Palazzo Chigi, si sblocca il contratto - In arrivo l’ok Rgs per la Pa centrale
Per la presidenza in vista aumenti medi da 126 euro e arretrati fino a 7.500 euro
Si muove ancora la macchina contrattuale dei dipendenti di Palazzo Chigi. Dopo l’intesa della scorsa settimana sul contratto dei dirigenti, provano a comporsi anche le tessere del rinnovo per i dipendenti della presidenza del consiglio che non hanno le stellette dirigenziali: un traguardo a suo modo storico, visto che il personale di Palazzo Chigi ha firmato l’ultimo rinnovo contrattuale il 22 luglio del 2010. Nel frattempo per ministeriali e dipendenti di agenzie fiscali ed enti pubblici non economici è in arrivo la bollinatura della Ragioneria generale sull’accordo 2019/21 firmato all’Aran il 5 gennaio scorso. Ma andiamo con ordine, perché l’arretrato cumulato negli anni scorsi incrocia diversi piani temporali sui tavoli della contrattazione del pubblico impiego.
La storia più lunga è quella che riguarda i dipendenti di Palazzo Chigi. Alla presidenza sono ancora in attesa del contratto 2016/2018, quello sbloccato dall’allora ministra per la Pa Marianna Madia quattro governi fa.
Il testo è arenato da oltre un anno perché dopo un negoziato infinito ha fin qui raccolto l’adesione di sindacati che cumulano nel loro complesso la rappresentanza del 50,1% dei dipendenti. Mentre la legge impone di arrivare al 51%. L’Aran ha da tempo fatto sapere che i margini per ulteriori trattative sono abbondantemente esauriti. Ma tenere un contratto bloccato in eterno su questioni che riguardano un periodo archiviato da anni non conviene a nessuno. Per questa ragione negli ultimi giorni è stata avanzata una proposta di mediazione, su due dettagli che la stessa Agenzia si è detta disposta ad accogliere, in grado di sbloccare lo stallo.
In termini pratici, l’effetto sarebbe di portare un aumento medio da 126 euro al mese, e soprattutto una mole di arretrati che ormai viaggia vicino ai 7.500 euro.
Quest’ultima somma interessa anche per gli impiegati che da anni hanno abbandonato le stanze di Palazzo Chigi e dintorni per godersi la pensione. E rappresenta quasi un record, battuto solo dai circa 9.500 euro di una tantum chiamati a recuperare il tempo perduto nel caso dei dirigenti di Palazzo Chigi (NT+ Enti locali 6 edilizia del 9 marzo). L’arrivo dell’intesa, poi, permetterebbe anche a Palazzo Chigi di passare al rinnovo del contratto 2019/2021, su cui gli altri comparti della pubblica amministrazione sono impegnati da mesi.
In prima fila ci sono i dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici, che hanno firmato l’accordo il 5 gennaio scorso. Sul testo è in arrivo a ore il bollino della Ragioneria generale dello Stato, che colloca il contratto sul rettilineo finale che passa dalla certificazione in Corte dei conti e porta al traguardo della firma finale e dell’entrata in vigore.
In questo caso, l’aumento medio è di 117 euro lordi al mese, e l’arretrato supererà di un soffio i 2.500 euro per chi occupa gli scalini più alti degli organigrammi non dirigenziali.
Dietro alle Funzioni centrali viaggiano sanità ed enti territoriali. In entrambi i casi sono stati definiti i numeri chiave della parte economica e l’assetto della riforma degli ordinamenti prevista dal decreto legge 80 del 2021 per provare ad attrezzare la Pubblica amministrazione alla prova del Pnrr. Ma c’è un problema di calendario.
Per il 5-7 aprile prossimo sono in programma le elezioni delle Rsu in tutto il pubblico impiego, dopo che sono tramontate le ipotesi di un ulteriore rinvio dettato dalla crisi pandemica che si ostina a non tramontare. Ormai si è arrivati troppo vicini all’appuntamento per ipotizzare un improbabile accordo alla vigilia del voto. La trattativa, insomma, dovrà proseguire ancora, in particolare per istruzione e ricerca dove l’atto di indirizzo ha ritardato più del dovuto. E per i dirigenti pubblici, che occupano la tradizionale posizione di coda nella lista d’attesa dei rinnovi.