Urbanistica

Superbonus, la proposta Enel: con il 110% con Isee per tutti 63 miliardi di lavori al costo di 43

Con l’incentivo a 5 anni, una spesa annua per lo Stato di 4 miliardi in 11 anni

di Laura Serafini

Rendere strutturale un incentivo che ha dimostrato di funzionare come il Superbonus del 110% per almeno 5 anni potrebbe avere un costo netto medio per le casse dello Stato di circa 4 miliardi l’anno su un arco di 11 anni (contro 1 miliardo medio all’anno stanziato ora su 14 anni)a fronte di un potenziale di lavori eseguiti per 63 miliardi (presumendo una media di 13 miliardi l’anno come potrebbe chiudersi il 2021).

L’accorgimento per raggiungere questo risultato sarebbe l'adozione di soglie percentuali decrescenti in base a quattro fasce di reddito legate all’Isee, partendo dal 110% fino al 65 per cento, sia per i condomini che per le villette. Questo con l'obiettivo di introdurre uno strumento perequativo e attivare un meccanismo che possa calmierare la corsa dei prezzi, visto che l’utente parteciperebbe in parte alle spese. E al contempo fornire una forma più strutturale a questi incentivi per contribuire a dare il tempo necessario per fare controlli più approfonditi e limitare il rischio di frodi e di riciclaggio, come suggerisce del resto l'esperienza dell'Unità di informazione finanziaria (antiriciclaggio).

È questa la proposta avanzata da Enel, uno dei maggiori operatori attivi sul Superbonus 110, per dare alle imprese del settore una prospettiva di almeno un quinquennio. «Siamo soddisfatti della possibilità di una proroga – dice Andrea Scognamiglio, responsabile globale e-Home Enel X -. Restiamo convinti, però, che sarebbe necessario fare un passo in più: per poter sviluppare un nuovo sistema produttivo, come in passato ad esempio è accaduto per il settore delle rinnovabili, risulta più efficace distribuire i fondi in un periodo temporale più lungo piuttosto che dare tanti soldi subito e poi chiudere i rubinetti. Per pianificare investimenti che diano effetti duraturi le imprese hanno bisogno di visibilità su un arco temporale di medio periodo. In questo caso, per ridurre l'impatto sulla finanza pubblica, si potrebbe pensare di introdurre un meccanismo perequativo che riduca i benefici per i più abbienti e mantenga gli attuali vantaggi per i redditi più bassi».

Il meccanismo ipotizzato prevede di modulare il bonus in base ad alcune soglie Isee: nel caso dei condomini sarebbe l'amministratore a ripartire la quota parte di spesa del condomino in base al reddito. Per dare corpo a quanto proposto, Enel ha elaborato alcune simulazioni per misurare gli effetti che un incentivo prolungato nel tempo potrebbe avere sull'economia e sulle finanze pubbliche. «Abbiamo provato a fare una simulazione con quattro fasce di reddito Isee all'interno delle quali calibrare l'incentivo – spiega il manager -. Per i redditi Isee inferiori ai 6 mila euro potrebbe restare al 110%, per scendere progressivamente fino al 65% per chi ha l'Isee sopra i 30 mila euro.Immaginando di prorogare il finanziamento attuale per sostenere un ritmo di 13 miliardi di lavori l'anno per 5 anni - tenendo conto del maggior fatturato generato, numero di persone al lavoro e l'emersione del nero – l'effetto nei primi 3-4 anni sarebbe un saldo cumulato per lo Stato addirittura positivo. Anni con saldo positivo che potrebbero quasi raddoppiare qualora il recupero del credito fiscale non fosse in 5 anni – come previsto dalla normativa attuale – ma in 10 anni. Dunque, rispetto a un ammontare di 70 miliardi di oneri complessivi per lo Stato (ai 63 miliardi di lavori va aggiunto il 10% aggiuntivo sul 100% da rimborsare), a parità di numero di interventi, le fasce Isee consentirebbero di ridurre l'esborso a 59 miliardi».

Una parte di questa spesa (16 miliardi), poi, sarebbe riassorbita dalle maggiori entrate fiscali e così via «Questo meccanismo serve allo Stato per guadagnare tempo, consentire la crescita del settore in modo tale da rendere possibile generare un maggiore gettito», chiosa Scognamiglio. Per consentire allo Stato di ridurre ancora i circa 43 miliardi in 11 anni che rimarrebbero da rimborsare, si potrebbe attingere sia alla crescita futura ma anche ai proventi dell'emersione dell'economia sommersa, oggi calcolata nell'11,3% del Pil e pari a 203 miliardi. «Basterebbe recuperare annualmente circa il 2% di quest'importo per non gravare sulle casse dello Stato», la butta lì Scognamiglio. La simulazione parte dall'assunto che anche per il prossimo quinquennio verrà mantenuto il trend attuale di lavori pari a circa 70 mila immobili l'anno(elaborazione su report Enea di ottobre 2021). Ma i benefici non finiscono qui: il proseguimento dell'iniziativa per tutto il quinquennio potrebbe generare circa 120 mila posti di lavoro, un incremento annuo di circa l'1% del Pil, una rivalutazione del patrimonio immobiliare di 20 miliardi e una riduzione dei consumi di energia elettrica a regime di circa 8 Terawattora, tra consumi risparmiati con l'efficienza ed energia autoprodotta con i pannelli. «C'è un altro aspetto importante – dice Scognamiglio – Ci sono nuovi mercati che possiamo sviluppare: l'Italia vanta molti produttori di caldaie che offrono soluzioni all'avanguardia, mentre è più indietro sul mercato delle pompe di calore, che sono sistemi fondamentali per la transizione energetica. Se ne venisse incentivata l'istallazione si porterebbero gli imprenditori a investire su questo prodotto e a creare un mercato europeo delle pompe di calore».

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