Appalti

Draghi: subito riforma della Pa e piano di formazione per sostenere gli investimenti

Nel discorso al Senato del premier priorità alla manutenzione del territorio e nessun accenno ai commissari per le opere

di Mauro Salerno

Arrivano idee molto precise su investimenti pubblici, infrastrutture e soprattutto sul ruolo della pubblica amministrazione dal discorso di insediamento di Mario Draghi al Senato, che si esprimerà questa sera con il voto di fiducia. La priorità, in qualche modo trasversale a tutti i temi toccati dal premier illustrando il programma di governo, è un investimento pieno nel rilancio del pubblica amministrazione. Che è anche chiamata a recuperare il tempo perduto a causa della pandemia.

La prima chiamata in causa dei funzionari della Pa arriva proprio nel momento in cui Draghi apre il focus sugli investimenti e le opere pubbliche. È qui che arriva la primo accenno alla volontà di mettere mano a un poderoso piano di formazione dei dipendenti pubblici. «In tema di infrastrutture – ha annunciato il presidente del Consiglio - occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare ed accelerare gli investimenti con certezza dei tempi, dei costi e in piena compatibilità con gli indirizzi di sostenibilità e crescita indicati nel Programma nazionale di ripresa e resilienza».

Quanto alle infrastrutture, l'accento viene puntato più sulla manutenzione del patrimonio esistente che sulla realizzazione delle nuove opere. «Particolare attenzione va posta agli investimenti in manutenzione delle opere e nella tutela del territorio, incoraggiando l'utilizzo di tecniche predittive basate sui più recenti sviluppi in tema di Intelligenza artificiale e tecnologie digitali», ha spiegato Draghi, che non ha rivolto alcun accenno al tema del commissari per le grandi opere e al Dpcm Conte con la lista delle grandi opere che giace in Parlamento.

Il premier non dimentica poi il contributo del settore privato. Questa volta però non c'è, come in passato, il riferimento alla necessità di capitali per compensare le carenze delle casse pubbliche. Si tratta piuttosto di un richiamo a mettere in campo le migliori competenze: quasi si trattasse dell'altra faccia della medaglia rispetto alla necessità di investire sulla qualificazione delle settore pubblico. «I l settore privato deve essere invitato a partecipare alla realizzazione degli investimenti pubblici apportando più che finanza, competenza, efficienza e innovazione per accelerare la realizzazione dei progetti nel rispetto dei costi previsti», ha precisato Draghi.

Riforma Pa, priorità non rimandabile
Per Draghi, che nel discorso durato 53 minuti è tornato più volte sul tema, la riforma della pubblica amministrazione «non si può procrastinare». Il premier ha dato atto degli sforzi compiuti durante la pandemia dai funzionari pubblici, sia a livello centrale che nelle strutture locali e periferiche. Tuttavia, ha spiegato, «la fragilità del sistema delle pubbliche amministrazioni e dei servizi di interesse collettivo è una realtà che deve essere rapidamente affrontata».

La priorità assoluta è recuperare il tempo perduto. «Particolarmente urgente è lo smaltimento dell'arretrato accumulato durante la pandemia. Agli uffici verrà chiesto di predisporre un piano di smaltimento dell'arretrato e comunicarlo ai cittadini», ha annunciato il premier.

«La riforma - ha aggiunto - dovrà muoversi su due direttive: investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini; aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati».

Recovery plan da «approfondire e rafforzare»
Nel passaggio sul Recovery plan Draghi ha spiegato il piano elaborato dal governo Conte andrà «approfondito e rafforzato», guardando anche a un orizzonte di più lungo periodo. Il Programma nazionale di ripresa e resilienza «indicherà obiettivi per il prossimo decennio e più a lungo termine, con una tappa intermedia per l'anno finale del Next Generation Eu, il 2026». Per Draghi non è sufficiente «elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni». «Dovremo dire - ha spiegato - dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050, anno in cui l'Unione Europea intende arrivare a zero emissioni nette di CO2 e gas clima-alteranti».

L'idea forte è quella di scremare gli interventi, guardando soprattutto alla loro fattibilità nei tempi concessi dall'Europa. «Selezioneremo progetti e iniziative coerenti con gli obiettivi strategici del Programma - ha spiegato il premier - prestando grande attenzione alla loro fattibilità nell'arco dei sei anni del programma. Assicureremo inoltre che l'impulso occupazionale del Programma sia sufficientemente elevato in ciascuno dei sei anni, compreso il 2021».

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