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Lotta all’immigrazione clandestina, creare più hot spot a Sud dove si originano i flussi

Una cosa il ministro dell'Interno Matteo Salvini vuole evitare a tutti i costi nella sua politica contro l'immigrazione clandestina: compiere gli stessi errori del suo collega di partito, Roberto Maroni che, una volta insediato al Viminale, si accorse che tra le enunciazioni di principio e le politiche attive c'è una distanza quasi siderale. Con il risultato che i respingimenti collettivi furono sanzionati dalla Corte Ue dei diritti dell’uomo e l’incapacità di distinguere tra migranti economici e richiedenti asilo produsse la più grande regolarizzazione di immigrati irregolari mai fatta in Italia. Ma una risposta solo italiana non ha più senso come ha ricordato la stessa cancelliera tedesca Angela Merkel.

Di qui la necessità di coinvolgere in maniera sempre più forte rispetto al passato l’Ue esternalizzando le frontiere e creando degli Hot spot a Sud da dove originano i flussi ed è più facile distinguere tra chi fugge da guerre e chi è un migrante economico. Come spiega Giuseppe Terranova di West (portale delle politiche migratorie): «l’Europa dei 27 non troverà mai un accordo sull’ingresso dei migranti in Europa. Nel frattempo da Lussemburgo è arrivata la notizia dell’ennesimo mancato accordo sulla riforma del regolamento di Dublino. E, salvo improbabili sorprese, i nuovi arrivati continueranno ad avere l’obbligo di fare domanda d’asilo nei Paesi di primo approdo: Grecia, Italia e Spagna». Per risolvere l’emergenza immigrazione, l'unica strada oggi percorribile, secondo West «è quella che viene definita esternalizzazione delle frontiere: chiedere ai Paesi di partenza e transito, in cambio di denaro, di sorvegliare i loro confini e, di conseguenza, i nostri. Bruxelles potrebbe finanziare gli Stati della riva Sud del Mediterraneo e creare super hotspot dove, sotto l’egida dell’Unhcr, fare domanda asilo».

Se Salvini è atteso a Tunisi per chiudere la prima crisi diplomatica e implementare i vecchi accordi, la seconda tappa potrebbe riguardare Tripoli. Nonostante gli accordi quadro politici tra le tribù Tebu e Walad Suleiman (interessata al contrabbando di petrolio) sponsorizzati dall’Italia e dall’ex ministro dell'Interno Minniti siano saltati da mesi questo non pregiudicherà affatto le intese sul fronte migratorio. «Non c’è alcuna scadenza negli accordi bilaterali ed europei raggiunti da Minniti con le autorità locali libiche - dice l'ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Perrone - programmi che procedono sia sul piano bilaterale che europeo; premiano gli sforzi a livello locale per contrastare l’immigrazione illegale, programmi Ue di cooperazione per 50 milioni, quelli bilaterali per circa 20 milioni. Politiche – aggiunge Perrone - che vanno ora adeguatamente sostenute».

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