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Sicurezza urbana, la nuova rotta del Daspo

I l Governo cerca di rilanciare i divieti di avvicinamento del Questore introdotti nel 2014 e pochissimo utilizzati

di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei

Contro spaccio, risse e aggressioni, il decreto legge sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri la settimana scorsa sull’onda dell’omicidio di Willy Monteiro durante un pestaggio, cerca di rilanciare lo strumento del Daspo urbano: il divieto di avvicinamento a determinate zone (scuole, università ma anche esercizi e locali pubblici) deciso dal questore per i soggetti “pericolosi”. Introdotto nel 2017, con il decreto legge 14 voluto dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, questo strumento è rimasto infatti praticamente inutilizzato. Nei primi sei mesi del 2020 i Daspo per traffico e spaccio di stupefacenti sono stati solo 23 (nel 2019, 28). Ancor meno i provvedimenti adottati per «gravi disordini» o reati contro le persone e il patrimonio negli esercizi pubblici o nei locali di intrattenimento: nel primo semestre 2020 sono stati 16 e 9 nel 2019.

Lo scarso utilizzo

Numeri molto bassi dovuti al raggio d’azione – finora limitato – dello strumento. Infatti, i Questori potevano disporre il divieto di avvicinarsi a scuole e locali pubblici solo nei confronti delle persone condannate negli ultimi tre anni - con sentenza definitiva o almeno confermata in appello - per spaccio di droga in quei locali o in esercizi simili. Le nuove norme, invece, permetteranno di fermare con il Daspo urbano anche chi è stato solo denunciato per spaccio o condannato in via non definitiva negli ultimi tre anni; e per chi infrange il divieto si introduce la pena della reclusione da sei mesi a due anni, oltre alla multa da 8.000 a 20.000 euro.

Si alza la guardia anche nei confronti di chi commette reati durante «gravi disordini» nei locali pubblici o delitti «contro la persona o il patrimonio»: anche qui, i Questori potranno disporre il Daspo urbano contro chi è stato denunciato per questi reati negli ultimi tre anni e non più solo contro i condannati in via definitiva o con sentenza d’appello; e all’elenco dei reati che fanno scattare il divieto di avvicinamento si aggiungono i delitti aggravati per finalità di discriminazione o di odio etnico.

«La possibilità di intervenire in seguito a una denuncia amplierà di sicuro l’utilizzo dei Daspo urbani- dice il Questore dei Napoli Alessandro Giuliano -. E soprattutto ci permetterà di effettuare azioni immediate, cosa che l’attesa della pronucia definitiva (per la quale spesso servono anni) non consentiva».

Concorda il Questore di Palermo, Renato Cortese, che è tra coloro che finora hanno usato di più il Daspo contro spacciatori e violenti. Il vincolo della condanna definitiva o confermata in appello, però, «ci ha limitato tantissimo - spiega - perché i colpiti sono perlopiù ragazzi, che è difficile abbiano già sulle spalle una condanna definitiva. Ora lo strumento diventa più efficace: potremo agire su una platea più ampia e anche le sanzioni per chi viola il divieto di accesso dovrebbero acquistare una maggiore efficacia deterrente».

I mini-Daspo

Il maggior numero di Daspo urbani adottati finora dai Questori colpisce in realtà la reiterazione dei comportamenti già sanzionati con i cosiddetti mini-Daspo, gli ordini di allontanamento di 48 ore, effettuati dalle forze dell’ordine, soprattutto la polizia locale. Regolati sempre dal decreto legge 14/2017, possono scattare nelle aree in cui sorgono infrastrutture di trasporto (come stazioni, aeroporti, metro) e colpire parcheggiatori e venditori abusivi, persone in stato di ubriachezza, che commettono atti contrari alla decenza o intralciano l’accesso.

Uno strumento utilizzato dai Comuni fin da subito, seppur in modo non uniforme. Molti municipi (fra cui Roma, Milano e Napoli) hanno anche allargato le aree in cui possono essere emessi. Secondo i dati Anci, che censiscono i mini-Daspo delle polizia locali, negli anni 2017 e 2018 gli ordini di allontanamento sono stati 4.285, saliti a 6.359 nel 2019. I soggetti più colpiti sono i parcheggiatori abusivi (28% dei casi), seguiti da mendicanti (22%) e, in misura minore, venditori abusivi (10%). I numeri più alti a Roma dove nel 2020 ne sono stati già effettuati 800, mentre a Milano 145 e a Napoli 44.

L’intervento del questore e l’emissione del vero e proprio Daspo urbano (che dura un anno) scatta in caso di recidiva. «A Napoli abbiamo usato molto questo strumento - aggiunge il Questore - perché stiamo conducendo un’intensa campagna contro i parcheggiatori abusivi: è un fenomeno grave che incide sulla vivibilità della città, spesso accompagnato da comportamenti estorsivi». Così anche a Palermo, dove i Daspo, spiega il Questore, hanno colpito, oltre ai parcheggiatori abusivi, altri soggetti, come i violenti nelle stazioni o chi disturba sui mezzi pubblici.

Ma, a livello nazionale, la situazione è diversa. «A fronte di numerose richieste delle polizie municipali, l’emanazione dei Daspo urbani da parte dei Questori è stata limitata - dice Bruno Valentini, presidente commissione sicurezza dell’Anci - ma soprattutto non c’è quello scambio reciproco di dati e informazioni che potrebbe rendere lo strumento molto più efficace».

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