Urbanistica

Immobili sostenibili: i Paesi Ue corrono, l'Italia cerca strategia post 110%

Germania e Francia potenziano gli incentivi, l'Italia cancella il Superbonus (che è sempre stato misura isolata, non una politica)

di Giorgio Santilli

Sulla decarbonizzazione e sull'efficientamento energetico del patrimonio immobiliare, Germania e Francia corrono, fanno sul serio, mettono in campo pesantissime politiche organiche a più pilastri (come dimostrano gli articoli in queste pagine) con fondi pubblici crescenti, mentre l'Italia cancella il Superbonus e scopre così di essere totalmente nuda su questo versante. Il nulla, in attesa di capire dove porteranno, anche stavolta, le schermaglie parlamentari che caratterizzano la misura fin dalla sua nascita. Non c'è una politica dell'efficienza energetica perché il Superbonus è sempre stata una norma potentissima e isolata, costosissima (quasi fuori controllo) e dall'efficacia molto discussa, con poche valutazioni oggettive, senza che insieme a quella norma si mettesse in piedi una politica a 360 gradi per incentivare chi dal Superbonus era escluso (le imprese), per trasformare una misura prevalentemente congiunturale in una rigorosa spinta all'efficientamento del patrimonio, per dare indicazioni certe e stabili nel tempo a chi investe, ovviamente per evitare le truffe e le spinte inflattive, oltre che una evidente distorsione del mercato edilizio sul fronte della domanda e dell'offerta.

Arrivano al pettine due anni e mezzo (dal maggio 2020 a oggi) in cui è molto chiaro che pochi hanno creduto alla misura del 110% - certamente il suo padre politico, Riccardo Fraccaro, e i Cinque stelle - molti ci sono saliti sopra quando hanno capito che milioni di italiani la stavano usando, molti altri l'hanno mal sopportata, senza per altro chiarire la situazione.Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti se la sono trovata quando era ormai una bomba che rischiava di far saltare i conti pubblici e poco potevano fare, nell'immediato, se non lanciare un chiaro segnale di frenata. Anzi, uno stop vero e proprio. La conferenza stampa con cui hanno annunciato e spiegato l'altolà contenuto nel decreto legge Aiuti quater non lascia dubbi sulla necessità di intervenire. Ma la norma era rimasta lì, anzi portata anche dentro il Pnrr, senza convinzione. Se le associazioni ambientaliste (come Legambiente) e i politici dal lungo curriculum verde (uno per tutti Ermete Realacci) avevano chiesto di rafforzare i requisiti della misura per aumentarne il potenziale di decarbonizzazione e alcuni centri di ricerca (Cresme) di trasformare gli incentivi in politiche, il governo Draghi ha agito per piccoli aggiustamenti, mentre il Parlamento imponeva proroghe su proroghe.

L'ex premier ha più volte detto di non apprezzare l'incentivo per le distorsioni che favoriva e il Mef non ha mai negato una forte ostilità, anche, evidentemente, per l'impatto che generava sui conti pubblici. Dal ministero della Transizione ecologica un silenzio assordante, segno che anche lì - dove risiedevano le competenze formali di governo - il gradimento non era alto. E il Parlamento avanti a proroghe. È l'immagine di un Paese dissociato.Mercoledì l'Enea presenterà un bilancio definitivo del Superbonus sul fronte dell'efficienza e dell'efficacia di intervento su sprechi energetici ed emissioni inquinanti. Magari sarà la base per chiudere una brutta stagione e aprirne un'altra più seria.

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