Progettazione

Nelle Langhe atterra il campus Tesisquare, edificio-ponte disegnato da Nemesi per la società hi-tech

Avviata la realizzazione del digital innovation lab. Michele Molè racconta il concept del progetto ideato per integrarsi nel territorio cuneese

di Mariagrazia Barletta

Condivisione di intenti tra architetti e committenti per una lungimirante visione costruita attorno a un saldo principio: ambire all'integrazione tra progetto e comunità, a partire da un sistema complesso di connessioni con il contesto e con l'idea di lasciare un'eredità al territorio, a partire proprio dall'architettura. Nel progetto per il nuovo quartier generale di Tesisquare a Cherasco (Cn), se le fondamenta sono identificabili nel modello olivettiano, il mattone che dà concretezza alla visione coincide con il concetto di architettura intesa come paesaggio e come infrastruttura. Una «architettura sistemica» ideata da Nemesi, lo studio di progettazione architettonica e urbana fondato nel 1997 da Michele Molè e diretto dal 2008 in collaborazione con Susanna Tradati. Lo studio è autore di diversi progetti complessi, tra i più noti c'è senza dubbio Palazzo Italia nell'area Expo (oggi Mind) a Milano. In costruzione, a San Donato Milanese (Mi), il centro direzionale di Eni che Nemesi ha co-progettato con Morphosis. Dall'inizio dell'anno lo studio lavora alla realizzazione del nuovo campus di Tesisquare, di cui una parte, ossia il digital innovation hub, è in fase di costruzione. L'hub, dove imprese e startup innovative potranno costituire una comunità collaborativa, è solo un tassello di un grande progetto che, attraverso fasi di ampliamento successive, prenderà la forma di un campus innovativo per l'azienda (in veloce crescita) del settore dell'Information technology.

L'idea di campus aperto alla comunità
Visione e slancio verso il futuro, contaminazione tra diverse discipline, sperimentazione e ricerca della bellezza: alcuni principi del modello olivettiano, non solo prendono corpo nell'architettura del nuovo campus, ma coincidono con i capisaldi dell'identità progettuale dello studio Nemesi. Non a caso, Michele Molè inizia a raccontare il progetto del campus partendo dall'utopia del ben noto ingegnere. «Il territorio - esordisce - è quello delle Langhe, che ha ereditato il modello olivettiano, ben vivo nei migliori imprenditori che quei luoghi stanno determinando». «Abbiamo riscontrato – continua - un fortissimo senso di appartenenza al territorio e un'attenzione per esso: la Tesisquare e Giuseppe Pacotto (fondatore e Ceo dell'azienda, nda) non intendevano solo risolvere un problema tecnico-funzionale chiedendoci di progettare una nuova sede che contenesse la crescita esponenziale dell'azienda: con ambizione, cercavano una forte qualità architettonica e ambientale e da subito hanno inteso il progetto come un campus, dove assicurare un elevato comfort ai lavoratori e una serie di servizi aggiuntivi, come l'asilo, la mensa, il giardino, attività sportive, zone per le feste e aree per l'incontro tra le persone. Ma non basta: il campus doveva essere aperto alla comunità. L'apertura avviene, tra l'altro, realizzando un parco a disposizione del pubblico e piste ciclabili direttamente collegate con Bra».

L'architettura-paesaggio
La richiesta di integrazione del territorio e della comunità si traduce nella concezione di «un'architettura sistemica» (così la definisce l'architetto) che vuole ricreare – servendosi dell'idea di «architettura-paesaggio» - quelle relazioni complesse che danno valore al tessuto urbano delle nostre città. «Abbiamo immaginato - spiega ancora Molè - un'architettura che noi definiamo sistemica e demoltiplicata in cui gli edifici stessi costruiscono un sistema urbano. Abbiamo progettato non un edificio, non un oggetto, ma un insieme di elementi che costruisce un tessuto in cui il vuoto ha anche più valore del pieno». Nel campus, il costruito, i vuoti, il paesaggio, i percorsi entrano in relazione in un sistema complesso, dinamico e vario, grazie ad un'azione progettuale che intende «opporsi, in maniera paradigmatica e programmatica, al modo sordo in cui si urbanizzano intere zone del nostro territorio, ossia senza alcuna sensibilità e capacità di costruire tessuto urbano», precisa l'architetto riferendosi a molte periferie italiane.

