Imprese

Coronavirus - Un accordo strategico tra ministeri rilancia gli appalti innovativi

di Giuseppe Arcidiacono

In concomitanza con il difficile ed incerto avvio della cosiddetta “fase 2” dell’emergenza Covid19, il Governo prova a pianificare le attività di ‘ricostruzione’ e ‘ripartenza’ che dovranno essere necessariamente concretizzate al termine di uno dei periodi più difficili e complessi della storia della nostra Repubblica.
In questo contesto, è stato siglato nei giorni scorsi un importante protocollo d’intesa tra il Ministero dello Sviluppo economico, il Ministero dell’Università e della Ricerca e il Dicastero per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, che puntano preliminarmente a canalizzare i propri sforzi per riprogettare in maniera congiunta la fruibilità delle aree urbane, ripensare i concetti di mobilità, migliorare la qualità della vita e la salute dei cittadini e promuovere una più consapevole fruizione dei beni culturali.
Secondo i principi ispiratori del documento, l’asse pubblico-privato può risultare decisivo per il rilancio dell’intera economia italiana che, per poter concretamente ripartire dopo il brusco e forzato lock-down, deve riuscire a valorizzare la spesa pubblica con il fine di creare infrastrutture, strumenti operativi e piattaforme digitali in grado di esaltare le competenze, le potenzialità e le qualità delle aziende italiane ed, in generale, diffondere il made in Italy nel mondo, migliorando, al contempo, il rapporto tra cittadini, aziende e burocrazia.
Si tratta, invero, del primo indirizzo di Governo, a livello europeo, che riconosce agli appalti pubblici la capacità di stimolare una crescita intelligente e inclusiva, dopo l’attuale fase di emergenza causata dalla diffusione del Coronavirus: per comprendere a pieno la portata e le potenzialità di una proficua collaborazione tra aziende ed enti pubblici, è sufficiente, invero, analizzare i dati di riferimento, che vedono la spesa pubblica per beni e servizi attestarsi in Italia, nel periodo pre-Covid, intorno a 140 miliardi di euro annui e rappresentare oltre l’8% del PIL, a dimostrazione di quanto lo Stato, attraverso i propri acquisti, possa influire sul mercato e sulle filiere produttive e, nello stesso tempo, innovare la propria macchina organizzativa, rendendo sempre più efficace la propria azione di Governo.

I contenuti del protocollo d’intesa
In estrema sintesi, l’accordo appena sottoscritto (disponibile al seguente indirizzo: https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Protocollo-intesa-domanda-pa-innovazione-2020.pdf) impegna i Dicasteri a perseguire le seguenti tre linee strategiche:
·         stimolare e sostenere la creazione di un nuovo modello di industria e di un mercato innovativo incentivato dalla domanda pubblica, supportando le attività di ricerca, sviluppo e sperimentazione e favorendo la competitività delle aziende presenti sul territorio;
·         attuare una vera e propria trasformazione delle infrastrutture digitali e dei servizi della pubblica amministrazione, promuovendo la collaborazione tra pubblico e privato per generare e diffondere l’innovazione;
·         migliorare la qualità della vita di cittadini ed imprese, favorendo l’introduzione di soluzioni innovative e tecnologie emergenti per dare riscontro alle esigenze di semplificazione che emergono quotidianamente e fornire risposte sempre più efficaci alla collettività.
In tale contesto, secondo quanto definito dal protocollo d’intesa, a MiSE, MUR e MID spetteranno i delicati compiti di sostenere le pubbliche amministrazioni che intendono lanciare appalti innovativi e di incoraggiare la partecipazione alle gare delle piccole medie imprese, delle startup e dei centri di ricerca mentre l’Agenzia per l’Italia Digitale, che interviene nell’accordo in qualità di “braccio operativo” del Ministero dell’Innovazione, dovrà coordinare le attività di promozione ed attuazione degli appalti di innovazione su tutto il territorio nazionale.

La valorizzazione delle imprese e delle start-up innovative
In continuità con quanto già previsto dal Decreto “Cura Italia”, anche il nuovo protocollo si pone l’obiettivo di indirizzare le amministrazioni verso i servizi offerti da specifiche tipologie di imprese innovative, considerate particolarmente adatte a rispondere alle esigenze contingenti connesse all’attuale emergenza sanitaria ed al successivo processo di ripartenza e ‘ricostruzione’.
È opportuno, a tal fine, sottolineare come gli enti pubblici, nel rispetto delle disposizioni del codice delle leggi inerenti l’antimafia e delle relative misure di prevenzione, siano già stati autorizzati dalla recente normativa anti Covdi-19 ad acquistare, sino al 31 dicembre 2020, beni e servizi informatici mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara, selezionando l’affidatario tra almeno quattro operatori economici, di cui almeno una start-up innovativa o una piccola e media impresa innovativa, iscritte nei relativi registri ufficiali.
L’obiettivo finale è quello di fornire agli enti la possibilità di esplorare opzioni fino ad ora precluse dalle stringenti regole di contenimento della spesa pubblica o comunque soggette ad una serie di passaggi burocratici a volte eccessivamente stringenti e di favorire la valorizzazione di quei soggetti imprenditoriali in possesso di grandi competenze ma colpiti duramente dalla crisi anche finanziaria connessa al Covid-19.

L’ approccio demand driven ed il ruolo dell’Italia in Europa
I tre Ministeri, inoltre, intendono promuovere il cosiddetto approccio demand driven (ossia basato sulla domanda) verso l’innovazione, che affida al committente, e quindi alla pubblica amministrazione, anche un ruolo proattivo nella determinazione delle ricadute e dell’impatto che, nel lungo periodo, gli interventi di innovazione devono essere in grado di produrre. 
Con questa iniziativa, infine, l’Italia conferma, anche durante la crisi sanitaria ormai diffusa a livello mondiale, il ruolo di primo piano che sta svolgendo in Europa nel campo degli appalti pubblici, in linea, tra l’altro, con un preciso indirizzo della Commissione Europea, che da tempo chiede agli Stati Membri di riconoscere e valorizzare gli effetti e la rilevanza della domanda pubblica quale fattore di stimolo degli investimenti dell’economia reale.

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