Urbanistica

Ridurre le emissioni inquinanti: le grandi città europee puntano sul legno

Da Parigi ad Amsterdam, da Monaco di Baviera a Bergen le amministrazioni iniziano a imporre l'utilizzo di materiali naturali per le costruzioni residenziali e per la riqualificazione dell'esistente

di Maria Chiara Voci

Il piano strategico "Green Deal Timber Construction" promosso dall'amministrazione di Amsterdam lo scorso autunno prevede che tutti gli edifici dal 2025 vengano costruiti con almeno il 20% di legno o altri materiali a base biologica nei 32 comuni della regione metropolitana. In Francia è obbligatorio usare il legno per il 50% dei nuovi immobili pubblici: housing sociale, ospedali, scuole. Inoltre, dal primo gennaio è entrata in vigore Oltralpe una normativa ambientale per l'edilizia, che incentiva l'uso di materiali naturali e le operazioni green. In Austria, il governo ha lanciato un bando, concluso a ottobre, che ha distribuito un euro per ogni chilo di legno utilizzato nelle costruzioni (il contributo saliva a 1,10 euro se abbinato a un sistema di isolamento rinnovabile). E ancora: Monaco di Baviera è regista dello sviluppo, finanziato anche da fondi pubblici, del quartiere residenziale Prinz Eugen Park, appena insignito del prestigioso Deutscher Holzbaupreis 2021 e che sta trasformando i 30 ettari di una ex caserma militare in un villaggio urbano ecologico. Le capitali estere hanno imboccato da tempo la strada del nuovo Bauhaus europeo, sostenuto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Il legno può trasformare il settore delle costruzioni da fonte a "serbatoio" di carbonio e - come conferma una recente ricerca dell'Università di Aalto e dell'Istituto finlandese per l'ambiente – se nei prossimi 20 anni fosse impiegato nell'80% delle case in Europa (per strutture, rivestimenti, superfici e arredi) si potrebbero immagazzinare fino a 420 milioni di tonnellate di anidride carbonica.Per raggiungere l'obiettivo non basta, però, l'iniziativa dei privati: la politica deve disegnare norme e programmi. Il tema – che vede l'Italia ancora agli albori, con esperienze isolate che faticano a trovare la dimensione della città – è stato affrontato la scorsa settimana a Bolzano in un pomeriggio di studio organizzato dalla Fiera come evento lancio del Wood Summit che si svolgerà in primavera, nell'edizione di Klimahouse 2022 (tradizionalmente a gennaio, ma slittata dal 18 al 21 maggio per via del Covid). «La sfida per il settore – dice Guido Callegari, docente del Politecnico di Torino – consiste in un passaggio dalla casa monofamiliare a una scala di quartiere, azione in grado di innescare ricadute ambientali ed economiche ben superiori alla stagione del 110%.

La transizione ecologica, così come in molti Paesi europei, deve essere accompagnata da politiche dedicate a casa ed edilizia, settore in grado di raggiungere più facilmente l'azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2050». Aggiunge l'architetto Paolo Simeone, anche lui docente al Politecnico: «Il progresso della tecnologia CLT cross laminated timber apre lo spazio alla realizzazione di volumi sempre più complessi, con sviluppi in ampiezza e altezza, che traguardano la dimensione del piccolo intervento».Gli esempi riguardano nuovo e recupero dell'esistente. «In Francia è stato lanciato il programma di sperimentazione REHA, Requalification à haute performance énergétique de l'habitat collectif, come attività di coordinamento nazionale dei progetti di riqualificazione social housing» racconta ancora Callegari. Sempre in Europa, da segnalare il progetto Built by Nature, sostenuto dalla olandese Laudes Foundation, con l'obiettivo di aprire link fra industria e progettisti per dimostrare che esistono soluzioni innovative. Sul piatto anche la disponibilità a finanziare (con stanziamenti da 50 a 250mila euro) le migliori idee per strumenti di sviluppo e promozione delle timber construction.

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