Amministratori

Il piano del governo: mappatura e gare se non ci sono nuovi spazi

Tavolo a Chigi sui criteri per definire «la scarsità della risorsa naturale»

di Carmine Fotina

Ora più che mai il governo dovrà accelerare la stesura di una nuova mappatura delle spiagge. Sull’onda della sentenza della Corte di giustizia Ue le associazioni dei balneari chiedono che si sblocchi il lavoro impantanato da mesi, perché si sfruttino gli spazi (per quanto esigui) che si materializzano ora sul concetto di «scarsità delle risorse naturali». I rinnovi automatici, in barba alla direttiva Bolkestein, non si possono accordare. A meno che non sia dimostrato che non esiste «scarsità di risorsa», cioè che ci sono spiagge libere da affidare in concessione a nuovi operatori. È solo questo il piccolo varco in cui il governo e la maggioranza possono ora provare a inserirsi per salvare almeno una parte degli attuali concessionari.

Per farlo, però, bisogna aggiornare la vecchia mappatura del Sistema informativo del demanio marittimo. Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, nell’interpretare la sentenza come un successo per la linea della Lega, conferma che sarà il suo dicastero a occuparsene. Anche per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ora si procederà su questa strada. Ma è un dato di fatto che finora si è perso tempo. Proprio l’esecutivo Meloni, con il Dl milleproroghe, ha rinviato di cinque mesi, portandola a fine luglio, la scadenza che era stata fissata dal Ddl concorrenza del governo Draghi per eseguire la ricognizione di tutte le concessioni in essere (non solo quelle demaniali marittime).

Tornando alla Corte di Giustizia Ue, l’opposizione a partire da Pd e M5S mette in risalto come il governo sia stato stoppato sulla linea delle nuove proroghe. C’è da rilevare che nel pronunciarsi ieri sull’applicabilità della Bolkestein la Corte di Giustizia Ue è rimasta molto allineata alla vecchia sentenza Promoimpresa del 2016 ma sul concetto specifico di scarsità delle risorse naturali, come osserva Riccardo Zucconi, deputato di FdI in prima fila su questo tema, fa un passo in più stabilendo che i governi, nel determinarne l’esistenza, possono combinare anche «un approccio generale e astratto, a livello nazionale» a «un approccio caso per caso, basato su un’analisi del territorio costiero del comune in questione». Questa combinazione, secondo gli operatori del settore, e secondo l’ideatore della maxiproroga al 2033 poi bocciata dal Consiglio di Stato, il leghista Gian Marco Centinaio, dà maggiore flessibilità. Perché su base esclusivamente comunale (pensiamo ad esempio alle località della riviera romagnola) è da escludere che si possa parlare di sufficienti spiagge libere per accontentare nuovi concessionari. Sicuramente la sentenza della Corte ha evitato che si arrivasse al consiglio dei ministri convocato alle 19 di ieri con un provvedimento di urgenza, come era stato ventilato da alcune fonti parlamentari alla vigilia. Ci vorrà più tempo per studiare una soluzione che regga il confronto con la Commissione europea. Ieri un portavoce ha escluso che il tema sia stata discusso dal commissario al Mercato interno Thierry Breton con la premier Giorgia Meloni nell’incontro del 13 aprile, ma secondo altre fonti ci sarebbe stato un impegno del governo a trovare una soluzione rapida ottenendo così un posticipo del parere motivato che rappresenterebbe l’avanzamento della procedura di infrazione in corso.

Anche il tavolo tecnico interministeriale da istituire presso Palazzo Chigi, previsto dallo stesso Milleproroghe e mai partito, ora dovrà essere sbloccato. Proprio il tavolo, secondo il Dl, dovrà definire infatti «i criteri tecnici per la determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile», tenuto conto sia del dato complessivo nazionale che di quello disaggregato a livello regionale.

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