Fisco e contabilità

Caro-bollette e inflazione, primi aiuti da Regioni e grandi città

Anche le amministrazioni locali si muovono con bonus e incentivi per sostenere famiglie e imprese contro la fiammata dei prezzi

di Dario Aquaro, Ivan Cimmarusti e Bianca Lucia Mazzei

Non solo aiuti statali. Per arginare il caro-bollette e la fiammata dei prezzi dovuta all’inflazione – e alleviare i conti di famiglie e imprese – cominciano a muoversi anche Regioni e grandi città. Con bonus, sconti fiscali, ristori, contributi una tantum, finanziamenti agevolati e incentivi all’efficienza energetica (leggi: fonti rinnovabili) che vanno ad affiancarsi alle agevolazioni nazionali.

La scorsa settimana è entrato in vigore il decreto Aiuti (Dl 50/22, pubblicato in Gazzetta il 17 maggio). Un decreto che da un lato conferma e potenzia alcune misure, come il bonus energia per le famiglie in difficoltà economica, esteso al terzo trimestre 2022, o il tax credit per imprese energivore e no. E dall’altro aggiunge nuovi contributi, come le erogazioni a fondo perduto, calibrate in base al calo dei ricavi, a favore delle piccole e medie imprese danneggiate dal conflitto in Ucraina.

Come il Governo, anche le amministrazioni locali provano a sfruttare tutto lo spettro delle agevolazioni. Dall’indagine del Sole 24 Ore emerge che finora una Regione su due ha già messo in campo qualche misura; ma ci sono anche molte giunte con progetti in partenza o che cercano spazio tra le risorse di bilancio.

Dagli sconti ai ristori

Tra le Regioni intervenute direttamente sui rincari c’è il Friuli Venezia Giulia, che ha previsto uno sconto regionale sul prezzo del carburante alla pompa, che si aggiunge a quello nazionale e va da 22 a 29 centesimi al litro per la benzina (5 centesimi in più per l’ibrido) e da 16 a 20 per il gasolio (varia a seconda della zona e della vicinanza con Austria e Slovenia). Mentre la provincia di Trento ha disposto una serie di ristori dei costi energetici (variabili da 200 a 400 euro) per famiglie con determinati requisiti reddituali. E l’Umbria ha pensato a un prestito non oneroso (fino a 1.200 euro pro capite, da restituire in 36 mesi) per i cittadini che hanno bollette scadute da almeno un mese.

Obiettivo efficienza energetica

Altre amministrazioni hanno invece percorso la strada degli incentivi all’efficienza energetica delle imprese. Accade ad esempio in Lombardia, con i contributi a fondo perduto fino al 50% dei costi di efficientamento sostenuti da imprese artigiane, del commercio, dei servizi e pubblici esercizi (con specifici codici Ateco). Ma anche con il sostegno all’innovazione delle filiere di economia circolare.

Sull’efficienza energetica punta da qualche anno l’Emilia-Romagna, con il Fondo energia che finanzia l’autoproduzione da fonti rinnovabili delle imprese (le domande sono state riaperte anche nel 2022).

A proposito di autoproduzione e autoconsumo di energia pulita, in pista con gli incentivi c’è la Puglia, tra le regioni con la maggior produzione di energia green. E che infatti prevede contributi per realizzare impianti rinnovabili, sia a favore delle Pmi che dei cittadini: per le imprese ci sono aiuti pari al 45% (piccole) e 35% (medie) del valore degli investimenti realizzati, entro certi limiti di spesa (rispettivamente 2 e 4 milioni); per le famiglie ci sono invece aiuti fino a 6mila euro per ogni installazione di fotovoltaico, solare termico o micro-eolico (8.500 per i condomini). Contributi al fotovoltaico – fino al 40% della spesa massima di 1,4 milioni – sono disposti anche dalla provincia di Trento, per le imprese del territorio.

La crisi di famiglie e imprese

Oltre ai problemi relativi ad approvvigionamenti e costi dell’energia, restano però da contrastare anche quelli più generali legati al caro-vita delle famiglie e alle difficoltà economiche incontrate da molte attività produttive. Motivo per cui, ad esempio, il Lazio stabilisce una detrazione da 248 a 268 euro all’addizionale regionale Irpef per chi ha un reddito imponibile fra 35 e 40mila euro. La Calabria contempla finanziamenti a tasso agevolato per le Pmi in situazione critica. E il Friuli Venezia Giulia abbatte fino all’80% l’importo delle commissioni delle garanzie per l’accesso al credito bancario da parte delle aziende penalizzate dalla crisi della domanda, delle supply chain e dei flussi commerciali.

I Comuni puntano ad alleggerire le tasse, ma il caro bollette ha comunque un peso non irrilevante anche sulle finanze locali. Bologna ha deciso di azzerare il pagamento della Tari 2022 per associazioni o istituzioni culturali e sportive, circoli, palestre e impianti sportivi e associazioni di volontariato o di promozione sociale. E di tagliare del 40%, da aprile a giugno, il canone per l’occupazione di suolo dei pubblici esercizi.

Le tariffe della Tari sono state ridotte anche a Milano che ha deciso un decremento medio rispetto al 2021 del 4% per le utenze domestiche e del 3,5% per quelle non domestiche. A Roma il Comune sta valutando possibili interventi.

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