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Contratti, al via i rinnovi nei ministeri - Brunetta: aumenti in busta paga entro l'anno

Serve l'intesa in primavera per portare gli aumenti in busta paga nel 2021

di Gianni Trovati

La stagione dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego entra nel vivo. Con l’intenzione di accelerare. Almeno alla Funzione pubblica, dove si tengono le fila del dossier.

Ieri il ministro della Pa Renato Brunetta ha firmato l’atto di indirizzo che avvia le trattative per le «Funzioni centrali». Come da tradizione, il comparto che riunisce ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici nazionali (224.738 dipendenti secondo l’atto di indirizzo) apre le danze. E detta la linea per molti temi comuni destinati a tornare anche negli altri settori della Pa: fra questi c’è la «semplificazione delle procedure» su relazioni sindacali, fondi integrativi e progressioni economiche, la ridefinizione dello Smart Working che «non può costituire un diritto soggettivo» del dipendente ma una leva dell’amministrazione per «consentire miglioramenti dei livelli di efficacia ed efficienza dei servizi», il diritto alla formazione e l’aggancio alla revisione dell’ordinamento professionale.

La prima riunione all’Aran è attesa la prossima settimana. Perché l’obiettivo è di tagliare i tempi per i rinnovi. Il calendario ipotizzato a Palazzo Vidoni punta all’accordo fra Aran e sindacati in primavera, per coprire entro l’anno il complesso percorso delle verifiche e non finire fuori dal triennio di riferimento (il 2019/21; i contratti 2016/18 furono rinnovati in larga parte nel 2018). «Mi auguro che lo sblocco delle trattative consenta la conclusione dei contratti nei comparti e l’arrivo degli aumenti in busta paga entro la fine dell’anno, per chiudere poi i contratti della dirigenza nei primi mesi del 2022», rilancia Brunetta. Prospettando un calendario più ambizioso di quello disegnato dal Def esaminato dal governo venerdì, in cui i calcoli sulla spesa sono basati sull’ipotesi di un rinnovo nel 2022 per i dipendenti e l’anno successivo per i dirigenti (NT+ Enti locali & edilizia di ieri).

I ritmi da tenere per portare i 6,7 miliardi a disposizione dei contratti già nei cedolini di quest’anno sono serrati. Ma la spinta di Brunetta incontra interessi convergenti da parte dei sindacati, perché l’esigenza di cominciare a tradurre in pratica il Patto di Palazzo Chigi si incrocia con i rinnovi delle Rsu. In scia alle Funzioni centrali dovrebbe andare la sanità: qui l’urgenza è data dalla volontà di riconoscere l’impegno del settore nell’emergenza, e sul piano più pratico è accresciuta dal fatto che il rinnovo serve a distribuire i 335 milioni destinati all’«indennità di specificità infermieristica» (comma 409 della legge 178/2020). Più complicato il quadro della dirigenza, che deve sciogliere le incognite sulla geografia delle aree dopo che l’accordo quadro ha concesso tre mesi in più per decidere sulla collocazione dei dirigenti professionali, tecnici e amministrativi della sanità. La questione, però, potrebbe tornare sui tavoli Aran già dalle prossime settimane.

L’atto di indirizzo fissa le cifre mosse dal nuovo contratto: nelle Funzioni centrali si tratta di 432,17 milioni, che producono un aumento medio mensile intorno ai 94 euro a cui si aggiunge la stabilizzzazione dell’elemento perequativo, cioè del tassello aggiunto allo stipendio delle fasce più basse per compensare le perdite parziali nel bonus 80 euro e ora destinato a entrare nella parte fondamentale della busta paga. In termini percentuali, l’aumento è del 3,78%, e sale al 4,07% contando la stabilizzazione dell’elemento perequativo. L’indice dei prezzi (Ipca) del periodo coperto dal rinnovo contrattuale segna invece +1,8%.

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