Imprese

Pnrr, per le infrastrutture mercato a rischio saturazione

<span class="argomento"/>L’analisi di Intesa Sanpaolo rileva l’aumento del valore aggiunto (+58,5%) ma anche il pericolo di non riuscire ad aumentare la produzione per assenza di personale e caro-materiali

di Flavia Landolfi

L’onda lunga del Pnrr che spinge con un certo vigore le gare delle grandi opere strategiche del Pnrr potrebbe infrangersi sul muro del mercato. O meglio, sulla capacità delle imprese di assorbire la valanga di denaro pubblico che pioverà copiosamente sul settore e tradurla in cantieri. È l’alert contenuto nel dossier elaborato da Intesa Sanpaolo sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con un focus sulle infrastrutture che come ricordano i dati riceveranno 110 miliardi, oltre la metà dell’intero Piano.

«Il valore aggiunto nelle costruzioni è aumentato del 27% da fine 2019 a fine 2022, e l’obiettivo (incluso nel Pnrr) di un aumento del valore aggiunto cumulato del 58,5% nel 2021-26 appare sfidante, in quanto è dubbio che la filiera delle costruzioni possa presentare livelli elevati di capacità produttiva in eccesso, e sia in grado di aumentare ulteriormente la produzione in tempi rapidi», spiega Paolo Mameli, responsabile della Ricerca macroeconomica di Intesa Sanpaolo.

A mettere la palla al piede alla produttività, secondo l’osservatorio di Intesa Sanpaolo c’è innanzitutto il caro-materiali «un vero e proprio shock che può determinare forti ritardi nei lavori e in altri casi una vera e propria difficoltà nel loro reperimento», prosegue Mameli. Il picco è stato registrato dal dossier della Camera dei deputati ed elaborato dal Cresme e pari a 26,1% registrato per le opere strategiche del Pnrr al 31 dicembre 2022. In soldoni questo picco ha comportato un aumento dei costi quantificato in oltre 20 miliardi di euro. L’incremento - secondo quell’analisi - è stimato sulla base dei contributi concessi alle infrastrutture prioritarie Pnrr-Pnc a valere sul Fondo per l’avvio delle opere indifferibili (istituito dal Dl 50/2022) a seguito dell’aggiornamento dei prezzi alle tariffe 2022.

Come se non bastasse c’è poi il tema del reperimento del personale, altro tallone d’Achille atavico del comparto che in questi ultimi anni sta raggiungendo i suoi massimi storici. «Il tasso di posti vacanti e cioé la quota di posti di lavoro dipendente per i quali è in corso una ricerca di personale nelle costruzioni - prosegue Mameli - ha raggiunto un massimo storico nel secondo semestre 2022, al 3,5% ed è secondo solo ai servizi di alloggio e ristorazione, i settori cioé che presentano maggiori problemi di reperimento di manodopera».

Del resto anche il ministro Salvini non ha fatto mistero che su questo fronte, quello della capacità delle imprese di fare fronte alla straordinaria e soprattutto simultanea impennata di commesse, l’Italia potrebbe avere dei problemi. «Se io domani sbloccassi tutti i cantieri fermi - ha detto ad aprile rivolgendosi alla platea della Business School della Luiss nel corso di un convegno sul Codice degli appalti - avrei un numero sufficiente di aziende o personale in grado di lavorare a queste infrastrutture? La risposta è no».

Ricorre anche nel dossier di Intesa Sanpaolo la parola “polverizzazione”. «L’Italia ha 178mila progetti da portare a buon fine - spiega ancora Mameli -. Ricordiamoci che in altri Paesi i Piani sono focalizzati in un minor numero di progetti a favore di una più forte concentrazione dello sforzo produttivo - spiega Mameli -. Da noi l’esempio virtuoso sono le ferrovie, che infatti viaggiano spedite sui binari Pnrr grazie alla gestione in capo a un’unica grande stazione appaltante».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©