Urbanistica

Il decreto legge infrastrutture riparte senza norme per l'edilizia

Correzioni dal confronto di questi giorni. Entra il pacchetto Sud. Resta blitz Mef-Mims sulle nomine Anas

di Giorgio Santilli

Riparte il decreto infrastrutture (anticipato ieri dal Sole 24 Ore) che dovrebbe andare all'esame del Consiglio dei ministri entro la prima metà di settembre. Resta nel testo del decreto legge, cui si continua a lavorare in queste ore, il blitz di Mef e ministero delle Infrastrutture (Mims) sulle nomine dei vertici Anas che avverrebbero per decreto interministeriale Mef-Mims, scavalcando completamente la holding Fs. Non entrano, invece, almeno per ora, le norme chieste dalle imprese dell'edilizia, mentre entra nel testo un pacchetto proposto dalla ministra per il Mezzogiorno, Mara Carfagna. La norma sull'Anas appare come il seguito della mancata nomina di Ugo de Carolis ad amministratore delegato a inizio agosto. De Carolis, ex manager della galassia Benetton, era stato proposto dal Mef, anzitutto, e dal Mims, ma era stato costretto a fare un passo indietro dalla reazione fortemente contraria di tutte le forze politiche, a partire da M5s (unica eccezione Iv).

Il decreto interministeriale previsto dall'articolo 2 della bozza di Dl nominerebbe direttamente presidente, amministratore delegato e la maggioranza dei consiglieri della società stradale con una procedura davvero anomala per la controllata di una holding. Oggi Mef e Mims esprimono il gradimento rispetto ai nomi proposti da Fs. Non è chiaro se l'innovazione proposta preluda in qualche modo a una nuova separazione fra Anas e Fs, ma certamente punta ad accelerare il ricambio. Alla guida di Anas c'è ancora Massimo Simonini, in prorogatio da quattro mesi. Nel nuovo decreto legge non entrano per ora le norme urgenti chieste dall'Ance (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) per compensare i rincari e la carenza di materiali per l'edilizia nel settore privato e nei lavori finanziati con il Superbonus.
Il rischio serio, denunciano i costruttori, è che le imprese non riescano a rispettare i contratti, bloccando i lavori, anche in ambiti - come quello dei lavori finanziati dal Superbonus - dove la domanda cresce ancora, spinta dalle agevolazioni. Nei primi 23 giorni di agosto c'è stata infatti una ulteriore crescita di 700 milioni dei lavori ammessi al beneficio rispetto ai 5,2 miliardi del 1° agosto che avevano segnato un forte incremento soprattutto per i lavori condominiali (si veda Il Sole 24 Ore dell'11 agosto). Non c'è traccia, al momento, nel Dl, neanche traccia della correzione in chiave di trasparenza, pubblicità e rotazione degli affidamenti per i lavori del Pnrr chiesta dai costruttori per evitare il rischio di accentramento delle opere nel portafoglio di poche imprese. Mentre ci sono alcune correzioni della governance del Pnrr: per esempio entra un componente indicato dalla Difesa nel nuovo comitato esecutivo del Consiglio superiore dei lavori pubblici.

Entra anche un pacchetto Sud che prevede anzitutto le misure per avviare un «piano di perequazione infrastrutturale»: la ricognizione per individuare i divari più gravi sarà svolta dal ministero delle Infrastrutture con Regioni ed enti territoriali; le misure correttive entreranno in un piano varato dalla Presidenza del consiglio, in collaborazione con i tre ministri delle Infrastrutture, delle Regioni e del Sud. Particolare attenzione all'edilizia scolastica, sanitaria, assistenziale, alle infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali.Saltano, invece, nell'aggiornamento del testo del decreto legge, due norme rilevanti presenti nella bozza di fine luglio. La prima, in tema di contabilizzazione dei fondi del Pnrr, è la norma che automaticamente destinava i fondi Pnrr per Rete ferroviaria italiana (Rfi) a una nuova edizione 2022-26 del contratto di programma della società con il Mims.

Questo avrebbe di fatto evitato le defatiganti procedure (undici passaggi) per l'aggiornamento del contratto di programma. Lo stralcio della norma conferma che, per ora e almeno per tutta la fase di decollo del Pnrr, le procedure di contabilizzazione dei fondi del Piano restano saldamente nel controllo e nella codificazione del Mef e della Ragioneria, senza eccezioni, che probabilmente non sarebbe gradite a Bruxelles.La seconda norma stralciata dal testo affidava all'Anac ampio potere di proposta di commissariamento di appalti e società appaltatrici implicate in eventuali inchieste per corruzione sulle opere del Pnrr.

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