Appalti

Integra/1. Il colosso delle coop edilizie (ex Ccc) chiude con utile record il suo primo anno di attività

di Alessandro Arona

Dimagrito ma in grande forma, pieno di iniziative e in ottima salute (finanziaria). Così si presenta il consorzio cooperativo Integra - "erede" del Ccc (Consorzio cooperative costruzioni) di cui ha affittato il 4/4/2016 il ramo d'azienda appalti - all'assemblea del 9 maggio prossimo che dovrà approvare la distribuzione degli utili relativi al suo primo bilancio completo, quello del 2017, approvato dal consiglio di sorveglianza il 4 aprile scorso (e che abbiamo visto in anteprima).
Il valore della produzione è stato di 676,989 milioni di euro, lontano dagli 1,3 miliardi di euro del Ccc degli anni d'oro (2013), poi sceso a 1.047 milioni nel 2014 e 880 nel 2015, ma anche da quello della stessa Integra 2016, che fu di 718,9 milioni. Complice del risultato, per un consorzio che lavora al 100% sul mercato italiano, certamente l'ulteriore contrazione del mercato dei lavori pubblici lo scorso anno. Tuttavia i risultati di bilancio sono sorprendenti, se pensiamo che 665,129 milioni su 676,9 di fatturato vengono girati alle cooperative che lavorano sui contratti firmati da Integra, e solo 11.859.902 euro sono i ricavi effettivi del consorzio per i servizi resi ai soci (promozione commerciale in fase di gara e assistenza tecnico amministrativa nel corso dei lavori). Ebbene, su questi 11,8 milioni di fatturato il margine operativo lordo è stato di 2,070 milioni, e il risultato netto un utile di 853.878 euro.
Già nel 2016 i risultati avevano superato gli obiettivi posti nel piano finanziario 2016 al momento dell'acquisto da Ccc: 360mila euro di utile rispetto a una perdita di 1,125 milioni, ma nel 2017 si è fatto ancora meglio: 0,854 milioni di utile rispetto a 339mila euro di perdite previste.

«Il risultato netto è quasi imbarazzante - sostiene il presidente del consiglio di gestione, Vincenzo Onorato - per una struttura di servizi come noi siamo. Abbiamo fatto una forte politica di attenzione ai costi, e abbiamo aumentato rispetto a Ccc tutte le politiche interne di compliance che ci permettono di selezionare con più attenzione le imprese socie a cui affidare la partecipazione alle gare e poi di vigilare con rigore la capacità di portare avanti gli appalti vinti».

Integra è nata il 3/3/2016 e ha firmato con Ccc il 4/4/2016 il contratto d'affitto del ramo d'azienda , con offerta irrevocabile di acquisto (già contenuta nel contratto di affitto). In quel momento Integra contava già 116 soci cooperatori (oggi 141), tre soci finanziatori (gli stessi di oggi: Coopfond spa, Cooperare spa e Pegaso Finanziaria spa), e 42 milioni di euro di capitale sottoscritto. Che - come abbiamo visto - sta già aumentando: la proposta all'assemblea del 9 maggio sarà infatti di destinare l'utile di 853mila euro interamente a riserve e fondi di garanzia.

Rispetto al Ccc si è ridotto non solo il fatturato ma anche il "perimetro": dai 300 soci degli ultimi anni di Ccc oggi Integra ne conta 141; i dipendenti di Ccc erano 199 nel 2014, oggi Integra ne conta 61 (poco meno della metà "nuovi", non passati da Ccc). Eppure, a leggere la relazione al bilancio e a sentire il presidente Onorato, le attività del consorzio sono molto aumentate: più fitte le regole di controllo interno su gare e lavori, più attività di formazione, convegni, certificazione di qualità e legalità cercate e ottenute, partecipazione a progetti di ricerca, borse di studio e stage interni (come il progetto Generazioni - Massimo Matteucci, per attivare stage retribuiti di giovani in azienda).

