Urbanistica

Superbonus, Buia (Ance): imprese qualificate e prezzari contro l'allarme evasione

La viceministra all'Economia Laura Castelli promette l'impegno dei Cinque Stelle per eliminare il tetto Isee dal 110% per le villette

di Mauro Salerno

Prezzari di riferimento validi per tutti i bonus edilizi e interventi affidati a imprese qualificate. Sono le due proposte avanzate dal presidente dell'Ance Gabriele Buia, in risposta alle preoccupazioni sollevate dal direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini sul rischio di frodi fiscali nell'utilizzo dei crediti. «C'è necessità di fare chiarezza e porre dei paletti precisi - ha detto Buia - perché non vorremmo che questo diventi un boomerang» per il settore. Le richieste di Buia sono quelle «di imporre prezzari di riferimento per tutti i bonus edilizi» così come accade per il Superbonus e soprattutto di affidare gli interventi incentivati a imprese qualificate.

«Negli ultimi mesi - ha sottolineato Buia - sull'onda di questi bonus si sono iscritte alle Camere di commercio circa seimila nuove imprese. Possiamo pensare che queste imprese che nascono e muoiono all'ombra di un cantiere possano preoccuparsi della sicurezza del lavoro o della qualità dell'intervento? Noi diciamo di no», ha aggiunto il presidente. «Per questo - ha concluso - chiediamo alla politica di fare alla svelta. Non possiamo rischiare ancora che il direttore dell'Agenzia delle Entrate esca con degli allarmi così importanti» su queste misure.

L'intervento di Buia è arrivato in chiusura di un convegno organizzato a Roma dall'Ance sulla riforma del catasto, cui ha partecipato anche la viceministra dell'Economia Laura Castelli che ha garantito l'impegno dei Cinque Stelle per l'eliminazione del limite Isee da 25mila euro previsto dalla bozza del Ddl Bilancio come condizione per la proroga del 110% su edifici unifamiliari e indipendenti (le «villette»).

Sul tema catasto, dai costruttori è arrivata la proposta di arricchire i dati presenti nella maschera dei dati degli immobili in vista della riforma che dovrebbe prendere forma entro il 2026. L'analisi dell'Ance è che esistono profili di «iniquità fiscale» nella disciplina attuale che, basando l'imposizione sul valore catastale per l'usato (in genere più basso) e sul valore di mercato per il nuovo (in genere più alto, «premia i fabbricati vecchi e quindi a più alto rischio sismico e alto impatto energetico, ossia che inquinano di più», come ha sottolineato il vicepresidente Marco Dettori. Di qui la proposta di dettagliare la maschera dei dati catastali inserendo informazioni sulla zona sismica, la classe energetica, la classe sismica e la superficie dell'immobile. «In questo modo - ha spiegato il vicepresidente dell'Ance - si potrebbe sapere come è effettivamente composto il patrimonio immobiliare del Paese» e basare il sistema impositivo, «scegliendo se premiare gli immobili performanti e più efficienti», su dati precisi.

L'analisi dell'Ance sottolinea quanto il patrimonio abitativo italiano sia «vecchio e energivoro». Oltre il 70% degli edifici è stato costruito prima del 1981, delle norme antisismiche (1974) e energetiche (1976) e dei relativi decreti attuativi. È noto che il 40% delle emissioni di anidride carbonica sia attribuita agli immobili, mentre «quasi l'80% degli immobili residenziali oggetto di Ape ricade nelle classi più energivore (E,F,G).

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