Appalti

Procurement pubblico del digitale in crescita con più di 14mila gare per 9,2 miliardi nel 2020 - Lo studio di Anitec-Assinform e Promo pa

Il rapporto evidenzia la necessità di definire una disciplina specifica per l'Ict

di Daniela Casciola

Con oltre 14mila procedure di affidamento di gara sopra 40mila euro (+1,4% rispetto al 2019) per complessivi 9,2 miliardi di euro (+10%) nel 2020, il settore ha ben tenuto anche nell'anno della pandemia, ma bisogna migliorare i processi per rendere possibile ed efficace la fase di modernizzazione della Pubblica amministrazione.

Il dato emerge dal rapporto «Il Procurement Pubblico del Digitale» di Anitec-Assinform, l'Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell'Ict, e Promo Pa, Fondazione impegnata per la riforma e l'innovazione della Pa, presentato nel corso dell'evento «Il Procurement Pubblico del Digitale per la Trasformazione del Paese», frutto di testimonianze raccolte tra luglio e settembre 2021 .

L'osservazione della serie storica, sia quella realizzata sul perimetro più ampio di Anitec-Assinform, sia quella sul perimetro più ristretto della Corte dei conti, evidenzia un trend in crescita progressiva dal 2016 come numero di procedure e un andamento irregolare degli importi con un picco nel 2018 (quasi 10 miliardi di valore complessivo), un calo nel 2019 e una netta ripresa nell'anno della pandemia.

Nel rapporto, viene evidenziata la necessità di definire nell'ambito della riforma del Codice dei contratti pubblici una disciplina specifica per l'Ict. Cruciale per affrontare la sfida della digitale della Pa è il tema della «qualificazione delle stazioni appaltanti» e della «professionalizzazione del procurement», cogliendo anche l'occasione della riforma della Pa prevista dal Pnrr. La digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni è una delle tre componenti della Missione n. 1 del Pnrr «che avrà un ruolo chiave per la competitività e per agganciare una crescita strutturale del sistema Paese. In particolare, agli interventi in materia di digitalizzazione della Pa è destinata la maggior parte delle risorse pari a 9,75 miliardi di euro», come ha ricordato Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform .

Nello studio inoltre viene evidenziato l'impatto della digitalizzazione su alcune criticità "storiche" nel procurement pubblico, in primis sui tempi – ancora oggi molto lunghi - del ciclo dell'appalto. «Il procurement Ict dovrebbe essere procurement "flessibile" con soluzioni in continuo aggiornamento che indirizzano bisogni specifici per ogni ente. A questo concetto di flessibilità deve ispirarsi anche il processo di programmazione, che ha un ruolo cruciale e che adesso è sottoposto ad una regolamentazione rigida e burocratica», ha detto, in proposito, il Presidente di Promo Pa Fondazione, Gaetano Scognamiglio, nel suo intervento all'evento.

All'evento ha partecipato anche il Ministro per la Pa Renato Brunetta. «Molti errori sono stati commessi in passato della pubblica amministrazione ma anche dai fornitori e dalle imprese . ha detto il Ministro - Fin dagli anni '90 tutte le amministrazioni si sono impegnate nel processo di acquisto delle tecnologie ma senza programmare, senza razionalizzare le attività, senza implementare gli strumenti digitali di gestione degli appalti, senza investimenti in capitale umano e senza condividere informazioni e dati». «Ora serve un'alleanza tra Pa e imprese e servono schemi di gioco intelligenti ed efficienti», ha concluso Brunetta.

Il rapporto sottolinea la necessità di creare una centrale unica di committenza sull'Ict specializzata che potrebbe nascere dal potenziamento della struttura dedicata attualmente esistente in Consip dalla creazione di un nuovo soggetto.

Il rapporto evidenzia che l'innalzamento della soglia degli affidamenti diretti nel settore Ict è un tema apprezzato da tutti i partecipanti all'intervista poiché per la prima volta riconosce le specificità e le peculiarità del settore Ict nel sistema degli appalti pubblici, anche se aspetti legati al triplo regime regolatorio e al rapporto tra regime derogatorio e regime ordinario destano ancora qualche preoccupazione.

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