Fisco e contabilità

Un «buco» di 180 miliardi per gli enti locali europei

Per Regioni e Comuni italiani 22,7 mld in meno tra spese e minori entrate

di Giuseppe Chiellino

Nel solo 2020 la pandemia ha lasciato un buco nei conti degli enti locali e regionali di tutta l’Unione europea pari a 180 miliardi di euro. A pesare è stato soprattutto l’aumento delle spese, che vale 125 miliardi. Ma a questo si aggiungono 55 miliardi di mancate entrate nelle casse delle regioni e dei comuni di tutta Europa, in gran parte per il calo dell’attività economica e il conseguente crollo di imposte, tasse, tariffe e altri diritti.

Un “effetto forbice”, come lo ha definito il Comitato europeo delle regioni che ha realizzato lo studio presentato a Bruxelles in apertura della 19esima edizione della Settimana delle regioni e delle città”, che per oltre due terzi colpisce le regioni e gli enti intermedi e per il resto i comuni.

A scorrere le 160 pagine dell’EU Regional Barometer, salta agli occhi il dato degli enti locali tedeschi a cui la pandemia, nel solo 2020, è costata a 111 miliardi di euro, ben più della metà del totale. Su questo probabilmente incide l’organizzazione fiscale e amministrativa, che in Germania fa perno sui lander sulle cui entrate i trasferimenti dal governo centrale pesano solo per il 27%. Molto staccati le regioni e i comuni e italiani che si sono ritrovati un buco di 22,7 miliardi. A seguire quelli spagnoli (-12,3 miliardi). In termini percentuali, la perdita più elevata riguarda gli enti locali e regionali ciprioti (-25 %), bulgari (-15,3 %) e lussemburghesi (-13,5 %).

Lo studio europeo evidenzia le profonde differenze territoriali nel modo in cui la pandemia ha colpito le diverse comunità. Tra le prime sette regioni europee per maggior numero di vittime da Covid su 100mila abitanti, quattro sono italiane: nell’ordine Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli V. G. ed Emilia-Romagna. Dopo la Regione di Madrid, la Lombardia è quella in cui è stato rilevato il maggiore aumento percentuale della mortalità (+39%) rispetto alla media dei quattro anni precedenti. E in questa triste classifica, altre tre regioni italiane sono tra le prime dieci: provincia di Trento, Valle d’Aosta e Piemonte.

Gli enti locali europei lamentano inoltre lo scarso coinvolgimento da parte dei governi centrali nella preparazione del del Pnrr. Solo una minoranza è stata consultata dal proprio governo e all’interno di questa minoranza e solo alcuni di questi hanno visto prendere in considerazione il loro contributo. Germania, Belgio e Polonia sono stati i paesi più “inclusivi”. Lo stesso non è accaduto in Italia, Spagna, Francia e Croazia. Il fatto che le città siano state tenute poco in considerazione fa temere che i piani nazionali non siano realmente in grado di combattere i cambiamenti climatici, tenuto conto che dalle città dipende in gran parte il successo della battaglia per i clima.

Considerati i settori economici più colpiti dall’emergenza Covid e delle relative condizioni economiche di partenza, lo studio del Comitato delle regioni guarda al futuro, nel tentativo di capire quali saranno gli effetti a medio termine sui divari territoriali: la prospettiva è che sono destinati ad aumentare e che le regioni italiane, tutte, rischiano di pagare un prezzo più alto, soprattutto se confrontato con quelle dei paesi del Nord Europa.

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