Appalti

Unieco e Coopsette, crac miliardario per i due giganti edili delle cooperative rosse

di Fabio Pavesi

Un vero e proprio terremoto finanziario che si è abbattuto su Reggio Emilia e che scuote, forse per sempre, le fondamenta del cuore pulsante delle coop rosse. Una dietro l’altra sono falliti due giganti delle costruzioni. Pochi giorni fa ha gettato la spugna il colosso Unieco che è andata in liquidazione coatta amministrativa, dopo che le aveva tentate tutte per un concordato in bianco.

Il crac di Unieco, chiude una storia lunga 113 anni che l’ha vista protagonista di alcune delle più importanti opere infrastrutturali del Paese, e lascia in eredità ai liquidatori oltre 500 milioni di debiti solo con le banche su oltre 800 milioni di debiti complessivi. L’uno-due che ha colpito al cuore il mondo cooperativo emiliano è rappresentato dall’altro fallimento eccellente. Quello di Coopsette, anch’essa reggiana e anche lei in liquidazione da fine del 2015. Anche nel caso dell’altro gigante delle costruzioni a marchio coop, il fallimento lascia uno strascico di debiti solo con il sistema bancario di oltre 600 milioni. Soldi finiti nel buco nero della crisi dell’edilizia, su cui non sono mancate però scelte gestionali più che discutibili nel tentare di negare fino all’ultimo l’evidenza del continuo sprofondare dei conti.

Crac da un miliardo

Un buco da oltre un miliardo di sola esposizione bancaria che si proverà a recuperare da parte dei liquidatori, cercando di vendere gli asset rimasti, se del valore è sopravvissuto, per rimborsare banche, fornitori e le migliaia di dipendenti-soci che non solo hanno perso il lavoro (le lettere di licenziamento in Unieco sono partite in questi giorni), ma hanno visto azzerare sia il capitale versato che il loro prestito sociale che è la modalità tipica con cui i soci finanziano le loro cooperative facendo di fatto da banca.

Quel «bail in» delle coop

Il termine banca è formalmente improprio ma di fatto per i soci delle due Coop è andato in scena una sorta di bail in. Nelle loro Coop c’erano molto spesso i risparmi di una vita come raccontano molte delle interviste raccolte dalla stampa locale. I due crac di Reggio Emilia non sono certo un fulmine a ciel sereno. Per ambedue le avvisaglie c’erano eccome, almeno fin dal 2013, quando sia Coopsette che Unieco presentarono le prime richieste di concordato preventivo. Era un modo già allora per provare a tenere a bada i creditori. Non ha avuto nessuna fortuna. Certo la crisi è figlia della pesantissima erosione dei ricavi. Coopsette li ha dimezzati in soli tre anni; Unieco li ha visti scendere da oltre 600 milioni nel 2012 a 450 milioni nel 2014. Poi la nebbia: non sono più stati approvati da allora i bilanci, ma l’accelerazione al ribasso deve essere stata impetuosa. Basti pensare che Unieco aveva già cumulato allora oltre 250 milioni di perdite in un triennio, il capitale era sceso a fine 2014 a 50 milioni con i debiti con le banche saliti a 10 volte il valore del patrimonio. Quel patrimonio ora è negativo per oltre 80 milioni. Stesso amaro copione per Coopsette: 170 milioni di perdite cumulate e debiti con le banche schizzati oltre il mezzo miliardo.

Le banche sofferenti

E tra le banche nel caso di Unieco ecco spuntare come primo creditore Mps con oltre 100 milioni di esposizione che oggi sono sofferenze conclamate. Ma non solo. Tra gli istituti esposti con il colosso cooperativo figurano anche Carige; la Popolare di Vicenza; Etruria. Ma anche fino a tutto il 2014 anche la Banca Popolare dell’Emilia Romagna e Bnl.

Coopsette rovinata anch’essa sotto un mare di debiti aveva un rapporto particolare soprattutto con Carige. Ora quei dissesti pesano non solo sui soci, ma anche su pezzi del sistema bancario che si trovano ad avere a che fare con quel miliardo di prestiti tra le due grandi Coop che nei bilanci, vista la situazione, non possono che risultare classificati come sofferenze.

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