozione di politiche di sviluppo durevole e sostenibile, nazionali e internazionali».

In tema di energia, il ministero guidato da Roberto Cingolani, dovrà, tra le altre cose, occuparsi della «definizione degli obiettivi e delle linee di politica energetica e mineraria nazionale e provvedimenti ad essi inerenti; autorizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili di competenza statale anche ubicati in mare; rapporti con organizzazioni internazionali e rapporti comunitari nel settore dell'energia, ferme restando le competenze del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, compresi il recepimento e l'attuazione dei programmi e delle direttive sul mercato unico europeo in materia di energia, ferme restando le competenze del Presidente del Consiglio dei ministri e delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano».


A Roberto Cingolani toccherà gestire anche il delicato dossier sul deposito nazionale di rifiuti radioattivi, in quanto al ministero spettano compiti di «sicurezza nucleare e disciplina dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi». Come è noto, la pubblicazione, alcune settimane fa, della mappa dei siti potenzialmente idonei alla realizzazione del deposito nazionale è stata salutato da un fuoco di sbarramento di regioni e comuni. Il tema è sicuramente tra quelli più divisivi in materia ambientale e la strada per arrivare a una decisione è tutta in salita.

Al superministero anche compiti di «difesa e assetto del territorio con riferimento ai valori naturali e ambientali», oltre alla vigilanza sull'Enea (previa modifica dello statuto).
Il ministero viene strutturato in 3 dipartimenti e 10 divisioni (ma potrà arrivare al massimo a 12), con una dotazione di 79 dirigenti, di cui 12 di livello generale.

Giovannini: cambio di nome del Mit ci allinea alla Ue
«Il cambio di nome - commenta in una nota al termine del consiglio dei ministri, Ernesto Giovannini - corrisponde ad una visione di sviluppo che ci allinea alle attuali politiche europee e ai principi del Next Generation Eu. L'obiettivo è promuovere una forte ripresa economica del Paese che sia sostenibile anche sul piano sociale e ambientale, come indicato dal Presidente Draghi, che ringrazio per aver sostenuto la proposta di modifica del nome del Ministero. Investimenti rapidi e consistenti, come quelli che stiamo programmando, in particolare con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, devono produrre un rilevante effetto sul piano della competitività del sistema economico e di stimolo occupazionale nell'attuale congiuntura economica e in prospettiva. Il rafforzamento e l'ammodernamento delle reti infrastrutturali e del settore della logistica, l'investimento in infrastrutture sociali e nelle diverse aree del sistema dei trasporti devono accompagnare e accelerare le trasformazioni in atto nel mondo delle imprese e dei consumatori nella direzione della sostenibilità». «Il ministero - aggiunge Giovannini – aprirà un dialogo intenso con gli operatori economici e sociali per identificare le azioni più idonee per accelerare questo percorso, tenendo conto anche delle nuove opportunità derivanti dai recenti orientamenti del mondo finanziario e delle politiche europee in materia».

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