Progettazione

Il museo? È morto, nasce l'Art center: «fabbrica» di produzione e promozione artistica

Renzo Piano a Mosca, Ipostudio a Malta e Schiattarella Associati a Riyad. Il design made in Italy nel mondo

di Mariagrazia Barletta

Non chiamateli musei perché nel loro Dna rimane poco o nulla delle vecchie e statiche istituzioni. Dei loro antenati conservano poche informazioni genetiche, tanto che le esposizioni - quasi sempre temporanee - rappresentano solo una parte delle attività in essi contenute. L'evoluzione del museo prende il nome di "art center" e vede protagonisti, all'estero, gli architetti italiani. Si tratta di fabbriche di produzione e promozione dell'arte, luoghi di relazione, alcune volte anche ibridi, in cui la ricerca e la formazione sono basilari. Puntano sulla qualità dello spazio pubblico e, oltre a contenere molteplici attività, non disdegnano luoghi densi di memoria. È quanto accade nelle esperienze più all'avanguardia che stanno per concretizzarsi in diversi punti del globo.

A Mosca il polo dell'arte nell'ex centrale termica firmato Renzo Piano
Celebre, ancor prima di nascere, è il nuovo polo, in fase di realizzazione a Mosca, che darà nuova vita all'ex centrale elettrica costruita nel 1907 sulla Moscova. Un progetto commissionato al Renzo Piano Building Workshop dalla Fondazione V-A-C fondata dal magnate russo Leonid Mikhelson (Ceo di Novatek) e diretta dall'italiana Teresa Iarocci Mavica. I suoi interni, intesi come prosecuzione dello spazio pubblico, accoglieranno i visitatori per coinvolgerli nella creazione di nuove espressioni artistiche, eventi culturali e opportunità di apprendimento. Al suo interno ci saranno anche un centro didattico, un auditorium, residenze per artisti, una biblioteca e persino un laboratorio di arti culinarie. Si punterà sulla produzione di arte e sulla sperimentazione anche grazie alla riqualificazione di un'ex distilleria di vodka, esterna alla centrale dismessa, che ospiterà laboratori attrezzati per le nuove generazioni di artisti e creativi di Mosca.

Il futuro polo espositivo di Mosca commissionato a Renzo Piano Building Workshop dalla Fondazione V-A-C
Credit: Fondazione V-A-C

Tra i bastioni di Floriana sta nascendo il Micas ideato da Ipostudio
Da Mosca a Malta, dove è in fase di cantiere il Micas, acronimo di Malta international contemporary art space. Commissionato dal governo maltese e cofinanziato dall'Ue, si innesta in un piano culturale di ampio respiro, che ingloba un vasto progetto per il restauro delle storiche e possenti fortificazioni di Floriana, alle porte di La Valletta. Alla valorizzazione funzionale e materiale se ne affianca un'altra meno tangibile, ma altrettanto precisa: l'obiettivo dell'istituzione (già attiva e con un suo board) è dar vita ad una piattaforma per l'arte contemporanea e l'internazionalizzazione. L'obiettivo è duplice: far conoscere le opere d'arte più innovative prodotte oggi a livello mondiale e dare visibilità internazionale agli artisti locali. Stimolare la sperimentazione, la ricerca e lo scambio culturale sono le aspirazioni del futuro centro, la cui apertura è prevista per il 2022. A progettarlo, dopo aver vinto un concorso internazionale nel 2017, è Ipostudio Architetti di Firenze. «Non sarà un museo, ma un centro vivo per l'arte contemporanea», precisa Carlo Terpolilli, fondatore di Ipostudio. Spazi per seminari, residenze d'artista, aree espositive all'aperto e interne, una suggestiva passeggiata tra le mura e un percorso di visita delle fortificazioni fanno parte dell'ampio polo culturale alla cui costruzione contribuisce il Micas.

Il Malta international contemporary art space - Micas (in corso di realizzazione a La Valletta), commissionato dal governo maltese a Ipostudio Architetti
Credit: Ipostudio Architetti

L'art space si inserisce in un complesso dalla storia centenaria, che ha ospitato persino una fabbrica di polvere sparo e, più tardi, nel Settecento, un ospizio per anziani ed infermi voluto dai Cavalieri. Le gallerie, che si incuneano nello spazio vuoto tra due bastioni, saranno coperte da una sofisticata copertura di acciaio e vetro. Si entra a quota +25 metri sul livello del mare, in corrispondenza del terzo livello del nuovo centro d'arte, per poi discendere tra le possenti mura senza mai perdere di vista il Barbara Arc, un arco considerato un capolavoro dell'ingegneria militare, strategico in caso di ritirata, che diventa per il nuovo centro una finestra sul mare. Il grande tetto - progettato con Niccolò De Robertis di aei progetti - «protegge le mura senza aggredirle e non è solo qualcosa che copre - precisa Terpolilli -, è anche un'infrastruttura funzionale all'illuminazione e all'esposizione di opere, una sorta di macchina scenografica», studiata anche per ottenere condizioni ambientali e climatiche interne ottimali e offrire agli spazi la flessibilità richiesta dall'imprevedibilità dell'arte contemporanea. Quanto ai lavori, «abbiamo restaurato le mura e stiamo procedendo con lo scavo per le fondazioni della struttura di acciaio, fatte con micropali. È un'operazione delicata perché queste fortificazioni sono sì costruite sulla roccia, ma alcuni piani sono costituiti da materiale riportato, quindi dobbiamo andare a prendere la roccia, evitando i tunnel», il tutto sotto la supervisione della soprintendenza, conclude l'architetto.

