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Cloud a quattro livelli per blindare entro il 2025 i dati del 75% delle Pa

Solo per i dati meno critici ci sarà una quinta opzione e le Pa potranno ricorrere anche a fornitori non qualificati

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di Carmine Fotina

Ci saranno quattro modelli di cloud per ospitare i dati più sensibili delle Pubbliche amministrazioni affidati al Polo strategico nazionale (Psn) o comunque a fornitori qualificati. Soltanto per i dati meno critici ci sarà una quinta opzione e le Pa potranno ricorrere anche a fornitori non qualificati con server che (solo in questo caso) potranno essere collocati anche fuori dall’Unione europea.

Per ognuno di questi quattro modelli, il piano del governo prevede differenti livelli di sicurezza a presidio dell’autonomia dei dati nazionali a loro volta classificati in tre gruppi (ordinari, critici e strategici). I quattro livelli, con rispettivi gradi di criptografia e in un caso con un sistema obbligatorio di licenze, dovrebbero rappresentare una risposta italiana, probabilmente però solo parziale, al rischio di accesso ai dati da parte di governi di paesi terzi ad esempio attraverso l’applicazione del Cloud Act americano. Entro il 2025 i dati del 75% delle Pa dovranno essere migrati in cloud o nel Psn o con fornitori qualificati.

È questo lo schema della Strategia per il cloud presentata ieri dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, con il sottosegretario di Palazzo Chigi delegato alla sicurezza, Franco Gabrielli, il direttore generale dell’Agenzia per la cybersecurity, Roberto Baldoni, e il chief technology officer del Dipartimento per la Trasformazione digitale, Paolo De Rosa.

La procedura

Colao ha confermato che per il Polo, progetto finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il governo ha scelto la strada del partenariato pubblico privato. Si attende a questo punto la proposta di quello che sarà il soggetto promotore. Trascorreranno tre mesi per valutarne fattibilità e interesse pubblico e solo dopo, sulla base di questo progetto, sarà avviata una vera gara, con bando da pubblicare alla fine del 2021 e aggiudicazione nel 2022 quando dovrebbe essere completato il Psn. Va ricordato che con un partenariato pubblico privato il soggetto promotore gode di una sorta di diritto di prelazione previo adeguamento alle condizioni progettuali della migliore offerta. Colao ha in sostanza motivato la scelta del Ppp, preferito a una gara pubblica tradizionale su cui puntavano invece alcuni provider del settore, con la necessità di “co-progettare” con i privati fin dalle fondamenta un sistema estremamente complesso e ad alto rischio strategico per la sovranità dei dati.

Per quanto riguarda i partecipanti, è ormai stato dichiarato dalle aziende interessate che ci sarà una proposta Tim (con Google)-Cdp-Leonardo-Sogei. Sulla carta potrebbe non essere l’unica ad arrivare nei prossimi giorni né si escludono aggregazioni. Si registra anche l’interesse di Aruba in tandem con Almaviva. C’è sempre in campo Amazon Web Services sebbene il potenziale partner inizialmente individuato, Fincantieri, ha deciso di non andare fino in fondo in considerazione della formazione della cordata capeggiata da Cdp, da cui è controllato. C’è anche l’interesse di Fastweb con il Poligrafico sello Stato, ma anche in questo caso non sembra certo l’impegno di una controllata del Mef in contrapposizione ad altri soggetti che fanno comunque capo direttamente o indirettamente al Tesoro. Ha dichiarato interesse al progetto anche il Consorzio Italia Cloud che include 6 società italiane (Seeweb, ETH, Netalia, Infordata, Sourcesense, Babyloncloud).

Il Polo nazionale sarà articolato in almeno 4 data center distribuiti in due regioni. Per quanto riguarda la coradata che lo gestirà, Colao non si è sbilanciato sulla maggioranza in capo a uno o più soggetti pubblici. Il ministro ha parlato di «una certa preferenza nel mantenere un controllo da parte dello Stato, da intendersi in una forma flessibile, mantenere cioè la capacità di dirigere questa entità». Un controllo, dunque, da intendersi soprattutto in termini di governance blindata.

Le risorse

Il Pnrr assegna al progetto del Polo strategico nazionale, che riguarderà in modo particolare le Pa centrali e alcune Pa locali in situazioni di maggiore criticità, 900 milioni. Un ulteriore miliardo è invece destinato alle altre Pa locali. Non sono ancora state chiarite nel dettaglio le modalità con le quali queste risorse saranno assegnate agli aggiudicatari. Colao ha confermato quanto delineato proprio dal Pnrr, cioè che si adotterà un meccanismo di voucher a favore direttamente degli enti che dovranno gestire la migrazione. Il Pnrr fa in realtà riferimento anche alla necessità di versare un canone annuo ai soggetti che, probabilmente sotto forma di una newco, si uniranno per gestire l’infrastruttura.

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