Amministratori

La multiutility Agsm Aim vara un maxi piano da 600 milioni

Il gruppo vicentino veronese aspira al ruolo di polo aggregante

di Cheo Condina

Investimenti per 600 milioni (triplicati rispetto agli ultimi quattro anni), un Ebitda gestionale oltre 180 milioni di euro (in crescita del 70% sul pro forma 2020), sinergie a regime per 15 milioni, ricavi vicini a 1,5 miliardi e un utile netto di gruppo che raddoppierà a 60 milioni.

Sono questi, in estrema sintesi, i numeri del piano industriale al 2024 di Agsm Aim, approvato dal board del nuovo gruppo nato lo scorso gennaio dalla fusione tra Agsm Verona e Aim Vicenza e controllato dalle rispettive amministrazioni. Una società che si candida a giocare un ruolo di leadership nel Nord Est, «con l’ambizione di essere la multiutility di riferimento di questi territori - ha sottolineato a Radiocor il consigliere delegato Stefano Quaglino -. Vogliamo essere un polo di aggregazione e non aggregato, possiamo diventare un soggetto interessante che può guardare a un’operazione alla pari con altri operatori, guardando a Est, a Nord e un pochino anche a Sud. Oggi - ha aggiunto - in agenda non c’è nulla ma l’idea, diversamente da quanto esaminato in passato, è guardare solo a un deal paritetico».

Il riferimento è alle recenti trattative, poi non andate a buon fine, per l’ingresso di A2A nel capitale, occasione in cui anche Hera si era fatta avanti oltre al tandem Alperia-Dolomiti Energia, che invece proponeva una joint venture più equilibrata. Nel medio periodo, inoltre, non è esclusa l’ipotesi di uno sbarco in Borsa visto che, già oggi, la nuova entità Agsm-Aim per dimensione è tra le più rilevanti dopo le Big Four delle multiutility, ovvero A2A, Hera, Iren e Acea. L’Ipo è un’opzione importante anche se, al tempo stesso, c’è un indirizzo molto chiaro a mantenere il controllo pubblico». Se ne parlerà, in ogni caso, alla fine dell’attuale piano industriale: «Per presentare una storia credibile agli investitori bisogna avere track record di successo» chiarisce il manager.

Per implementare il piano presentato ieri, «ambizioso ma equilibrato», Agsm Aim seguirà quattro principali driver di crescita. Innanzitutto il rafforzamento della vocazione green, con il 100% degli investimenti nella generazione da fonti rinnovabili, fino a raggiungere 450 MW di capacità installata (di cui il 60% “verde”) e puntando sullo sviluppo dell’economia circolare e sull’estensione delle reti di teleriscaldamento. In secondo luogo si spingerà su un ulteriore miglioramento della qualità dell’offerta commerciale con l’ampliamento di servizi smart e innovativi. Inoltre verranno effettuati importanti investimenti per la digitalizzazione delle reti gas ed elettriche (fino a raggiungere 450 milioni di Rab).

Infine si punta al raggiungimento di 1 milione di clienti energy che al 2024 genereranno margini lordi per 50 milioni (il 27% del totale).

Un punto forte del piano, ovviamente, saranno proprio gli investimenti che, grazie anche al noto effetto “moltiplicatore” sull’indotto, saranno un motore di crescita per le economie e per l’occupazione dei territori, già gravemente colpiti dalla pandemia. «Le due aziende da sole non avevano la capacità e forza di sostenere un piano così ambizioso - ha spiegato Quaglino -. Sono investimenti calibrati per far crescere fatturato e redditività dell’azienda. Nei primi anni crescerà un po’ la posizione finanziaria netta ma resterà comunque su livelli sostenibili, che non ci impediranno di partecipare eventualmente a gare gas o di cogliere occasioni di M&A, magari sulle energie rinnovabili se in linea con il nostro piano. Oggi la leva è poco utilizzata e le condizioni sul mercato sono favorevoli: se ci sono investimenti da fare è il momento giusto».

Al 2024 il rapporto debito/Ebitda dovrebbe così attestarsi a 3,1 volte dalle attuali 2,8 volte. Un livello sostenibile che potrà permettere alla nuova Agsm Aim, se centrerà tutti i target del piano in un mercato sempre più sfidante, di pensare a un ulteriore step di crescita.

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