Appalti

Al via la multiutility del Veneto, A2A avrà il 30%, ricavi a 1,5 miliardi

Un super vertice “fisico” tra i sindaci di Verona e di Vicenza e i numeri uno delle rispettive municipalizzate, Daniele Finocchiaro e Gianfranco Vivian, ha segnato ieri una tappa chiave per la nascita della Multiutility del Veneto che, grazie all'ingresso nel capitale (con una quota di un terzo circa) e all'apporto di asset da parte di A2A, sarà da subito la quinta realtà del settore in Italia con un fatturato da 1,5 miliardi, un Ebitda stimato di 200 milioni e rilevanti progetti di crescita. Per la stessa A2A l'alleanza con Agsm e Aim è la ciliegina sulla torta di una politica di partnership sul territorio iniziata con Lgh, proseguita con Acsm-Agam e Aeb Brianza, e che si concluderà - se tutto andrà per il verso giusto - con la maxi operazione veneta. Quattro operazioni intessute dal presidente Giovanni Valotti con una regola aurea: soci pubblici in maggioranza, A2A partner industriale che consolida e contribuisce alla crescita del business, garantendo un adeguata remunerazione dei soci a fronte delle sfide del mercato. L'altra faccia della medaglia è il consolidamento del ruolo di leadership di A2A tra le multiutility e al secondo posto dietro a Enel tra i big nazionali del settore: dal 2016 queste operazioni potrebbero arrivare a valere circa 400 milioni di margini addizionali annui mentre il debito è rimasto invariato.
Del resto, dopo la maxi joint venture firmata a dicembre tra Hera e Ascopiave, il mercato nel Nord Est si è fatto ancora più sfidante e per essere competitivi bisogna mettere in campo forti investimenti. Il progetto industriale presentato ieri ai sindaci di Verona e Vicenza, Federico Sboarina e Francesco Rucco, ne prevede 900 milioni in cinque anni, in particolare su gare gas, generazione elettrica e ambiente.

I dettagli da definire
Nelle prossime settimane si lavorerà per limare i dettagli dell'intesa, anticipata da Radiocor. A partire dalla governance, con alcuni punti fermi: ad di espressione A2A ma maggioranza pubblica (con Verona e Vicenza stimate rispettivamente al 40% e al 25%) e decisioni strategiche che richiederanno maggioranze qualificate in cda. Questi pesi azionari saranno determinati dai conferimenti di asset di A2A: il centro integrato di Corteolona (Pavia), che consentirà di chiudere il ciclo rifiuti, gli impianti idroelettrici friulani di Ampezzo e Somplago e il 10% circa di A2A Smart City; la quota in Ascopiave (4,15%) non dovrebbe far parte del riassetto. In ogni caso la nuova Multiutility del Veneto sarà il veicolo esclusivo di A2A per eventuali nuovi progetti nella Regione.

Le prossime tappe
Quali le prossime tappe dell'operazione? Se il primo contatto tra le parti risale a più di un anno fa (l'advisor Pwc, lo stesso che ha confezionato con successo le operazioni Acsm-Agam e Aeb, mise al tavolo A2A, Agsm e Aim per un'offerta congiunta su Ascopiave), ora si tratta di illustrare il piano alla politica e di portarlo poi nei cda per un'intesa vincolante. Ciò previa due diligence e verifica dell'infungibilità del progetto con gli altri operatori che avevano manifestato interesse (Hera, Alperia, Dolomiti), entro la fine di giugno.
Poi spetterà ai Consigli comunali l'ultima parola con il closing stimato dopo l'estate. L'ultima delicata fase del negoziato, per A2A, sarà condotta dai nuovi top manager, Marco Patuano e Renato Mazzoncini, che domani saranno nominati dall'assemblea al posto di Giovanni Valotti e Valerio Camerano. Quest'ultimi, in sei anni di mandato, hanno di fatto esaurito il mandato dei grandi soci Milano e Brescia, cioè mettere in rete tutta la Lombardia. Dal nuovo management il mercato si aspetta un ulteriore cambio di prospettiva che potrebbe contemplare una review strategica dei business e, in prospettiva, l'ipotesi di aggregazione con una big del settore (Iren la candidata numero uno).

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