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Ponte di Messina, dal governo una nuova chance alla maxi-opera: avviato lo studio fattibilità

Il ministero delle infrastrutture ha fatto partire la procedura per il confronto tra le ipotesi progettuali

di Massimo Frontera

Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ha reso oggi al Consiglio dei ministri un'informativa sulle azioni necessarie per avviare la realizzazione di uno studio di fattibilità tecnico-economica per la realizzazione di un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, ai sensi dell'articolo 23, comma 5, del D. Lgs. n. 50 del 2016. Lo comunica il Mims in una nota in cui spiega che lo «studio dovrà prendere in esame la soluzione progettuale del "ponte aereo a più campate", in relazione ai molteplici profili evidenziati nella relazione presentata il 30 aprile 2021 dall'apposito gruppo di lavoro istituito nel 2020 presso il Mims, valutandone la intrinseca sostenibilità sotto tutti i profili indicati, mettendola a confronto con quella del ponte "a campata unica" e con la cosiddetta "opzione zero"».

Del Ponte di Messina - o per meglio dire dell'ipotesi tecnica migliore per realizzare l'attraversamento dello Stretto - si è tornati a parlare in recentemente, quando i fondi del Pnrr hanno riacceso le speranze dei sostenitori dell'opera. Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture del governo Conte, incarica nell'agosto del 2020 un gruppo di lavoro di valutare la migliore soluzione tecnica per il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria, peraltro previsto dai collegamenti Ten-T nell'ambito del corridoio Scandinavo-Mediterraneo che taglia l'Europa collegando Oslo e Palermo. Il testimone passa poi all'attuale ministro Giovannini, che nel maggio 2021 rende pubblica la relazione del gruppo di lavoro e la trasmette ai presidenti di Camera e Senato, con la chiara intenzione di "parlamentarizzare" la discussione su un'opera pubblica fantasma che ha accompagnato un pezzo della storia d'Italia. Nonostante il pressing delle forze politiche favorevoli, è chiarissimo a tutti fin da subito che la maxi-opera non può salire sul treno del Pnrr, i cui fondi vanno spesi entro il 2026. A circa otto mesi dalla pubblicazione della relazione dei tecnici della struttura di missione del Mims - che aveva individuato la migliore soluzione nel ponte ferroviario aereo a più campate - il ministero avvia la procedura per lo studio di fattibilità. «Lo studio - spiega il ministero - dovrà inoltre fornire gli elementi, di natura tecnica e conoscitiva, occorrenti per valutare la realizzabilità del sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche sotto il profilo economico-finanziario».

All'acquisizione del documento di fattibilità tecnico-economica provvederà, tramite procedura di evidenza pubblica, la società Rfi, «in quanto capace di garantire la più appropriata continuità e interconnessione dell'intervento con quelli ferroviari progettati nei territori calabresi e siciliani». Il ministero aggiunge di aver dato proprio oggi mandato alla competente direzione generale di avviare il processo amministrativo, a valere sui fondi stanziati a tale scopo dalla legge di bilancio per il 2021. Più esattamente, ci sono 510 milioni di euro a valere sulle risorse di Pnrr e fondo complementare, un capitolo di spesa che finanzia anche «la riqualificazione del naviglio per il trasbordo ferroviario con la messa in esercizio di due nuove navi e l'ibridizzazione di tutta la flotta, il rinnovo del materiale rotabile ferroviario per velocizzare le manovre di carico/scarico dei treni, la riqualificazione del naviglio veloce per i passeggeri e delle stazioni ferroviarie di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni», oltre a interventi volti a migliorare l'accessibilità stradale ai porti.

La (ri)partenza del progetto del Ponte di Messina non può far dimenticare almeno l'ultimo capitolo della sua storia, che in epoca contemporanea può essere definito e racchiuso da due leggi. La prima legge è la n.1158/1971 che istituisce la società pubblica Stretto di Messina spa, messa poi in liquidazione dal governo nel 2013. La seconda legge è la n.221/2012 che fa salvi gli effetti del decreto legge n.187/2012 (non convertito) con il quale il governo Monti ha disposto la caducazione del contratto con il consorzio Eurolink (guidato dall'allora Salini Impregilo, oggi Webuild), il quale nel 2005 si era aggiudicato l'appalto della maxi opera a un costo iniziale di 3,88 miliardi successivamente salito a 8,55 miliardi di euro. La decisione del governo ha dato vita a un contenzioso che si trascina fino a oggi.

L'avvio dello studio di fattibilità deciso dal ministro Giovannini sembra pertanto l'inizio di un nuovo capitolo della storia del Ponte di Messina. Bisogna anche ricordare che nel capitolo precedente, anche se il Ponte è rimasto sulla carta, sono stati raggiunti traguardi inediti: una gara, un aggiudicatario, un progetto definitivo e un contenzioso da quasi 700 milioni di euro.

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