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Bonifiche, Gestam resta al palo in Sicilia «In Comune spunta il rischio tsunami»

Il Cts regionale blocca investimento da 14 milioni per depurazioni ambientali

di Nino Amadore

L’ultimo parere è del Comune di Villafranca Tirrena, sulla costa tirrenica della provincia di Messina: nero su bianco, il Comune ha candidamente fatto presente che la valutazione ambientale debba tenere presente il Piano tsunami varato dal consiglio comunale. Vi sarebbe un rischio, è in pratica il ragionamento dell’amministrazione comunale, e dunque un potenziale caos per l’intera zona. Un modo implicito per caldeggiare una bocciatura. Siamo nel cuore dell’area industriale del paese sulla costa tirrenica della provincia di Messina, in quell’area che fu della Pirelli e tornata a nuova vita grazie a una serie di piccole iniziative industriali (in totale una quindicina) che hanno permesso di recuperare i posti di lavoro persi. Tra queste iniziative industriali vi è quella della Gestam che opera da una decina d’anni nel settore dell’economia circolare e in particolare nel trattamento rifiuti e bonifiche ambientali: 4 milioni di fatturato e 25 addetti. Ed è la Gestam che ha protocollato agli atti il ”parere” del Comune andandolo a classificare insieme ad altri pareri negativi in qualche caso appresi solo dalle pagine dei giornali e mai ufficialmente. Uno di questi è la bocciatura di un investimento da 14 milioni con annessa creazione (a regime) di altri 12 posti di lavoro: bocciatura da parte del Cts, Commissione tecnica specialistica dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente nell’ambito di un procedimento di Valutazione di impatto ambientale.

Il progetto presentato dalla Gestam prevedeva la costruzione di un impianto di depurazione di materiali inquinanti e in particolare rifiuti speciali (terreni, ghiaie o arenili sui quali è stato sversato olio o carburante, acque di mare sporche di combustibili, acque di sentina di navi e imbarcazioni, reflui di piazzali industriali non serviti da scarico pubblico e altre sostanze pericolose) che potrebbero essere stoccati, disinquinati e restituiti all’ambiente completamente puliti. «La nuova infrastruttura – spiega Ivo Blandina, presidente di Sicindustria Messina – avrebbe utilizzato le migliori tecniche disponibili, funzionali alla depurazione di materiali dalle matrici inquinanti pericolosi per l’ambiente e per la salute dell’uomo se gettati in mare o occultati nei terreni, innocui se trasportati in sicurezza e trattati adeguatamente in stabilimenti attrezzati».

La bocciatura è arrivata a quattro anni di distanza dall’avvio della procedura e ha completamente spiazzato gli imprenditori: «La nostra idea - spiega Mariano Perroni, 44 anni, amministratore unico della Gestam – era quella di potenziare la nostra attività anche perché ci eravamo accorti che nel nostro bacino di riferimento c’erano grandi potenzialità. Ci eravamo mossi per tempo ma intanto non solo il nostro progetto si è fermato ma in altre aree della Sicilia sono stati autorizzati progetti uguali al nostro e i nostri competitor si sono ovviamente portati avanti».

Quello delle tempistiche è un tema cruciale in questa come in altre vicende. Ma c’è anche il tema delle regole: la Via al progetto della Gestam non è stata rilasciata per vari motivi tra cui per la mancanza di distanza dal centro abitato (si veda anche articolo a fianco in pagina per le motivazioni) . «Distanza che, però, sia il Codice nazionale dell’ambiente sia i Piani di gestione regionali richiedono soltanto per impianti che nascono fuori dalle aree industriali. Ma tant’è» si legge in un comunicato di Sicindustria Messina. Ora anche a distanza di qualche mese dall’ultima bocciatura la Gestam ha deciso di rimodulare il progetto e di andare avanti comunque nell’investimento nonostante avvertano una sorta di astio soprattutto da parte delle forze politiche locali: «Noi avevamo fatto un investimento di tre milioni acquistando altre aree per passare dagli attuali tremila metri quadrati a 15mila metri quadrati – spiega Mariano Perroni –: ho chiesto ora ai nostri progettisti di stralciare una parte delle iniziative previste e di tornare ad avviare la procedura e siamo pronti ad avviare la variante al progetto iniziale». Gli imprenditori, insomma, non sembrano perdersi d’animo ma chiedono “regole d’ingaggio” chiare: «Se si vuole realmente percorrere la strada della sostenibilità e attivare un nuovo modello di sviluppo, serve coerenza, a tutti i livelli e in tutti i passaggi – dice Blandina – . Le tecnologie e gli strumenti normativi per far convergere competitività e tutela del territorio esistono, le capacità di investimento pure. I processi decisionali vanno però adeguati».

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