La natura "originale" di Ccc è in sostanza confermata: Integra partecipa alle gare utilizzando i requisiti cumulati dei proprio associati, seleziona i partecipanti, firma il contratto e garantisce sulla sua esecuzione, si impegna cioè a portarlo a termine garantendo la stazione appaltante in caso di crisi dell'impresa (non è poco nell'attuale mercato in crisi delle costruzioni, e infatti Ccc ci è andata sotto nel 2015, con una perdita di 25 milioni di euro, proprio per le crisi a catena delle sue coop sui cantieri). Poi si fa pagare dalle stesse coop, per i servizi resi, in base ai Sal dei lavori ottenuti grazie al consorzio («dallo 0,5 al 2,5% degli importi contrattuali- spiega Onorato - in media l'1,2/1,5%»).

Rispetto a Ccc, però, la selezione delle imprese è più rigorosa, sia perché bisogna pagare almeno 60mila euro l'anno come quota minima di capitale sociale, sia come si diceva per i criteri più selettivi verso le imprese. «Prima - spiega Onorato - i criteri di slezione ed esecuzione dei contratti erano molto più laschi. Ora abbiamo un regolamento interno che prevede criteri rigorosi di selezione delle imprese, per la partecipazione alle gara, basati sulla capacità industriale ed economico-finanziaria, oltreché sulla turnazione, come prima». Capacità industriali, capacità organizzative, situazione patrimoniale, adesione alle regole di compliance interne (antimafia, anticorruzione, etc.), presenza operativa nell'area territoriale interessata. Tutto elencato nel regolamento.

Più rigore anche nella fase dell'adempimento contrattuale, con un sistema capillare di monitoraggio e verifica della fase dei lavori o dei servizi, con la possibilità per Integra di intervenire con la revoca e subentro della coop in casi molto più ampi rispetto ai tempi di Ccc. «Il subentro in gara c'è sempre stato - spiega Onorato - ma prima era solo in caso di crisi conclamata dell'impresa, con procedura concorsuale aperta. Questo esponeva il consorzio al rischio di dover coprire più danni. Ora invece interveniamo prima, sempra a partire da lamentele della stazione appaltanti o problemi da noi rilevati con il monitoraggio». Il regolamento interno li elenca in dettaglio: gravi contestazioni da parte della Pa, inadempimenti contrattuali, ritardi nel pagamento di fornitori o subappaltatori, rischio creditizio peggiorato, misure di prevenzione antimafia o mancata iscrizione alle white list, etc...
«Sono state 15 finora - spiega Onorato - le coop a cui abbiamo revocato i lavori»

Nel corso del 2017 Integra ha ottenuto commesse per un valore di 786 milioni di euro
, il 5% superiore all'obiettivo che si è dato il Consiglio di gestione un anno prima. Il 44% delle nuove commesse è stato nei lavori pubblici "puri", il 29% nelle manutenzioni, il 3% come general contractor, il 2% nel Ppp e il 22 in appalti di servizi. L'anno prima gli appalti di servizi erano stati il 34% delle nuove commesse.
Complessivamente sul fatturato di Integra i servizi pesano per il 14%, ma tra gli obiettivi del piano industriale c'è quello di aumentarne la quota, infatti nel portafoglio totale pesano oggi per il 26%.

Tra le nuove commesse spiccano le manutenzioni ordinarie di Publiacqua (25,6 milioni, 100% Integra), lavori per Iren (14 mln la quota Integra), un lotto Consip per il servizio integrato energia (quota da 35,6 milioni). Tra i lavori in corso: il lotto Isarco sul Brennero (30,3 milioni la quota), la linea ferroviaria Torino-Ceres (56 mln), il people mover di Bologna (97 mln), la linea C della metropolitana di Roma (181 milioni la quota), la tratta Lingotto-Bengasi del metrò Torino (67,6 mln), un lotto della tranvia di Firenze (36,2 mln).

Le coop associate hanno un giro d'affari complessivo di circa 6 miliardi di euro (di cui appunto 665 milioni, un decimo, ottenuto con commesse di Integra) e nella lista troviamo big delle costruzioni come Cmc e Cmb, della manutenzione e facility come Manutencoop e Cpl Concordia, dei servizi come Coopservice, Camst, Cefla, più molte altre medie imprese indicate in dettaglio nel bilancio (lo potremo pubblicare dopo il 9 maggio)

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