Urbanistica

Costruzioni, cresce la produttività. L'errore costa il 30% del valore

A parlare sono i numeri del rapporto «La digitalizzazione nel settore delle costruzioni: scenari e potenzialità del mercato», realizzata da Gs1 Italy in collaborazione con il Cresme

di Flavia Landolfi

La frontiera è un codice a barre su tutti i materiali. E più in grande un cantiere completamente digitale. Per il mondo delle costruzioni è questo il percorso obbligato, la strada maestra per accelerare sulla produttività, ancora troppo bassa, e abbattere il margine di errore che pesa come un macigno. E brucia il 30% del valore della produzione.

A parlare sono i numeri messi in fila nel rapporto «La digitalizzazione nel settore delle costruzioni: scenari e potenzialità del mercato», realizzata da Gs1 Italy in collaborazione con il Cresme e presentati nel corso di un convegno milanese dal titolo evocativo: «Digitalize or die?», digitalizzare o morire?

La posta in gioco è alta e non può che partire dai numeri della produttività di un settore che su questo fronte da sempre non può vantare prestazioni brillanti. Ma che nell’ultimo triennio ha invece fatto un balzo e accresciuto di molto i numeri dell’efficienza.

Secondo la ricerca il settore delle costruzioni si aggira intorno ai 26 euro orari, mentre la finanza svetta con 71 euro e il turismo fa la cenerentola con appena 20 euro orarie. Ma la tendenza è invece tutt’altro che fosca, perché rispetto all’ultimo triennio (2017-2019) che ha segnato il passo con un aumento costante di +1,5%, il 2022 è stato un anno da boom guadagnando oltre il 9% rispetto alla media del triennio in questione. La performance è ottima anche rispetto alla media generale dell’economia italiana (+2,8%), dove però il valore aggiunto per ora lavorata è nettamente più importante (36,5 euro).

«Una peculiarità tutta italiana - spiega il rapporto - visto che, tra i quattro principali paesi europei, solo in Italia le costruzioni hanno mostrato una crescita così significativa della produttività nel corso degli ultimi sei anni (+2,0% medio annuo in Italia, -0,8% in Germania, -4,5% in Spagna e -1,0% in Francia)».

Le ragioni di questo balzo in avanti sono diverse. C’è innanzitutto il boom dell’edlilizia incentivata che «nell'ultimo triennio ha assorbito circa il 30% del totale degli investimenti»; c’è un mercato in espansione costante: +11,5% è secondo il Cresme l’aumento del valore della produzione tra 2022 e 2019; c’è anche una crescita importante dell’impiantistica che - ricorda il rapporto - dieci anni fa valeva il 27% della produzione settoriale mentre oggi è arrivata al 35%, record europeo. E infine c’è l’ottimizzazione dei processi produttivi e - eccola - la digitalizzazione attraverso i Bim (Bulding information model). Ovvero il progetto e il sistema tecnologico che consentono di digitalizzare il cantiere e tutti i flussi in entrata e in uscita. A cominciare dai prodotti e dai materiali. «Il passo decisivo verso un settore pienamente digitale è che i prodotti in fase di progettazione, costruzione, consegna, gestione e manutenzione siano univocamente identificabili e rintracciabili - spiega Paolo Cibien, Industry engagement director di Gs1 Italy - Una filiera in cui le informazioni sono facilmente reperibili e confrontabili aumenta la produttività a tutti i livelli, riduce gli sprechi e rende i processi più sostenibili ed efficienti».

Tirare in ballo l’efficienza di tutta la filiera che ruota attorno al comparto significa anche fare i conti sull’errore, sulla macchina che si inceppa, il processo che si incaglia o peggio che è proprio tutto da rifare. Sono inciampi che si pagano cari e che il Cresme valuta intorno al 30% del valore. E quindi dei 232 miliardi di euro prodotti dalle costruzioni nel 2022, 70 miliardi vengono bruciati da errori e inefficienze. È qui, su questo fiume di denaro polverizzato, che la digitalizzazione può intervenire e mettere un argine. Le stime parlano di dimezzarne gli effetti e salvare realisticamente 35 miliardi l’anno. L’operazione non è facile, perchè accanto alle best practice esiste tutto un mondo a basso tasso di innovazione connotato da una miriade di piccole o piccolissime imprese che fanno fatica a modernizzare i processi produttivi.

«Lo spaccato del settore che emerge dalla ricerca è quello di una filiera frammentata, con livelli di digitalizzazione e gestione dei processi eterogenei e che fatica a trasferire in maniera efficiente le informazioni sia orizzontalmente, tra una fase produttiva e l’altra, sia verticalmente, tra imprese, professionisti e addetti», ha spiegato Antonio Mura, direttore tecnico di Cresme.

Ma la scelta non c’è, non è contemplata. “Digitalize or die”, innovare o soccombere, questa è la partita da giocare.

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