Appalti

Opere idriche, Anbi: abbiamo progetti finanziati, “utili” ed esecutivi per 1,3 miliardi

di Massimo Frontera

Il sistema dei consorzi di bonifica che fa capo all’Anbi può esprimere un potenziale di progetti cantierabili - «di livello esecutivo» - che vale almeno la cifra complessiva di 1,3 miliardi di euro (che si compone di varie fonti di finanziamento); ma che, assicura Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione, supera ampiamente questa cifra. Si tratta di progetti che, sottolinea Vincenzi, «sono utili perché attuano una corretta gestione della risorsa idrica, consentono alle imprese agricole di essere competitive e contribuiscono alla messa in sicurezza del territorio». Questi progetti possiedono cioè il requisito indicato dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli come discriminante per il finanziamento delle opere pubbliche. E in più - appunto - sono anche progetti pronti per andare in gara, visto che tutti gli interventi sono stati progettati in house dalle strutture tecniche iperspecializzate nelle opere idriche.

I progetti, le fonti di finanziamento e il Psrn 2014-2020
Sulla base di questa considerazione, ieri a Roma, il presidente dell’Anbi ha proposto un “Patto per le infrastrutture utili”, basato sulla cooperazione di «tutti i soggetti che operano e che decidono il futuro delle infrastrutture strategiche». Allo scopo appunto di realizzarle senza la perdita di tempo prezioso, cui magari segue anche la perdita delle risorse.
Un primo esempio di progettualità bloccata c’è già. Si tratta dei 291 milioni europei del Piano di sviluppo rurale 2014-2020 (Psrn), sottomisura 4.3 . Circa un centinaio di progetti sono stati inviati al ministero delle Politiche agricole, in risposta a un apposito bando, dove una commissione ha fatto una prima scrematura, selezionando 61 proposte ammissibili, per un valore di circa il doppio rispetto ai fondi disponibili. È passato quasi un anno, e ancora la commissione non ha stilato la graduatoria. «Dopo aver presentato i progetti, ormai a luglio 2017 - dice Vincenzi - siamo ancora in attesa di sapere quali saranno finanziati». Intanto il cronometro corre: per questi progetti (come per tutti gli investimenti della programmazione europea 2014-2010) c’è la scadenza del 2023 per la rendicontazione delle spese a Bruxelles. Se si va oltre questo termine, scatta il definanziamento e l’obbligo di restituire le risorse. «Considerando i “tempi di attraversamento” dei cantieri - sottolinea Vincenzi - la scadenza del 2023 non è poi così lontana».

I fondi Fsc, il “piano invasi”, e le altre fonti di finanziamento
Conoscere la graduatoria del Psrn, è importante anche per non perdere un altro treno: quello dei fondi sviluppo e coesione (Fsc) spendibili per gli interventi idrici. Si tratta attualmente di 245 milioni (in quanto l’originale dote di 295 milioni è stata decurtata di 50 milioni). «Il bando per ottenere le risorse non è ancora uscito, ma abbiamo progetti pronti per partecipare, inclusi i progetti che partecipano al bando Psrn che non dovessero entrare in graduatoria. Naturalmente nel rispetto del vincolo 80-20 per la ripartizione degli investimenti tra le aree del Paese». L’Anbi ricorda anche il “piano nazionale invasi”, finanziato con 250 milioni dalla legge di Bilancio 2018 (articolo 49) con 50 milioni all’anno a partire dal 2018 e fino al 2022. Per ora la norma, affidata principalmente ai dicasteri delle Politiche agricole e delle Infrastrutture, è ancora tutta sulla carta.
Fondi per le opere idriche arrivano anche da Palazzo Chigi, a valere sul maxi-fondo investimenti. «Per il primo fondo istituito con la legge di Bilancio 2017 - riferisce il direttore dell’Anbi, Massimo Gargano - ci sono 300 milioni disponibili». Cifra ancora da definire, invece, per il maxi-fondo della legge di Bilancio 2018.
I consorzi di bonifica partecipano anche alla partita degli interventi contro il dissesto idrogeologico a cui ha lavorato la struttura di Palazzo Chigi Italiasicura con 70 milioni di euro. L’ultima posta riguarda 6 milioni di euro per interventi di contrasto al fenomeno della subsidenza, cioè l’abbassamento del suolo causato dall’estrazione di gas nei territori di Ravenna, Ferrara.

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