Urbanistica

Boeri: dal Covid la città arcipelago: più verde, più aria, orari liberi

Intervista all'architetto milanese nelle metropoli nasceranno quartieri più vivibili e autosufficienti per sostituire i grandi aggregatori di oggi

di Giorgio Santilli

La pandemia darà una spinta forte alla città arcipelago, all’aspirazione, non nuova, di costruire un tessuto urbano che sostituisca ai grandi aggregatori - centro storico iper terziarizzato o centri commerciali - molti quartieri autosufficienti capaci di valorizzare anzitutto la dimensione umana delle nostre vite: il negozio di prossimità, la scuola sempre aperta che diventa centro civico, un’aria migliore e più verde urbano, la pedonalizzazione dei percorsi, la possibilità di raggiungere in venti minuti a piedi o con la bicicletta tutte le funzioni fondamentali, i servizi sanitari, la scuola, la cultura». Stefano Boeri, presidente della Triennale, architetto da sempre in prima linea sulla frontiera della trasformazione della città contemporanea (il visionario Multiplicity con Rem Koolhaas è a cavallo del secolo), parla della riorganizzazione dei luoghi di vita e produzione che abbiamo davanti. «Siamo - dice Boeri - al capolinea del modello di città moderna costruito due secoli fa intorno alla sincronizzazione degli orari e alla concentrazione nelle fabbriche, nei mercati generali, nelle stazioni ferroviarie».

Il presupposto della visione di Boeri sta nella convinzione che lo smart working, l’affermazione del digitale , l’uso maggiore di spazi aperti, la desincronizzazione dei flussi di traffico non si fermeranno neanche quando la pandemia sarà finita. «Erano tutte tendenze già in atto - dice Boeri - ma l’accelerazione ora è fortissima e ci fa vedere un modello di vita e di organizzazione che cambia radicalmente rispetto all’attuale. Se oggi passiamo cinque giorni in ufficio in città e due giorni fuori città, vedo un futuro in cui passeremo, con maggiore benessere, cinque giorni fuori città e andremo due giorni in ufficio in città per sbrigare le faccende che dovremo vedere sul posto».

Da qui il tema della rivitalizzazione dei borghi interni. «È un tema che vedo strettamente connesso alla riorganizzazione delle città - dice Boeri - perché oggi abbiamo la grande opportunità di rigenerare i borghi storici e rurali che si trovano a ridosso delle città, possiamo creare una nuova alleanza o addirittura un gemellaggio, come avviene già in Francia, fra grandi città e borghi limitrofi. L’ho proposto anche al ministro Gualtieri in un incontro recente: istituite un contratto di reciprocità fra borghi e città, sul modello seguito per esempio a Brest. Rafforzando i legami e gli scambi, facilitando i collegamenti, portiamo i borghi dentro le città, quegli stili di vita, le attività in cui i borghi sono più competitivi, per esempio mangiare bene».

Ma che cos’è il contratto di reciprocità? «C’è un enorme debito – acqua potabile, aria pulita, cibo di qualità, legno degli arredi – che le città hanno maturato verso le aree interne e i loro piccoli insediamenti storici. È arrivato il momento di compensare questo debito con un grande progetto di economia circolare».

Questo «ribaltamento» delle nostre vite, già in corso, consente di pensare che le spinte del post-Covid possano riuscire dove l’urbanistica ha finora fallito, per esempio cambiare le metropoli in città policentriche. Roma, per esempio, ci ha provato con l’ultimo piano regolatore, ma quel piano è fallito. Eppure - dice Boeri - «Roma oggi è favorita proprio dai suoi spazi enormi, ha l’occasione di rilanciarsi se trova un progetto che è anche politico, può digerire tutto, ha inglobato la natura, ha inglobato la storia, ha inglobato dentro la città borghi urbani perfettamente riconoscibili e vivibili come Garbatella. Certo, dobbiamo fare tutti attenzione a non ripetere gli errori degli anni ’80, la città dispersa, lo sprawl, e anzi abbiamo la possibilità di correggere quegli errori».

E Milano? Il rischio di svuotamento dei grattacieli? «Milano - risponde Boeri - può rinascere riscoprendo la sua natura di città universitaria. Di grande polo di attrazione di giovani da tutto il mondo che anche quest’anno hanno confermato -e addirittura incrementato- le iscrizioni nei grandi atenei milanesi. Questi 200mila ragazze e ragazzi, appassionati esploratori del futuro, che portano il mondo nelle nostre città sono il capitale umano per rigenerare Milano e le nostre città. Ma dobbiamo offrire loro residenze a costi sostenibili e servizi e infrastrutture adeguate a far sì che non scappino dopo la laurea. Perché non pensare di trasformare in residenze studentesche temporanee (e in laboratori e spazi di coworking) almeno una parte degli uffici vuoti che il Covid sta ancora più svuotando? Potremmo riportare nelle zone terziarie vuote una linfa vitale oggi indispensabile».

Boeri ha avanzato al governo - era agli Stati generali di Villa Pamphili con il premier Conte - idee che possano aiutare la trasformazione delle città. Oltre all’alleanza fra borghi e città e le scuole aperte, semplificazioni che consentano lo svolgimento di manifestazioni culturali all’aria aperta, una spinta alla riforestazione delle città e alla sostituzione edilizia. «Ci sono almeno quattro milioni di edifici energivori che andrebbero abbattuti e ricostruiti: il tema è il rilancio del settore delle costruzioni, ma in nome della sostenibilità e delle qualità ambientali. Se si costruiscono palazzi che consumano meno e occupano meno spazio, vanno ripagati gli oneri di urbanizzazione che andrebbero tolti».

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