Urbanistica

Ucraina, dopo un anno di guerra sale a 411 miliardi di dollari il costo della ricostruzione

I danni diretti a edifici e infrastrutture ammontano a oltre 135 miliardi di dollari, divisi tra abitazioni (37%), trasporti (26%), energia (8%)

di Gianluca Di Donfrancesco

Sale a 411 miliardi di dollari (383 miliardi di euro) il costo della ricostruzione in Ucraina: è la nuova stima elaborata da Governo ucraino, Banca mondiale, Commissione europea e Nazioni Unite.

Il conto si basa sulla distruzione causata nel Paese nel primo anno di guerra, quindi fino al 24 febbraio 2023, ed è contenuto nel secondo Rapid Damage and Needs Assessment presentato ieri dalla Banca Mondiale. Le esigenze finanziarie per rimettere in piedi il Paese sono pari a 2,6 volte il Pil dell’Ucraina nel 2022. Si aggiungono agli oltre 8mila morti e 13.300 feriti tra i civili.

Il primo assessment, pubblicato a settembre dello scorso anno, prendeva in esame gli effetti dei primi tre mesi di guerra, con un costo stimato in 349 miliardi di dollari. Il conto di una guerra in piena evoluzione (anche senza considerare la strisciante minaccia di escalation nucleare) non può che salire.

Tuttavia, i danni non sono aumentati tanto quanto ci si sarebbe potuto aspettare dopo la prima fase del conflitto. Per tre ragioni: in primo luogo, spiega la Banca Mondiale, gli scontri più intensi sono rimasti circoscritti nelle aree immediatamente investite dall’aggressione russa (in particolare Donetsk, Kharkiv, Lugansk e Kherson); in secondo luogo, alcune delle esigenze del Paese sono state soddisfatte grazie agli aiuti internazionali (come nella sanità, dove oltre 500 strutture sono state parzialmente o totalmente ricostruite); lo stesso sostegno internazionale ha consentito, infine, allo Stato ucraino di continuare a operare e a fornire servizi essenziali, anche nelle fasi più drammatiche, contribuendo a contenere i danni.

L’Ucraina, secondo il nuovo rapporto, avrà bisogno di 14 miliardi di dollari per investimenti critici e prioritari per la ricostruzione nel 2023. Soddisfare queste esigenze richiederà finanziamenti per 11 miliardi di dollari oltre a quanto il Governo ha già previsto nel suo bilancio per l’anno in corso, inclusi sei miliardi di dollari in esigenze di bilancio non finanziate e altri cinque miliardi di finanziamenti per sostenere le imprese statali e coinvolgere il settore privato.

I danni diretti a edifici e infrastrutture ammontano a oltre 135 miliardi di dollari, divisi tra abitazioni (37%), trasporti (26%), energia (8%), commercio e industria (8%) e agricoltura (6%). L’aumento maggiore si è registrato nell’energia, dove i danni sono stati più di cinque volte maggiori rispetto al giugno del 2022. È l’effetto dell’accanimento degli attacchi contro le infrastrutture energetiche, man mano che l’invasione russa perdeva spinta.

Il costo della sola rimozione dei detriti e della demolizione delle strutture non recuperabili supera i 5 miliardi di dollari.

«La ricostruzione dell’Ucraina richiederà anni, ma la resilienza e la determinazione del Paese, insieme al sostegno degli alleati, stanno limitando i danni», afferma Anna Bjerde, vicepresidente della Banca mondiale per l’Europa e l’Asia centrale. «Il continuo sostegno all’Ucraina - aggiunge Bjerde - è un investimento sia per il Paese che per l’economia globale. Gli aiuti delle istituzioni multilaterali devono essere integrati da investimenti privati, per aumentare i finanziamenti disponibili per la ricostruzione».

La guerra ha spinto oltre 7 milioni di ucraini nella povertà, che è balzata dal 5,5% al 24,1%, e ha cancellato 15 anni di progressi nello sviluppo economico-sociale del Paese. Nel 2022, il Pil è crollato del 29,2%.

La Banca mondiale ha già mobilitato 20,6 miliardi di dollari per l’Ucraina. Aiuti sono arrivati da tutto l’ampio fronte dei Paesi alleati e l’Fmi ha appena annunciato di aver raggiunto l’accordo con il Governo di Kiev sull’atteso pacchetto da circa 15,6 miliardi di dollari in quattro anni. Sarà il primo prestito a un Paese in guerra da parte del Fondo, che ha appena modificato le proprie regole d’ingaggio in modo da poter intervenire in casi di incertezza eccezionalmente elevata.

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