Appalti

Asvis, piano da 200 miliardi per le città sostenibili: Recovery parta da qui

Il Recovery Plan italiano dovrebbe partire dalle città. L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) traduce questa indicazione di policy in un «pacchetto di investimenti a favore dello sviluppo sostenibile delle città e dei territori» che vale 201 miliardi aggiuntivi in dieci anni.

Il pacchetto - afferma il documento curato dall’ex sindaco di Bologna e oggi direttore esecutivo di @Urbanit, Walter Vitali - « intende contribuire alla definizione di un vero e proprio Piano di ricostruzione nazionale delle diverse forme di capitale come parte dello sforzo europeo, il quale dovrebbe essere alimentato con risorse comunitarie e nazionali». Il riferimento al Recovery plan proposto mercoledì dalla commissione Ue è esplicito e già parte l’esercizio - prima ancora della’rppovazione del Consiglio Ue - alla articolazione in piani nazionali.

«I quattro pilastri della ripartenza su basi nuove» sono per Asvis «la transizione verde per azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050, la trasformazione digitale intesa anche come conoscenza e innovazione produttiva, la tutela della salute e la lotta alla povertà». E per tutti e quattro i pilastri il ruolo delle città e dei territori «è fondamentale, poiché le città sono i luoghi decisivi per vincere la battaglia della sostenibilità, investendo risorse pubbliche finalizzate a stimolare la domanda interna, favorire gli investimenti privati, creare nuove opportunità di lavoro e ridurre povertà e disuguaglianze».

Per ottenere questi risultati è necessario anzitutto rimettere in moto la spesa in conto capitale che - ricorda il Pacchetto - compresi i fondi aggiuntivi della politica di coesione europea, ha avuto un vero e proprio crollo nel decennio 2008-2017, dimezzandosi (da 61,7 a 31,3 miliardi), con una leggera ripresa (34,6 miliardi) solo nel 2018». Se il Pacchetto venisse attuato interamente, «i 20 miliardi in più l’anno che comporta non riuscirebbero neanche a riportare la spesa pubblica per investimenti al livello del 2008».

Il pacchetto per le città non nasce dal deserto delle politiche urbane ma si intreccia con singole misure già esistenti, chiedendo però un filo, una politica organica con obiettivi prioritari di sostenibilità. È il caso dei due capitoli sulla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e la sicurezza sismica, che nel Pacchetto vagono rispettivamente 30 e 27 miliardi in dieci anni. È evidente l’intreccio con il Superbonus al 110% appena varato dal governo ma le proposte Asvis punta a rendere strutturale (e più ambizioso) quell’intervento: prolungare la durata fino al 2025 «prevedendo una riduzione minima del fabbisogno energetico di almeno il 50%», una semplificazione delle procedure per autorizzare gli interventi, un maggiore coordinamento fra ministeri ed enti pubblici coinvolti. Il terzo pilastro della «transizione verde» è un piano da 15 miliardi per il dissesto idrogeologico.

Gli altri capitoli principali della proposta Asvis sono la mobilità sostenibile (61,7 miliardi), la transizione digitale (18,6 miliardi), la scuola e l’università (19,1 miliardi), la sanità (17 miliardi) e le periferie (10 miliardi).

L’orizzonte lungo della proposta Asvis impoone comunque di agire subito. «Nel decreto legge Rilancio sono contenute norme sul Superbonus per l'efficientamento energetico e la sicurezza sismica degli edifici, sulla mobilità sostenibile, sulla trasformazione digitale, su scuola e Università e sulla sanità che si riferiscono ad un arco temporale più breve e non sono sostitutive delle proposte del Pacchetto, le quali possono anche servire ad un loro miglioramento nel corso della discussione parlamentare».

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