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La Lega esulta, per FI è un primo passo. L’altolà dei governatori del Pd

Si del Cdm all’unanimità con applausi. Schlein (Pd):  è sberla di Meloni al Sud

di Emilia Patta

Quando il disegno di legge quadro sull’Autonomia differenziata in applicazione dell’articolo 116 della Costituzione viene approvato all’unanimità in Consiglio dei ministri da parte di tutti i partecipanti scattano gli applausi. Una potenziale mina sulla strada dell’esecutivo e della premier Giorgia Meloni è in effetti disinnescata almeno per un po’, visto che per arrivare all’attuazione dell’Autonomia da parte delle regioni che lo hanno richiesto occorrerà attendere il 2024. Ma a festeggiare sono soprattutto i ministri leghisti e il loro leader, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, oltre ai governatori di Veneto e Lombardia. «Oggi questo Paese sceglie l’assunzione di responsabilità, l’efficienza e la modernità», gioisce subito Luca Zaia. Che subito dopo l’approvazione in Cdm del sospirato Ddl chiama Salvini, così come fa Attilio Fontana, impegnato nella campagna elettorale per la riconferma. Salvini, da parte sua, si lascia andare a parole di grande soddisfazione. E di gratitudine verso gli alleati di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, scettici rispetto a un progetto che potrebbe accentuare il divario tra Nord e Sud del Paese e che non a caso vede contrari non solo i governatori del Pd ma anche quelli del Sud di centrodestra. «Giorgia ha mantenuto la parola», ripete a tutti Salvini. Già, ora la bandierina da piantare in Lombardia, chiamata alle elezioni regionali assieme al Lazio il 12 e 13 febbraio, c’è: l’accordo - sì all’Autonomia da parte della premier e nulla osta alla riforma costituzionale che dovrebbe introdurre il premierato forte da parte del leader leghista - era già stato siglato il 18 gennaio scorso in un vertice a Palazzo Chigi.

Ma basta ascoltare Silvio Berlusconi per capire con quale animo gli alleati della Lega, che hanno il loro bacino elettorale soprattutto al Sud, si accingono al percorso dell’Autonomia: «Con l’approvazione del testo sull’autonomia in Consiglio dei ministri, questo governo passa dalle parole ai fatti. Grazie al decisivo contributo di Forza Italia, non ci saranno cittadini di serie A e di serie B. Anche questo impegno è stato mantenuto», concede il leader storico di Forza Italia. Che però subito aggiunge: «Questo è l’avvio di un percorso che dovrà essere condiviso in Parlamento, dove il testo potrà essere ulteriormente migliorato e che potrà ritenersi concluso soltanto dopo la definizione dei Lep e del loro effettivo finanziamento». Eccoli i possibili ostacoli: i “miglioramenti” da parte del Parlamento e la definizione dei Lep, ossia i livelli essenziali di prestazione da assicurare (si veda l’articolo a fianco) per la definizione dei quali il testo prevede un anno di tempo. Lo stesso Roberto Calderoli, che in serata appare in conferenza stampa sollevato e anche un po’ emozionato, ammette che è solo l’inizio di un percorso: «Ragionevolmente il Parlamento dovrebbe approvare la legge nell’arco di 12-13 mesi, ossia il tempo attribuito alla Cabina di regia per definire i Lep e superare i costi standard. Se entrambi daranno il via alla legge e ai Lep, ed è un auspicio visto che i tempi del Parlamento non possono essere dettati, mi auguro che ad inizio del 2024 inizieremo a esaminare le proposte di autonomia differenziata presentate dalle Regioni». Campa cavallo. Nel frattempo potrà essere in pista la riforma costituzionale per introdurre il presidenzialismo o, più probabilmente il premierato, come ha sottolineato nella stessa conferenza stampa la ministra azzurra per le Riforme Elisabetta Casellati: «C’è la volontà trattandosi di una riforma della Costituzione, di trovare una convergenza anche con le opposizioni. Mi auguro entro giugno di poter presentare un disegno di legge».

I tempi lunghi non tranquillizzano tuttavia le opposizioni, che per una volta sono unite nel definire la legge di Calderoli pericolosa per l’unità del Paese. Dal Pd si levano le voci dei due candidati in pole alla segreteria, il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che pure nella scorsa legislatura aveva presentato una proposta di autonomia per la sua regione («la bozza Calderoli è irricevibile perché spacca il Paese e noi siamo pronti alla mobilitazione: non è stata condivisa con la Conferenza delle Regioni, cosa clamorosa e incredibile») e Elly Schlein («è una legge che divide il Paese, si convochi subito la Stato-Regioni»). Dello stesso tono le reazioni dei due governatori dem forti del Sud, Vincenzo De Luca (Campania) e Michele Emiliano (Puglia). Proteste alle quali Calderoli replica ricordando che l’Autonomia differenziata deriva dalla riforma del Titolo V voluta nel 2001 dal centrosinistra: «Quando c’è una Costituzione si rispetta».

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