Appalti

La Multiutility del Veneto già guarda al Brennero

Un Ebitda che cresce di oltre il 50% a ridosso dei 300 milioni, un utile netto che raddoppia toccando quota 100 milioni, una maggioranza pubblica solida nei numeri e nella governance, dividendi che saliranno di anno in anno: un payout medio del 65% garantirà alle amministrazioni una cedola complessiva, in cinque anni, di oltre 150 milioni. È questo, in sintesi, il progetto industriale preliminare al 2024 della futura Multiutility del Veneto, che dovrebbe nascere dalla fusione tra Agsm Verona e Aim Vicenza con apporti di asset del partner di A2A: sarà da subito la quinta azienda del settore in Italia ma sarà pronta, come riferito da Radiocor, a rafforzarsi proponendosi come polo consolidatore del Triveneto, guardando a possibili aggregazioni lungo l'asse del Brennero, dove ci sono la trentina Dolomiti Energia prima e l'altoatesina Alperia. Due aziende che, come numeri, si dovrebbero collocare all'incirca sullo stesso livello della nuova realtà veneta.

Il progetto presentato ai sindaci, secondo i manager e gli advisor che lo hanno messo a punto, potrebbe soprattutto rappresentare un volano per la crescita dopo il Covid. L'occupazione nel gruppo è infatti stimata in aumento da 2.100 a 2.300 dipendenti, l'indotto per i territori di Verona e Vicenza del 20-25% mentre gli investimenti saranno di oltre 900 milioni sull'arco di piano, di cui 200 milioni a testa su gare gas e ambiente (sul ciclo integrato di Corteolona, destinato a diventare uno dei più avanzati tecnologicamente d'Italia) mentre all'espansione sulle rinnovabili (soprattutto eolico) dovrebbero essere dedicati oltre 100 milioni. Tutto ciò a fronte di sinergie tra l'8% e il 10% dell'Ebitda sull'arco piano e di ricavi che supereranno 2,1 miliardi. Sotto il profilo della governance, invece, i soci pubblici avranno oltre il 65% circa del capitale, 6 consiglieri su 9 e la designazione di presidente e vice presidente; inoltre è previsto un Comitato dei Territori che potrà sensibilizzare l'azienda sulle istanze dei vari stakeholder.

Alla luce di questi numeri la nascita della Multiutility del Veneto appare una storia aziendale con forti presupposti di successo per le società coinvolte e per i territori, ma le polemiche in questi giorni – specie sponda veronese – non mancano, in particolare sulla scelta di A2A come partner. Le settimane a venire saranno cruciali per coagulare un consenso politico e di sistema per poi arrivare alla firma di un'intesa vincolante a giugno. L'accordo preliminare è inoltre soggetto alla clausola sospensiva per la verifica dell'infungibilità. Già settimana prossima il progetto dovrebbe essere illustrato alle associazioni di categoria e, a vari livelli, alla politica di Verona e Vicenza mentre già l'altro ieri il primo “nuovo” cda di A2A, che ha nominato Renato Mazzoncini ad e dg, è stato aggiornato in modo approfondito sul dossier. Ora manca da percorrere la fase decisiva e più delicata, quella dell'ultimo miglio.

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