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Costruzioni, il Gruppo Bonatti pieno di ordini: «Verso 1 miliardo di fatturato»

Il primo semestre dell'anno si è chiuso con 590 milioni di euro di nuove commesse

di Ilaria Visentini

Il primo semestre dell'anno si è chiuso con 590 milioni di euro di nuove commesse e un portafoglio ordini di 1,4 miliardi di euro, centrando il budget e avvicinandosi all'obiettivo dei 700 milioni di euro di fatturato quest'anno per arrivare al miliardo di euro nel 2026: numeri che sono il riflesso della svolta strategica decisa dal gruppo Bonatti dopo la débacle del 2021, tra blocco dei cantieri causa Covid e accelerazione della transizione green che ha messo in croce la filiera industriale dell'oil&gas. Il cambio di rotta deciso lo scorso anno dagli azionisti del general contractor di Parma – la famiglia teatina Di Vincenzo con il gruppo Igefi, quella emiliana dei Ghirelli con Ghirelli Investimenti, e Parmalat-Lactalis – è stata una mezza rivoluzione: è mutata la governance societaria, con un nuovo Cda e un nuovo Ceo, è stata rivista l'organizzazione aziendale (6.500 persone, di cui 700 in Italia su tre business unit) e messo nero su bianco un piano industriale quinquennale 2022-2026 destinato a trasformare il colosso dell'impiantistica oil& gas in un player diversificato nelle energie green e nel power (tra cui decarbonizzazione e aggiornamento centrali), foraggiando gli investimenti con una ricapitalizzazione da 15 milioni di euro sostenuta da Igefi e Parmalat, salite rispettivamente al 47% e al 27,5% delle quote. «Pipeline & plant, il nostro business storico, resta una delle tre gambe della nuova organizzazione, ampliando però lo spetto di attività, spostandoci anche su settori come le condutture per trasportare acqua e il minerario», spiega Andrea Colombo, da un anno esatto alla guida del gruppo, dove è entrato nel 2018 come Chief operating officer, dopo 16 anni in Saipem.

La seconda gamba è rappresentata dalla Business Unit "Energy maintenance and Production services", «partendo dalla nostra esperienza nell'upstream dell'oil&gas affianchiamo anche servizi nel midstream e nel downstream, quindi fuori dal pozzo per i primi trattamenti e manutenzione fino a commesse anche nelle raffinerie, spostandoci quindi sull'energia in generale. La terza gamba – aggiunge il Ceo – sarà la nuova BU "Green system", guardando a tutte quelle attività nelle energie pulite dove ci sia una importante componente impiantistica e qui faremo confluire il know-how decennale della nostra controllata Carlo Gavazzi specializzata in sistemi elettrici, di strumentazione e controllo per la generazione, la trasmissione e la distribuzione di energia, anche rinnovabile«.Dietro al -25% del fatturato 2021 con un crollo ancora più netto delle acquisizioni c'è stata anche la scelta di Bonatti di concentrarsi su grandi commesse in poche aree geografiche, «mentre nei prossimi cinque anni, avendo imparato la lezione e di fronte a uno scenario energetico internazionale sempre più confuso dopo lo scoppio del conflitto ucraino – racconta Colombo – puntiamo a diversificare i settori di attività, a cogliere commesse in modo opportunistico, come è capitato per l'impianto fotovoltaico in Mozambico e a riposizionarci in Italia e in Europa, che fino ai nuovi progetti che ci siamo appena aggiudicati pesava pochi punti percentuali sul fatturato, mentre vogliamo portarla al 20%».

Il riferimento è a due grossi lavori che Bonatti ha acquisito: il primo da Enel in Sicilia, per efficientare la centrale "Ettore Majorana" di Termini Imerese (un appalto da 40 milioni per migliorare la sicurezza e l'approvvigionamento sostenibile di energia elettrica con due nuove turbine a gas); l'altro in Germania, dove la EnBw (Energie Baden-Wuerttemberg AG) ha assegnato a un consorzio tra Bonatti, Sener e General Electric la conversione a gas naturale di due centrali a carbone, di Heilbronn e Altbach, con turbine H2-ready, pronte cioè per passare all'alimentazione a idrogeno dal 2030 (contratto da 200 milioni di euro solo per Bonatti). «Ora contiamo di conquistare il primo impianto a idrogeno verde in Sicilia – conclude il Ceo – sarebbe un bel colpo per rafforzarci in patria. Stanno ripartendo anche nostri mercati storici come il Messico e gioca a nostro favore, con i prezzi del gas in aumento e i nuovi accordi governativi, la nostra presenza forte in Algeria. Sono ottimista, dovremmo tornare già nel 2023 sopra i livelli pre-Covid a 800 milioni di euro ed entro il 2026 a un miliardo di fatturato con un peso della BU pipeline&plant sceso sotto il 50%, dall'attuale 65%. Il tema critico sono le risorse umane: il nostro settore fatica sempre più ad attirare giovani leve».

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