Progettazione

Un'Accademia green nella ex fabbrica di Marzabotto, ecco il progetto vincitore del concorso Unindustria-Yac

di Mariagrazia Barletta

Arriva al punto il progetto «Ripartire dalla Bellezza», con il quale Unindustria ha voluto avviare un processo di recupero di alcuni stabilimenti dismessi del territorio bolognese, con l'obiettivo di valorizzare esempi dell'eredità industriale. Il primo passo: la selezione, avviata da Unindustria Bologna, che invitava le aziende, sue associate, a candidare propri relitti industriali per avviarli ad un iter di riconversione. Poi la scelta, ricaduta, tra gli altri, sull'ex cartiera di Marzabotto (Bologna) di proprietà della Dismeco, società impegnata nella dismissione e nel riciclo di apparecchiature elettriche. Infine, l'ex opificio è stato oggetto di un concorso di idee. Convertire il pregevole esempio di architettura industriale in un centro di ricerca e formazione sui temi della green economy, era l'esercizio progettuale proposto. Una competizione organizzata da YAC - Young Architects Competitions, società italiana promotrice di gare di progettazione, che si è conclusa con la proclamazione del team vincitore: un gruppo di professionisti londinesi, composto da Michael McCarthy, Tom Parker, Paul Maher. I tre progettisti hanno immaginato di inserire l'antico opificio in una nuova struttura, che conserva la preesistenza esaltandone la monumentalità.

Oltre 300 gli studi partecipanti, provenienti da 94 nazioni diverse, selezionati da architetti di fama internazionale. A giudicare le proposte c'erano, infatti, anche Mario Cucinella, Agostino Ghirardelli dello studio Libeskind, Ippolito Pestellini Laparelli dello studio di Rem Koolhaas e Valerie Mulvin cofondatrice di McCullough Mulvin Architect di Dublino.
Quanto alle realizzazione del progetto, Unindustria ha avviato il processo con l'intento di vederlo concretizzarsi, impegnandosi a mettere a disposizione la propria professionalità per aiutare l'azienda a portare avanti il concorso e a reperire eventualmente i fondi, con la decisione finale che spetta ora alla governance di Dismeco.
Il concorso, dunque finanziato dall'associazione Industriali di Bologna, aveva come obiettivo la riconversione di un edificio, parte di un'antica cartiera ormai dismessa, ma che aveva raggiunto la sua massima espansione negli anni Cinquanta del Novecento, quando l'impianto fu acquisito da Angelo Rizzoli per fabbricare carta per la produzione dell'omonima casa editrice. Nel 1990 il passaggio al gruppo torinese Burgo, che lo gestì fino alla chiusura nel 2006.

La struttura, pregevole, dall'anima in calcestruzzo armato, ha probabilmente risentito della genialità delle grandi architetture di Pier Luigi Nervi. Così il bando richiedeva di conservare i telai in calcestruzzo per dar vita ad una nuova architettura dove inserire il polo formativo della Dismeco, ossia un centro di formazione e ricerca nelle aree del recupero e della sostenibilità ambientale. L'obiettivo della società bolognese è utilizzare le collaborazioni con le Università di Bologna, Modena e Goteborg per dar vita a programmi professionalizzanti di alto profilo. E poi: un museo dove i bambini possano avvicinarsi al tema del riciclo attraverso il gioco, un incubatore per imprese innovative operanti nei settori del riciclo e della sostenibilità ambientale e uno spazio espositivo dove raccontare i progressi tecnologici e scientifici legati al recupero.
«La nostra proposta riconosce la bellezza dell'ex cartiera di Marzabotto e cerca di mantenere e migliorare i pregevoli spazi esistenti», affermano i progettisti. «Intrecciando le varie funzioni della scuola, quali: il museo, l'incubatore di imprese, la ricerca e la formazione, il progetto – affermano i vincitori - cerca di favorire lo sbocciare di nuove idee. A livello sociale, la scuola cerca di promuovere i principi di sostenibilità, rivolgendosi ad un'ampia comunità. Un obiettivo sostenuto dalla presenza di un cortile verde interno e di un'ampia piazza pubblica destinata ad un mercato all'aperto, dedicato ad attività imprenditoriali ecologiche».

Al secondo posto si posiziona il team italiano Synapsis, a comporlo sono architetti romani under 35 (Domenico Faraco, Michele Caltabiano, Ilaria Gizzi, Emilio Maria Rocchi Cartoni, Chiara Bolasco e Maurizio Giodice). Il gruppo propone un progetto che va oltre le richieste del bando, immaginando appartamenti dove sperimentare uno stile di vita ecosostenibile, una palestra per la produzione di energia elettrica, ed una sala interattiva per il controllo dei consumi energetici della struttura. Il terzo posto va al team elvetico Future, composto dagli architetti Amr Alaaeldin Elesawy, Christina Nakhle, Hans-Christian Rufer ed Alaa Attia, che scelgono di sovrapporre all'esistente pochi e leggeri elementi in vetro e policarbonato.

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