Il nuovo headquarters sta sorgendo tra Cherasco e Bra, quindi al di fuori dei due paesi, per cui l'aspetto paesaggistico è prevalente nel contesto. Per questo le connessioni "urbane" nel nuovo polo direzionale sono costruite attraverso «l'architettura-paesaggio», per dirla con Molè. «Noi rompiamo la linea rigida di demarcazione tra il manufatto architettonico-artificiale e il paesaggio - spiega subito dopo - e lo facciamo con un'architettura che lavora con linee organiche». Tutte le aree comuni, come la mensa, l'asilo, l'auditorium, il bar, la grande hall di ingresso, sono plasmate da forme organiche, e si prevedono coperture verdi, andando a «disegnare una sorta di paesaggio "morbido" che va ad integrarsi totalmente nel verde», aggiunge Molè. Sul paesaggio artificiale si appoggia il grande edificio lineare che ingloba, trasformandola, la sede esistente di Tesisquare.

L'architettura come infrastruttura (fisica e informatica)
Il progetto prende come riferimento anche le infrastrutture che come segni lineari attraversano i paesaggi antropizzati. Il pensiero dell'architetto va, in particolare, alla bellezza degli acquedotti romani. Il campus è concepito - spiega - «non come elemento statico, ma come un elemento lineare e dinamico che richiama le grandi infrastrutture del territorio». L'ampliamento aziendale e il digital hub si dispongono ciascuno lungo un asse lineare (i due assi sono paralleli). Come un viadotto, la sede aziendale si sviluppa linearmente, ed è pensata sin da ora per essere ampliata con addizioni che, realizzate in tempi distinti, «non ledano la qualità e il senso architettonico dell'insieme, ma anzi lo rafforzino», specifica l'architetto. L'headquarters Tesisquare è come un ponte "sospeso" sul territorio, che poggia al suolo attraverso i suoi nuclei verticali. Sull'asse parallelo si sviluppa invece il digital innovation hub composto «da moduli che si organizzano in maniera seriale lungo questo asse», sottolinea Molè. L'intero progetto, inteso come profondo strumento di indagine e di sperimentazione, cerca di tradurre in architettura, inoltre, l'idea di infrastruttura informatica (legata all'attività dell'azienda). Lo sforzo è trasformare un significato, ossia un concetto immateriale, in linguaggio architettonico e il punto di partenza è il sistema binario. Così come due sole cifre (0 e 1) costituiscono la base delle informazioni digitali, anche molto complesse, allo stesso modo l'architettura del campus si compone di elementi semplici seguendo «un principio combinatorio».

Dalla combinazione di elementi semplici si costruisce un paesaggio complesso, come nel caso delle forme parallelepipede che compongono l'hub o delle figure autosimili che formano l'architettura-viadotto. Dunque, tra la forma architettonica progettuale e l'idea di infrastruttura informatica c'è la matematica dei frattali con il concetto di figure autosimili, ossia figure che nascono dall'unione di geometrie che hanno tutte la stessa forma (in scala ridotta) della figura che contribuiscono a comporre. La volontà è quella di originare complessità. Il progetto intende «costruire il tessuto e non la ripetizione stanca, identica e disastrosa che caratterizza le nostre periferie», rimarca Molè. All'idea di architettura-software si lega, infine, la facciata parametrica in alluminio pressopiegato dell'architettura-viadotto. «Il taglio e la pressopiegatura dei pannelli della facciata saranno realizzati attraverso dei robot controllati numericamente dai software che noi daremo all'azienda. Ciascuna delle due facciate, est e ovest, sarà costituita da circa duemila pannelli e ogni pannello sarà diverso dall'altro sia per forma che per piegatura. Guardandoli si avrà la sensazione di vedere uno stormo di uccelli che attraversa il paesaggio», conclude Molè. La qualità ambientale e del vivere sono centrali nel progetto almeno quanto la volontà di costruire bellezza.

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