Appalti

Appalti, nel nuovo codice 10 articoli in più (sono 230) ma più snelli: ecco la bozza

Sui contenuti confermate le anticipazioni delle ultime settimane. Ora non resta che capire se lo sforzo di semplificazione basterà al nuovo governo

di Mauro Salerno

Ci sono 230 articoli nel nuovo testo del codice appalti riformato dalla commissione mista del Consiglio di Stato. Sono dieci in più del codice del 2016, che si ferma a 220. Ma in qualche modo uno sforzo di semplificazione da parte degli esperti messi al lavoro da Palazzo Spada c'è stato e risulta dal conteggio delle parole. Il Dlgs 50/2016 ne conta oltre 131mila, allegati esclusi, la bozza appena consegnata a Palazzo Chigi si ferma a 91.369 il che significa un dimagrimento del 30,3 per cento.

Un dato allineato a quello annunciato pochi giorni fa dal presidente della commissione Luigi Carbone. Meno parole, ma ancora tanti commi in cui districarsi (i paragrafi sono 2.535) senza contare gli allegati che obbligatoriamente dovranno accompagnare il decreto, visto che sulla base dello scenario prospettato dal Consiglio di Stato la riforma dovrebbe essere auto-applicativa, dunque senza bisogno di ulteriori regolamenti.

Basterà questo sforzo a placare la sete di semplificazione sbandierata dal nuovo governo? È questa la domanda che si fanno un po' tutti, in particolare dopo lo "sbarco" a Porta Pia di Matteo Salvini , che nei confronti del codice appalti attualmente in vigore ha sempre avanzato propositi piuttosto belligeranti. Invocando «cancellazioni», «sospensioni», «azzeramenti» e non una semplice revisione per quanto semplificata, del vecchio testo.

Un endorsement ad andare avanti con la riforma, inclusa dal Pnrr tra quelle da portare al traguardo entro il 31 marzo prossimo, è arrivata ieri dalla presidente dei costruttori dell'Ance Federica Brancaccio. Che però, al tempo stesso ha anche chiesto un incontro urgente al ministro per discutere della bozza appena consegnata a Palazzo Chigi, che fino a ora è rimasta top secret.

Noi oggi la pubblichiamo nella sua ultima versione. Che conferma le anticipazioni annunciate con diversi articoli da questo stesso giornale. L'obiettivo molto ambizioso (e chissà se rispettato) è quello di favorire il risultato piuttosto che i formalismi. Rientra la revisione prezzi, obbligatoria e ispirata al modello francese; si sopprime il livello di progettazione definitiva e restano solo due livelli; si ammette il subappalto a cascata (subappaltatori potranno subaffidare) su indicazione della Ue; la digitalizzazione è spinta in tutte le fasi dell'appalto, non solo nella gara, ma anche nella progettazione (incentivi a usare il Bim) e nella fase esecutiva, con il portale unico dell'Anac a fare da perno centrale del sistema; ci sarà più spazio per le varianti in corso d'opera, ma anche qui la digitalizzazione ridurrà molte aree opache. Sulle semplificazioni si va nel solco dei decreti legge 76/2020 e 77/2021 che, depurati di norme occasionali e poco sistematiche, vengono largamente stabilizzati.

Ora il testo c'è, anche se chiesto da un governo diverso da quello in carica. Resta solo di vedere come andrà a finire.

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