Codice appalti/1. Cantone: «Semplificazioni ok, ma l’impianto base resta valido»
Il presidente dell'Anac Raffaele Cantone, in audizione alla Commissione lavori pubblici del Senato, offre piena collaborazione al governo per l'obiettivo dell'esecutivo Conte di “semplificare” il Codice appalti, e cita le proposte già presentate al Mit ad esempio per limitate deroghe all'obbligo di offerta più vantaggiosa (con un circoscritto ritorno al massimo ribasso, per lavori dove sia impossibile valutare la qualità dell'offerta) e all'obbligo di progettazione esecutiva (nei casi di interventi standard o accordi quadro). Tra le altre proposte il ritorno al regolamento unico per la fase esecutiva degli appalti e il potenziamento del pre-contenzioso Anac, come suggerito dal governo.
Ma Cantone ha difeso a spada tratta gli assi portanti del Codice 2016: la centralità della progettazione esecutiva (e dunque il no all'appalto integrato) come strumento chiave per ridurre le varianti in corso d'opera, il contenzioso e la corruzione; i forti limiti alle stesse varianti; e la riduzione delle stazioni appaltanti, accorpando bandi e appalti a strutture uniche regionali e nazionali, o comunque assegnando compiti in base alla capacità e alle strutture presenti.
Cantone ha anche difeso l'addio posto dal Codice al massimo ribasso, mettendo però in guardia sul fatto che l'«offerta più vantaggiosa funziona solo se parte l'albo delle commissioni di gara controllato dall'Anac e i bandi tipo, due punti del Codice ancora in attuazione» (ieri le istruzioni operative Anac).
«Siamo d'accordo - ha detto Cantone - a semplificare il Codice appalti dove necessario. Siamo però contrari se “semplificazione” vuol dire utilizzo di procedure fittizie per tornare a sistemi delle mani libere come la Legge obiettivo, legge che secondo noi non ha migliorato la qualità dei lavori pubblici nè ha impedito la corruzione».
Il presidente Anac ha in sostanza chiarito che dietro l'obiettivo di “semplificare” ci può essere quello di ribaltare gli obiettivi chiave del Codice 2016, che ha ricordato Cantone furono condivisi da un'ampia maggioranza (oltre quella di governo, e il riferimento è soprattutto ai cinquestelle) in sede di legge delega 2015. E cioè appunto ridurre i maxi-ribassi, le varianti e i contenziosi in corso d'opera, i subappalti; migliorare la qualità della progettazione e ridurre e qualificare le stazioni appaltanti. Il tutto anche come strumento anti-corruzione.
Semplificazione sì, dice dunque Cantone, ma con difesa della centralità del progetto esecutivo, dell'offerta vantaggiosa con commissioni Anac e dell'obiettivo della qualificazione delle stazioni appaltanti.
Una linea oggettivamente alternativa a quella messa in campo a inizio luglio dalle proposte congiunte di Ance (imprese di costruzioni) e Anci (Comuni), incentrare in modo radicale su un ampio ritorno all'appalto integrato (gare su progetto definitivo e non esecutivo) e al massimo ribasso, e sull'ammorbidimento delle regole di qualificazione per i Comuni. «La riduzione delle stazioni appaltanti - ha detto invece Cantone - è per noi il tema principale posto dal Codice. È vero che i Comuni sono stati depauperati nelle strutture e nel personale, ma spesso le burocrazie delle amministrazioni appaltanti non vogliono assumersi le loro responsabilità, ed è questo a causare il blocco degli appalti».
«Quando i progetti definitivi ed esecutivi sono fatti bene - ha detto Cantone - è quasi impossibile fare varianti, aprire contenziosi e recuperare i ribassi fatti in gara. Il Codice ha portato a un boom di gare di progettazione, e questo oltre a dare lavoro a molti professionisti sta gradualmente producendo importanti risultati nel migliorare la qualità della progettazione, così come altri risultati arriveranno dall'applicazione delle tecnologie informatiche del Bim. E importanti risultati di efficienza sono da attendersi se affidiamo il ruolo di stazione appaltante solo a chi ha i mezzi per farlo. Ma il decreto sulle stazioni appaltanti non è stato fatto finora proprio per le resistenze dei piccoli enti. Su tutto questo sarebbe secondo noi un grave errore fare retromarcia».
REGOLAMENTO
Circa il tema delle Linee guida, Cantone non ha fatto le barricate: «Tornare al regolamento al posto delle Linee guida Anac - ha detto - è una scelta politica legittima, ma ricordiamoci che la scelta delle Linee guida flesibili fu fatta per evitare la doppia produzione normativa del vecchio sistema, con di fatto un Codice 2006 e un secondo codice 2010 con il regolamento». «Non mi scandalizzerei - ha aggiunto - se volessimo tornare a un regolamento forte e dettagliato per la fase esecutiva degli appalti, dove forse il nuovo Codice 2016 ha voluto lasciare eccessiva discrezionalità alle stazioni appaltanti, mentre poi ci troviamo spesso a funzionari pubblici che di fronte alla discrezionalità non si vogliono prenedere le loro responsabilità, e ne fanno un alibi per bloccare tutto».
LE PROPOSTE DI MODIFICA
Sul tema del regolamento per la fase esecutiva, come per i “chirurgici” ampliamenti di appalto integrato e massimo ribasso, Cantone ha in sostanza citato alla lettera le proposte già fatte filtare nelle settimane scorse dal consigliere Anac Michele Corradino, che Cantone ha citato come «uno dei massimi sperti in Italia di appalti pubblici, e nostro rappresentante al tavolo Mit pe la riforma» (si veda l’intervista a Corradino).
RIPRESA DEI BANDI
«Che ci sia un collegamento causa-effetto tra il Codice appalti e la crisi degli appalti pubblici è smentito dai fatti». Il presidente dell'Anac Raffele Cantone lo ha ribadito nella sua relazione informale presso la Commissione Lavori pubblici del Senato.
«Sul Codice - ha premesso - ci sono un po' di equivoci da sfatare. Si è detto che gli appalti pubblici sono in crisi, ma i dati del 2017 dicono che i bandi sono in continuo aumento, e questa crescita prosegue anche nel primo semestre 2018». «È vero, - ha aggiunto Cantone - c'è stato un effetto rimbalzo rispetto al calo del 2016, ma è oggettivamente in corso una ripresa degli appalti pubblici, più significativa per servizi e forniture, ma anche per i lavori. Dunque che il nuovo Codice 2016 abbia prodotto una crisi degli appalti è smentito dai fatti».
ATTUAZIONE CODICE DA COMPLETARE
«Ci sono stati problemi attuativi nella fase di entrata in vigore del Codice appalti - ha spiegato il presidente Anac Raffaele Cantoe in audizione al Senato, Commissione lavori pubblici - ma attenzione, perché mancano all'appello provvedimenti che dovrebbero attuare alcuni degli assi portanti del Codice. Dunque dare giudizi completi sul Codice, oggi, è prematuro». Devono ancora essere emanati - ha ricordato Cantone - i decreti sulla qualificazione delle stazioni appaltanti (Dpcm), l'albo dei commissari di gara, il rating delle imprese. «Per quanto riguarda gli atti di competenza Anac - ha aggiunto Cantone - su 10 Linee guida ne abbiamo emanate 7 e due sono in arrivo, mentre sul rating di impresa ci sono oggettivamente problemi».