A Riyad il cantiere dell'art center firmato Schiattarella Associati
A circa 15 minuti da Riyad sta sorgendo una sorta di incubatore d'arte, in cui la produzione, specie di arte digitale, è centrale. È l'Addiriyah contemporary art center. Si tratta di un luogo di promozione e produzione di arte, con atelier, spazi espositivi e per la formazione, un centro di documentazione e ricerca sull'arte contemporanea, una mediateca-biblioteca e laboratori attrezzati con le più moderne tecnologie, stampanti 3d comprese. E poi luoghi di incontro per condividere esperienze e generare nuove sinergie. Il progetto, che nasce da un concorso ad inviti, è dello studio Schiattarella Associati. «I lavori, la cui durata doveva essere di un anno e mezzo (per la sola parte architettonica, nda), sono iniziati a fine febbraio, poi c'è stato lo tsunami del Covid e si è fermato tutto. Ora stiamo seguendo il cantiere da remoto in quanto le frontiere con l'Arabia Saudita sono ancora chiuse», racconta Andrea Schiattarella, direttore dello studio romano (di cui è fondatore e chairman Amedeo Schiattarella). L'art center sta sorgendo sul bordo del Wadi Hanifah, «a circa 150 metri dalla parte storica di Ad-Diriyah», spiega ancora Andrea Schiattarella. Ad-Diriyah è la prima capitale della dinastia saudita. Custodisce al suo interno la cittadella del potere At-Turaif, inserita nel 2010 nella «heritage list» dell'Unesco. Sul lato opposto rispetto al wadi si estende la zona agricola. Nel mezzo tra la parte agricola e quella urbanizzata, proprio sulla scarpata rocciosa del wadi, si ergerà l'art center che cerca di ricostituire la continuità, che era stata negata da un recente intervento, tra i campi e l'antica città.

L'Addiriyah contemporary art center, in corso di realizzazione a Riyad (Arabia Saudita) progettato da Schiattarela Associati
Credit: Schiattarella Associati

«È un progetto che parte dal luogo, considerandone sia gli aspetti morfologici, quindi: il wadi, la roccia, la scarpata, sia gli aspetti culturali e identitari», precisa ancora Andrea Schiattarella. «Potevamo imporre una nostra architettura - continua - invece siamo andati alla ricerca di alcuni elementi che caratterizzano la regione del Najd, dove l'architettura tradizionale è fatta principalmente di pieni, dove gli insediamenti sono sempre aggregati con una distribuzione complessa ». Così l'art center è un sistema organizzato di pieni che rimanda alla conformazione dell'antica Ad-Diriyah e ripropone la continuità materica tra il suolo ed il costruito tipica dell'architettura tradizionale locale. Dopo il concorso, conclude l'architetto, «abbiamo sviluppato un lavoro, insieme ad alcuni tra i più importanti artisti sauditi, per definire i contenuti dell'art center in termini di vocazioni e di spazi funzionali. Nascendo come incubatore, l'azione principale sarà quella di favorire lo sviluppo e la crescita delle esperienze locali, puntando ad avere scambi con le realtà internazionali». L'art center è un progetto del governo saudita (sarà gestito dal ministero della Cultura), che si inserisce nel programma, attualmente portato avanti dalla Diriyah Gate Development Authority, che mira a fare del distretto di Ad-Diriyah una delle più importanti destinazioni culturali del Regno. Programma che rientra a sua volta nella visione strategica di sviluppo che l'Arabia Saudita si è data guardando al 2030.

Gli architetti italiani all'estero
I cantieri in corso confermano il buon posizionamento dell'architettura museale italiana all'estero. Aprirà ad aprile 2021 il museo del Cinema a Los Angeles firmato Renzo Piano, progettato per la Academy of Motion Picture Arts and Sciences (ben nota per l'assegnazione degli Oscar). Il duo italo-spagnolo Barozzi Veiga, dopo aver completato il museo cantonale di Belle Arti (Mcba) a Losanna, lavora ad un progetto di profonda trasformazione del prestigioso Art Institute of Chicago. Il team italo-spagnolo è stato scelto inoltre per disegnare il nuovo campus per artisti per l'Oolite Arts a Miami e contribuisce, con due edifici, all'ideazione del London design district che sta prendendo forma nella penisola di Greenwich. Si tratta di un nuovo quartier generale per le imprese creative, la cui apertura è prevista per il 2021. Lavora all'incrocio tra arte, design e architettura, puntando sulla ricerca artistica e sui giovani talenti, lo Z33 ad Hasselt, in Belgio, la cui addizione - progettata dall'italiana Francesca Torzo - si relaziona con l'antico beghinaggio della cittadina.

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