Imprese

A2A tenta il blitz in Piemonte: offerta per il controllo di Egea

Proposta non vincolante sulla società di Alba valutata tra 560 e 605 milioni

di Cheo Condina

A2A avvia trattative in esclusiva con la piemontese Egea per realizzare una partnership industriale e chiude un 2022 in crescita, con un margine operativo lordo di 1,5 miliardi (+8%) mentre gli investimenti salgono a 1,24 miliardi (+15%). Nella serata di ieri le due multiutility, a valle dei rispettivi cda, hanno diffuso una nota in cui hanno annunciato che – a fronte della concessione di un’esclusiva – A2A ha formulato un’offerta non vincolante per entrare in Egea con il 50,1% attraverso aumento di capitale. Il range di enterprise value previsto per il 100% degli asset è tra 560 e 605 milioni, da confermarsi eventualmente con un'offerta vincolante entro il 15 maggio in caso di esito positivo della due diligence. «C'è un interesse reciproco e logico, Egea ha caratteristiche simile alle nostre, è un primario player nel teleriscaldamento, ha reti idriche, di illuminazione pubblica e gas, e una solida base di 240 mila clienti, business molto coerenti e territori molto vicini ai nostri, al di là della geografia amministrativa», ha indicato il Ceo di A2A, Renato Mazzoncini, non nascondendo una certa soddisfazione per un'operazione che potrebbe vedere la multiutility rafforzarsi ulteriormente nel Nord Italia, consolidando l'Ebitda di Egea (stimato in circa 60 milioni a fine 2022) oltre che i debiti.

Nel frattempo, come detto, il 2022 di A2A si è chiuso con un incremento di tutte le principali voci di bilancio a eccezione dell'utile netto che sconta i contributi straordinari per i vari provvedimenti legislativi a carico del settore energetico e cala del 20% a 401 milioni; al netto delle partite straordinarie, i profitti ordinari sarebbero in aumento del 2% a 380 milioni. Invariato il dividendo, che resta comunque molto rotondo: 0,0904 euro per azione (0,0849 euro a titolo di componente ricorrente e 0,0055 euro non ricorrente), il che significa un monte cedole di 283 milioni di euro, ovvero 70 milioni a testa per i principali soci, i Comuni di Milano e di Brescia. La posizione finanziaria netta arriva a 4,25 miliardi (da 4,11 miliardi di fine 2021), ma il rapporto con il mol cala da 2,9 a 2,8 volte.

Questi i numeri che il presidente Marco Patuano e il ceo Mazzoncini consegnano al mercato e agli azionisti al termine del loro mandato che, salvo sorprese, verrà rinnovato per altri tre anni. «Nel 2021 abbiamo lanciato un piano decennale e fino ad oggi abbiamo realizzato 3,5 miliardi di investimenti, il 22% del totale, dimostrando una grande capacità nonostante gli eventi straordinari che si sono susseguiti, dal Covid alla guerra in Ucraina – ha sottolineato Mazzoncini – siamo molto soddisfatti, sul fronte del debito la società si conferma solida mentre il mol è passato da 1,2 a 1,6 miliardi». Emblematica al proposito è la dinamica della marginalità lorda del gruppo, scomposta per filiere, che riflette l'andamento fuori dall'ordinario del 2022, che comunque ha visto la capacità installata rinnovabile a 2,5 GW. La business unit Generazione & Trading è balzata a 554 milioni (+50%) nonostante un calo del 35% della produzione idroelettrica, mentre la business unit mercato, su cui hanno pesato il rialzo delle commodity (che ha fatto raddoppiare i ricavi a 23 miliardi) e «la differente distribuzione temporale della marginalità dei contratti a prezzo fisso rispetto all'anno precedente». Un problema, quest'ultimo, comune a molte utility che sono state penalizzate da contratti a prezzo fisso, siglati negli anni precedenti.

Il 2023, sotto questo profilo, sembra essersi parzialmente normalizzato, anche se le incognite non mancano. In ogni caso A2A prevede un mol in aumento compreso tra 1,60 e 1,64 miliardi di euro e un utile netto di gruppo, al netto delle poste non ricorrenti, tra 380 e 390 milioni di euro.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©