Fisco e contabilità

Corsa per il fondo «salva-bilanci» dei Comuni

La sentenza 80 della Consulta taglia i tempi del ripiano di un deficit da 2,5 miliardi

di Gianni Trovati

Sul quadro finanziario delle misure per i Comuni costruito dal governo in vista del «sostegni-bis» è piombata la sentenza 80/2021 con cui giovedì scorso la Corte costituzionale ha giudicato illegittime le regole sul ripiano lungo dei deficit extra prodotti dalla gestione del fondo sulle vecchie anticipazioni sblocca-debiti. Argomento molto tecnico. Ma facile da leggere nelle sue conseguenze pratiche. Traducibili in poche, significative cifre.

La Corte (NT+ Enti locali & edilizia di venerdì) ha detto l’ennesimo «no» alle regole che permettevano un ripiano trentennale. Di conseguenza i termini per coprire il disavanzo si accorciano drasticamente, in un orizzonte “ordinario” che non dovrebbe superare i tre anni o la durata del mandato. La spesa per la copertura annua, quindi, si gonfia.

Secondo le prime stime circolate fra i tecnici dei conti locali, lo sbilancio rischia di superare i 2,5 miliardi di euro. Concentrati, per di più, in circa 800 Comuni che dal 2013 hanno chiesto le quote maggiori di anticipazioni per pagare le fatture ai fornitori, e che quindi non hanno bilanci particolarmente floridi. In molti casi, con lo stop al tranquillo ripiano trentennale il rischio di dissesto diventa concreto. Fra loro, e qui il problema si fa politico, ci sono grandi centri come Torino, dove la sindaca M5S Chiara Appendino è agli ultimi mesi a Palazzo di Città (non si ricandiderà) e dove la questione può arrivare a valere oltre 350 milioni. E Napoli, dove torna ad aleggiare lo spettro del default scacciato a più riprese in questi anni cadenzati da norme «salva-Napoli».

Quella che il governo ha cominciato affannosamente a costruire è più in generale una norma «salva-conti», che poggia per ora su un’unica certezza. Servono soldi. E servono in fretta, perché la sentenza impone di ripensare i bilanci, da chiudere entro il 31 maggio, con il mese in più appena concesso dal decreto proroghe.

Sull’impianto tecnico per impiegarli la discussione è invece aperta. E complicata. Anche perché la bocciatura costituzionale ha colpito una norma introdotta lo scorso anno per sostituire un’altra regola cancellata dalla Consulta (sentenza 4/2020). Proseguire il confronto con un altro intervento scivoloso sul piano costituzionale non sarebbe il massimo. Il decreto potrebbe allora limitarsi a costituire un fondo, da far funzionare nelle prossime settimane con le regole attuative. Anche fissando un orizzonte temporale, limitato ma gestibile, su cui distribuire l’intervento.

Dalle decisioni sulla «salva-conti» dipende l’assetto definitivo del capitolo enti locali nel sostegni-bis. Che al momento contempla un altro tentativo da 2 miliardi di anticipazioni di liquidità sblocca-debiti, messo a rischio anche dalle incognite sulla gestione di questi prestiti. Sul tavolo c’è poi un rifinanziamento, per ora non cifrato, del fondo per gli enti in predissesto, che potrebbe tornare utile alla nuova bisogna. In arrivo ci sono 500 milioni per la replica della «solidarietà alimentare», estesa a bollette e affitti oltre che alla spesa delle famiglie più povere come anticipato su NT+ Enti locali & edilizia del 21 aprile. Per gli sconti Tari alle attività limitate dalle norme anti-contagio i milioni sono 600. E un nuovo “ristoro” è previsto per l’imposta di soggiorno. I 165 milioni per lo stop al canone unico sul suolo pubblico fino al 31 dicembre e i 216 per la cancellazione Imu alle imprese destinatarie dei contributi a fondo perduto dovrebbero arrivare invece con gli emendamenti al «sostegni 1».

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