Appalti

Miele (Corte dei conti): «Dal Codice chance per ridurre la paura della firma»

Per il presidente aggiunto la riforma va nella direzione giusta e migliora la qualità della nostra regolazione

di Giuseppe Latour

Il nuovo Codice appalti «va nella direzione giusta e ci offre una grande opportunità», perché punta a migliorare la qualità della nostra regolazione. Il presidente aggiunto della Corte dei conti, Tommaso Miele ieri mattina a Modena, nel corso di un convegno organizzato da Upi Emilia-Romagna in collaborazione proprio con la provincia di Modena, ha fotografato così la situazione del mercato dei contratti pubblici, dopo l’arrivo del Dlgs n. 36/2023.

Per Miele uno dei problemi centrali da fronteggiare per favorire il lavoro delle pubbliche amministrazioni è «la paura della firma». Un fenomeno che dipende anche «da una qualità della legislazione che è pessima. Nel periodo del Covid su questo ci siamo superati: siamo riusciti a modificare, in sede di conversione di un decreto legge, norme che erano a tutti gli effetti già in vigore». Il rimedio a queste incertezze può arrivare dal Codice, ma anche dalla Corte dei conti, che «può essere chiamata ad un ruolo più forte in sede consultiva e di controllo preventivo».

Nel corso dell’incontro è emerso un ottimismo sulle semplificazioni che il Codice sarà in grado di portare. Anche perché, come ha ricordato il presidente di Upi Emilia-Romagna, Andrea Massari, «spendere bene i soldi del Pnrr dipende da questo Codice, ma è necessario chiarire subito gli aspetti dubbi». Per il presidente di Ance Emilia-Romagna, Maurizio Croci, tra le altre cose, «va garantito l’accesso al mercato delle piccole e medie imprese». Per Marcovalerio Pozzato, presidente della Corte dei conti, sezione controllo dell’Emilia-Romagna «gli uffici comunali oggi sono intasati da 80mila mini-appalti: vanno messe in comune le risorse dei piccoli enti che fronteggiano con difficoltà questa massa di gare».

Risposte arrivano anche su uno dei passaggi più criticati: l’ampliamento del perimetro degli affidamenti diretti. «Questa procedura – conclude Stefano Glinianski, consigliere della Corte dei conti sezione Autonomie – non significa arbitrio, ma è temperata dalla motivazione degli atti e dai criteri, come quello di accesso al mercato, che bisogna considerare negli affidamenti».

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