Urbanistica

Recovery, al Sud nuove stazioni e alta velocità (senza il Ponte di Messina)

Alle infrastrutture ferroviarie il grosso dei fondi: 28,3 miliardi di cui 17,1 miliardi aggiuntivi

Sono quasi 32 miliardi (31,98) i fondi del Recovery destinati alla grandi opere per la mobilità, distinti nei due grandi capitoli delle infrastrutture, quasi tutte ferroviarie (28,3 miliardi), e quello dell'intermodalità e della logistica (3,68 miliardi). La grande attenzione data alle connessioni rapide si ferro e strada non trascura nessun quadrante nazionale e concentra anzi molte risorse nel Mezzogiorno - con il progetto di punta consiste nell'estensione della rete di alta velocità - con la vistosa assenza del Ponte di Messina o altro tipo di collegamento tra Sicilia e Calabria. La sfida, come è noto, riferita all'intero programma, è di impegnare il 70% delle risorse a fondo perduto entro il 2022 e spenderlo entro l'anno successivo. Un'opera come il Ponte di Messina - oggetto di un dibattito infinito che ha occupato buona parte della storia nazionale e che ha visto l'annullamento di un contratto aggiudicato con gara - non deve essere stata considerata una buona candidatura anche agli occhi dell'Europa. I quattro macro-obiettivi strategici sono: completare i corridoi ferroviari Ten-T, completare le tratte di valico, potenziare i nodi e le direttrici ferroviarie e colmare il gap infrastrutturale Nord -Sud per le regioni del Sud. La parte del leone sui fondi del Recovery è per gli interventi su ferro, con grande attenzione al Mezzogiorno. «Si può registrare - si legge nel programma - che sulla rete ferroviaria il 50% degli interventi è al Sud, anche grazie all'integrazione in termini di aggiuntività delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione». Nel quadro finanziario di sintesi che si legge nella bozza di entrata del Recovery Plan, su 31,98 miliardi, 20,30 rappresentano risorse nuove che si aggiungono agli 11,68 miliardi già esistenti. Il grosso delle nuove risorse - pari a 17,10 miliardi - vanno al capitolo ferrovie e strade aggiungendosi agli 11,2 miliardi di esistenti. Ma in proporzione è il capitolo dell'intermodalità e logistica a beneficiare di risorse aggiuntive, pari a 3,2 miliardi, che si aggiungono ai 480 milioni esistenti, per un totale di 3,68 miliardi di euro.

Il grosso delle risorse alle ferrovie, veloci e locali
Nel Mezzogiorno, in particolare, il Recovery, oltre a finanziare la conclusione della Napoli-Bari prevede risorse per la velocizzazione della Salerno-Reggio Calabria, il collegamento diagonale da Salerno a Taranto e la linea Palermo-Catania-Messina. Al Mezzogiorno è riservato anche un non meglio specificato "Piano per le stazioni del Sud". SI tratta, si legge nel documento, «di interventi per lo più al sud mirati ad omogeneizzare ed elevare gli standard prestazionali delle infrastrutture esistenti sia per il traffico viaggiatori che per quello merci». Previsto inoltre un diffuso ammodernamento e potenziamento tecnologico più in generale sulla rete delle linee regionali al Sud, con «interventi di upgrading, elettrificazione e resilienza». Tra i progetti in programma il piano del governo indica l'adeguamento delle seguenti linee regionali: Canavesana, Torino-Ceres, Bari-Bitritto, Rosarno-San Ferdinando, Sansepolcro-Terni, Benevento-Cancello e rete gestita da Ferrovie del Sud est). Previsto inoltre l'adeguamento di «ferrovie regionali e urbane ritenute prioritarie» come la Roma-Lido, la Circumvesuviana e Circumetnea. Specifici interventi di upgrading e altre). Si prevedono specifici investimenti di upgrading, elettrificazione e resilienza al sud (tra le linee specificatamente interessate si possono citare Ionica Sibari-Catanzaro Lido-Reggio Calabria, Venafro - Campobasso – Termoli, Nodo di Catania, Raddoppio Decimomannu-Villamassargia, Collegamento ferroviario aeroporto di Olbia, e altre). Complessivamente gli «interventi garantiranno: maggiore integrazione tra l'infrastruttura ferroviaria nazionale e le ferrovie regionali; ampliamento ed integrazione dei servizi ferro/gomma; omogeneizzazione degli standard di sicurezza; nuove connessioni passeggeri e merci con aeroporti, porti e terminali; ottimizzazione dell'offerta con integrazione tra servizi AV e TPL».

Sulle grandi linee, il piano ricorda tutte le priorità nazionali, distinte per aree, a partire dai quadranti ovest (Terzo Valico e nodo di Genova; quadruplicamento delle tratte Gallarate-Rho nella tratta Parabiago-Rho e Milano Rogoredo-Pavia nella tratta Milano Rogoredo-Pieve Emanuele) ed est: (Verona-Brennero e tunnel del Brennero, circonvallazione di Trento con gli assi dell'alta velocità Brescia-Verona-Vicenza-Padova). Per il Centro Italia il piano indica le due dorsali della Orte-Falconara (Ancona) e della Roma-Pescara.

Per le strade manutenzione e tecnologia
Quanto agli investimenti nelle infrastrutture stradali, il Piano prospetta la necessità di interventi di manutenzione su opere d'arte, come ponti, viadotti e gallerie, «realizzate in massima parte a cavallo degli anni '50 e '60 dello scorso secolo, e principalmente in calcestruzzo, soggetto a fenomeni di deterioramento che si stanno via via acuendo». L'investimento è però tutto tecnologico, aumentando «la digitalizzazione per gestire i flussi di traffico e pianificare le attività di manutenzione in modo smart ed economico, oltre che ad aumentare notevolmente la resilienza della rete stessa». Il lavoro da fare, insomma, è approfondire la conoscenza dello stato della rete. L'unico caso concreto indicato nel piano è quello delle dorsali autostradali A24 e A25, infrastruttura definita strategica dopo il sisma del 2009, ma che, come è noto, richiede una verifica delle numerose opere presenti sul suo tracciato.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©